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Egitto, processo a Patrick Zaki aggiornato al 7 dicembre

È durata solo due minuti l'udienza di oggi del processo a Patrick Zaki. L'avvocato dello studente, Hoda Nasrallah, ha chiesto il rinvio per poter analizzare alcuni documenti.

La ripresa del processo era attesa più a livello internazionale che interno, Patrick in carcere da quasi 20 mesi avrebbe dovuto rispondere di reati minori, classificati in Egitto come reati d'emergenza, davanti alla Corte della Sicurezza dello Stato di Mansura, sua città natale.

L'udienza lampo di oggi

Al Tribunale di Mansura è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte dopo meno di cinque minuti dopo, come ha potuto constatare l'inviato dell'ANSA sul posto.

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Qualche minuto dopo l'ingresso di Patrick nella gabbia degli imputati, prima ancora che la sua udienza iniziasse, la sessione è stata interrotta e Patrick ha parlato con due avvocati e bevuto un po' d'acqua. Padre e sorella erano seduti a un paio di metri da lui. (Fuori dalla cellette degli imputati).

In aula sono stati ammessi anche una quindicina di attivisti e amici di Patrick. A un'attivista Eipr sono stati controllati i documenti. I giornalisti hanno provato più volte a parlare con Patrick, ma sono stati fatti allontanare con moniti verbali. Lo studente era vestito tutto di bianco, il colore degli imputati nei processi egiziani. Aveva barba e codino.

Il rinvio del processo è stato deciso affinché la difesa possa ottenere copia ufficiale degli atti, fare le proprie memorie e rappresentare Patrick nel migliore dei modi con una forte memoria": lo ha confermato la sua principale legale, Hoda Nasrallah. Finora "ci hanno presentato gli atti senza fornircene una copia o fotocopia ufficiale", ha aggiunto parlando davanti al Palazzo di Giustizia. "Abbiamo alcuni punti in mente ma per fare le memorie è necessario avere i documenti in mano in modo da poterli utilizzare in ogni punto, e finora questo non è stato possibile", ha detto ancora la legale.

Le accuse contro Zaki

Stando agli analisti che seguono il caso Zaki, si desume che l'accusa a suo carico - su cui si sarebbe dovuto dibattere oggi - si basi sulla pubblicazione di tre articoli giornalistici e sia si"diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese". Un reato sanzionato con un massimo di cinque anni di carcere.

La corte può emettere una sentenza inappellabile in qualsiasi udienza. Stando alla difesa di Zaki, restano in piedi le accuse di "minare la sicurezza nazionale" e di istigare alla protesta, "al rovesciamento del regime", "all'uso della violenza e al crimine terroristico".

Le ipotesi di reato sono basate su alcuni post su Facebook di controversa attribuzione.

Si tratta di crimini che gli fanno rischiare 25 anni di carcere o addirittura l'ergastolo, secondo Amnesty International che ha sentito alcune fonti giudiziarie egiziane. Finora alle udienze era presente un diplomatico italiano, per monitorare l'andamento del processo.

Il ministro del Petrolio egiziano sulla giustizia del suo Paese

È una questione che viene trattata in questo momento in tribunale dalle autorità giudiziarie e come ministro non posso rilasciare commenti. Le nostre istituzioni sono indipendenti. Spero che vada a finire

bene". Così Tarek El Molla, ministro del Petrolio e delle risorse minerarie dell'Egitto a proposito del caso di Patrick George Zaki, intervistato dal TgR Emilia-Romagna a margine di Omc-Offshore Mediterranean Conference and Exhibition, il salone dell'energia al via oggi a Ravenna.

Sul palco di Omc, nei saluti iniziali, è stato il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, a portare il caso Zaki all'attenzione della platea.

"Come campus dell'Università di Bologna speriamo che Patrick Zaki possa tornare presto ai suoi

studi. Sviluppo economico e tutela dei diritti umani sono per noi inscindibili", ha detto il sindaco che nella foto di rito dell'evento ha rifiutato il posto accanto al ministro egiziano.