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"Efficacia di Pfizer in calo dopo 6 mesi". Le ipotesi dei virologi, il Ministero valuta

- (Photo: Marcos del Mazo via LightRocket via Getty Images)
- (Photo: Marcos del Mazo via LightRocket via Getty Images)

L’efficacia del vaccino Pfizer nel prevenire il contagio da Covid diminuisce con il tempo e, a sei mesi dal richiamo, scende dal 96% all’83,7%. Mentre la protezione da decorso severo della malattia resta alta, attestandosi al 97%. Lo dicono i risultati di uno studio, pubblicato online e non ancora sottoposto a revisione paritaria, che riapre il dibattito sulla necessità di una terza dose. Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, sarebbe sul tavolo del ministero della Salute l’ipotesi di un piano che preveda un booster per alcune categorie: fragili, immunodepressi e operatori sanitari che hanno ricevuto le prime dosi a partire dal 27 dicembre 2020 con il ‘V-Day’.

A parlare di richiamo aggiuntivo giunge anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che all’Ansa afferma: “Ho scritto più volte alla Direzione generale della prevenzione del Ministero della salute, sollecitando un provvedimento che preveda la terza dose per coloro che hanno problemi immunologici e coloro che presentano gravi fragilità. Ho inoltre sollecitato affinché venga predisposto un atto analogo per tutti coloro che hanno fatto il vaccino ad inizio della campagna vaccinale, come ad esempio gli operatori sanitari”.

Sulla terza dose si era espresso anche Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, rispondendo alle domande durante la conferenza stampa del 9 luglio sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di Regia. “Probabilmente un ulteriore richiamo vaccinale sarà nelle cose, anche se non sappiamo ancora quando, come e per chi”, aveva evidenziato.

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Un appello alla terza dose giunge dalle residenze sanitarie assistenziali. “La Regione Puglia solleciti il commissario Figliuolo sugli ulteriori richiami dei vaccini per gli ospiti e il personale di Rsa e centri diurni”, sollecita in una nota Antonio Perruggini, presidente di Welfare a Levante, associazione alla quale aderiscono oltre cento strutture pugliesi del settore. “Occorre stabilire già da ora la programmazione delle terze dosi - afferma Perruggini - affinché si eviti l’affanno organizzativo vissuto all’inizio dell’anno e si consenta quindi la continuità di sicurezza per anziani non autosufficienti, disabili e dipendenti delle strutture, che svolgono un servizio fondamentale anche di protezione per la tenuta dell’intero sistema di assistenza”.

Opinione sul booster viene espressa dalla comunità scientifica. “Verosimilmente ci sarà bisogno di una terza dose di vaccino per le persone che assumono farmaci immunosoppressivi, per i trapiantati e per persone con patologie particolari (come malattie autoimmuni o patologie infiammatorie croniche) in cui la risposta al vaccino può essere ridotta” ma “se vaccineremo almeno l′80-85 per cento della popolazione, possiamo pensare di ritornare a una quasi normalità”. Queste le parole di Francesco Le Foche, immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, in un’intervista al Corriere della Sera.

Condividendo i dati della protezione a 6 mesi del vaccino Pfizer, il virologo Roberto Burioni scrive su Facebook: “La protezione contro la malattia sintomatica rimane molto alta anche se sta lievemente scendendo nel tempo (96% a 2 mesi, 90 a 4 mesi, 84% a 6 mesi) però è ancora troppo presto per stabilire la necessità di un richiamo (che non sarebbe una tragedia, lo facciamo per tanti altri vaccini, lo faremo anche per questo)”. “Il dato veramente positivo, da festeggiare, è che l’efficacia contro la malattia grave è inchiodata e ferma al 97% anche dopo 6 mesi. Questo ci permette di considerare con tranquillità e senza urgenza se fare o meno un richiamo”, conclude il professore di Virologia all’Università San Raffaele.

“Per la stragrande maggioranza delle persone ad oggi non è prevista la terza dose, potrebbe essere necessaria solo in caso di calo della memoria immunologica o in presenza di una variante da cui non dovesse coprire il vaccino”, ha detto invece Sergio Abrignani, docente di Immunologia all’Università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts). Intervenendo durante la trasmissione Agorà Estate su Rai3, lo scienziato ha aggiunto che l’ulteriore richiamo potrebbe riguardare “solo soggetti fragili o immunodepressi, persone che hanno gravi problemi di salute e che hanno risposto relativamente male alle due dosi di vaccino. Una terza dose potrebbe aiutare a migliorare la risposta immunitaria, come dimostrato nel caso di altri vaccini. Questa è una possibilità che si sta valutando in tutto il mondo”.

Il dibattito sul booster, infatti, non riguarda solo l’Italia. La Food and Drug Administration americana frena, dichiarando che “in questo momento gli americani completamente vaccinati non hanno bisogno di una dose di richiamo” e sottolineando che non spetta alle singole aziende decidere se e quando il richiamo sarà necessario. L’Agenzia europea dei medicinali (EMA) fa sapere che ”è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di immunizzazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini”.

Altri Paesi sono invece passati all’azione. In Israele, la Commissione di esperti del Ministero della Salute ha approvato l’inoculazione di una terza dose di vaccino anti-Covid per gli anziani. Secondo il giornale Times of Israel, la decisione è stata approvata a maggioranza assoluta ma in mancanza di un accordo sull’età di partenza (60 o 70 anni). Secondo la stessa testata, la Commissione presenterà questa mattina il suo rapporto al premier Naftali Bennett che dovrebbe successivamente annunciare il suo appoggio all’iniziativa. Bennett approverebbe l’adozione della misura per gli ultrasessantenni.

La Turchia ha già iniziato a somministrare una terza dose di Sinovac (o Pfizer) ad alcuni soggetti, mentre per combattere la variante Delta Indonesia e Thailandia hanno concordato di somministrare un booster di Moderna e Pfizer agli immunizzati con CoronaVac.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.