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Effetto Creval sui bancari: chi è più a rischio ora?

A Piazza Affari non si allentano in alcun modo le tensioni sul settore bancario che anche oggi sta vivendo una seduta all'insegna delle vendite, particolarmente copiose per alcuni temi del comparto. Il più penalizzato di tutti è Banco BPM che lascia sul parterre il 7,53%, ma la situazione non è tanto migliore per Bper Banca che accusa un ribasso del 6,24%, seguito da Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) che contiene le perdite al 4,07%.

In flessione di circa mezzo punto percentuale Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) e Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) , quest'ultimo supportato in parte dalla buona trimestrale diffusa ieri, mentre si difende ancora meglio Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) che al momento mostra un frazionale calo dello 0,18%, dopo aver tentato a più riprese di spingersi in avanti.

Creval ko dopo nuovo piano industriale

Ad alimentare le tensioni sul comparto è senza dubbio l'effetto Creval che dopo aver chiuso la sessione di ieri con un affondo di oltre il 13%, quest'oggi procede a singhiozzi, con continue sospensioni per eccesso di ribasso. Negli ultimi minuti il titolo viene scambiato a 1,858 euro, con una perdita del 26,74% e oltre 9 milioni di azioni transitate sul mercato fino ad ora, quasi 10 volte la media giornaliera degli ultimi tre mesi.

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Creval è finito a gambe all'aria dopo aver presentato ieri un piano industriale che, facendo leva su un aumento di capitale da 700 milioni di euro, più del doppio dell'attuale capitalizzazione della banca, realizza un dersiking molto aggressivo ed accelerato.

Infatti e? prevista una riduzione tramite cessione dell’NPE ratio gia? al 2018 da 21% al 10%, con Common Equity Tier all'11% (pre IRB). Il piano contempla inoltre un aumento del coverage dei non performing loan al 2018 al 74% dal 62%, e al 45% dal 37% per gli UTP, ossia gli unlikely to pay.

Necessario accelerare il derisking: tre le banche sotto la lente

Ci si chiede a questo punto cosa debbano fare le altre banche per raggiungere gli stessi obiettivi, considerati come benchmark.
Gli analisti di Equita SIM affermano che i target di Creval confermano la pressione del regolatore per accelerare il derisking dei player maggiormente esposti agli NPE.

Gli esperti segnalano che in un’intervista a Milano Finanza la presidente dell’SSM, Daniele Nouy, ha confermato un approccio abbastanza severo sul tema, ricordando che in Italia Unicredit, che ha circa 10% di NPE ratio, ha realizzato un aggressivo piano di derisking, mentre Intesa Sanpaolo e? risultata la migliore negli stress test. Per contro altri protagonisti del settore bancario dovranno affrontare il tema delle esposizioni non performanti in modo piu? sostanziale e in un orizzonte temporale ragionevole.

La sensazione degli analisti di Equita SIM e? che, nel breve termine, sia necessario ridurre l’NPE ratio al 10%, con un target di medio/lungo periodo ancora inferiore, pari al 5%, per agevolare la creazione del meccanismo comunitario di garanzia dei depositi e consentire la realizzazione dell’unione bancaria.

Equita non esclude nuovi aumenti di capitale

Risulta confermata l'intuizione degli analisti in base a cui alcune istituti di credito come Ubi banca e Banca Popolare di Sondrio, che hanno un NPE ratio di circa il 15% devono accelerare le cessioni, mentre quelli con ratio superiore al 20% come Bper Banca, Banco BPM e Banca Carige (Dusseldorf: -BJ51.DU - notizie) , devono rivedere le proprie strategie di derisking in modo piu? strutturale, senza escludere a priori piani di rafforzamento patrimoniale, ossia nuovi aumenti di capitale.

Mediobanca meno allarmata su Bper: non è il Creval

Frenano un po' gli analisti di Mediobanca Securities almeno su Bper Banca che a loro dire non è il Creval, visto che il gruppo potrebbe essere in grado di raggiungere alcuni target, senza dover ricorrere necessariamente ad un aumento di capitale.
L'idea degli esperti è che Bper Banca dovrebbe essere in grado di soddisfare il ratio Npe lordo/prestiti lordi del 9,6% fissato da Creval nel suo piano industriale, mantenendo un Common Equity Tier 1 superiore al 12%.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) caso di Bper Banca quindi il de-risking potrebbe essere realizzato senza nuove ricapitalizzazioni, ma l'istituto di credito avrà bisogno di rafforzare la copertura sui crediti deteriorati, smobilizzando non performing loans per 6,65 miliardi di euro, in modo da colmare il gap tra l'attuale Npe ratio del 21% e quello lordo del 9,6% fissato come target da Creval.

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