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Anche El Pais accusa l'Italia: nuovo malato d'Europa

Quella che si sta verificando in Europa sembra a tutti gli effetti una guerra tra poveri, o comunque tra aspiranti tali visto che ad accusarci di essere il prossimo focolaio d'infezione, questa volta, è la Spagna.

L'accusa

Per la precisione El Pais.

Dalle colonne della testata iberica, infatti arriva la dichiarazione secondo cui l'Italia sta diventando la nuova malata d'Europa a causa di un mix esplosivo di crescita stagnante e aumento del debito pubblico. In realtà si tratterebbe di una verità scottante e incontrovertibile, almeno da un punto di vista numerico dal momento che gli ultimi dati del prodotto interno lordo del Bel Paese resi noti venerdì scorso ha gelato non solo le previsioni di un governo come quello di Renzi notoriamente, quanto immotivatamente, ottimista, ma anche le più deboli speranze di chi guardava a una crescita degna di un prefisso telefonico. Ebbene alla vigilia di Ferragosto è arrivata al doccia fredda dell'Istat che parla di una stima preliminare del PIL che nei mesi aprile-giugno è arrivata… a 0%, complice il crollo della domanda interna e salvata solo dall'export.

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Pil: tutto fermo

Nemmeno un miglioramento dal già di per sé basso 0,3% del primo trimestre, in effetti un livello facile da battere, ma evidentemente non per l'economia nazionale. Infatti in occasione della pubblicazione di questi dati il viceministro dell'Economia Enrico Morando ha sottolineato come sia necessaria, per la fine di settembre, una nota di aggiornamento del Def dal momento che, come da lui dichiarato, “appare difficile conseguire l’obiettivo di crescita fissato per il 2016, cioè l’1,2%. A questo si aggiunga, come ulteriore conferma della tesi di El Pais, anche la questione del debito pubblico con dati che, questa volta, sono stati pubblicati da Banca d'Italia il 12 agosto e che vedono per giugno un nuovo, ennesimo, record storico pari a 2,25mila miliardi di euro, in rialzo di ben 7 miliardi rispetto a 30 giorni prima. Ma mentre questi sembrano essere ormai viste come debolezze croniche e strutturali (lo stesso Ministero del Tesoro continua a confermare la presenza di un'abbondante liquidità a copertura del debito), secondo le analisi dell'Oxford Economics, ben più preoccupante sarebbero, nell'immediato, la crisi bancaria e quella politica, anche perché in questo caso il fattore contagio sarebbe ben più alto. La testata spagnola sposa appieno l'analisi dell'Istituto e conferma che, essendo Roma una colonna portante dell'economia europea, la zavorra di un rallentamento economico peggiorata dall'incertezza politica dettata dal prossimo referendum sulle riforme costituzionali e dalla pesantezza del settore del credito, si abbatterebbe sull'intero Continente, rendendolo incapace di una eventuale ripresa nonostante gli sforzi fatti dalla Bce e dal suo piano di stimolo economico, peraltro recentemente incrementato.

Non solo El Pais, anche il Financial Times

Un Continente, quello europeo, che deve anche fare i conti con un rallentamento delle fusioni a loro volta dettato dall'incertezza della Brexit, cioè dal processo (lento) che vedrà Londra separarsi dal resto dell'Unione; numeri alla mano, le fusioni, trend che guidava i mercati, pur restando numericamente alte, ovvero 3.222 in Europa con una diminuzione solo del 2%, il valore delle operazioni in sé è sceso del 18% secondo i dati di Mergermarket che evidenzia come la pausa riguardi soprattutto le fusioni transnazionali. Poco più di un mese e mezzo fa era stato il Financial Times a condannare l'Italia e per prima la sua politica, vista come fallimentare nel suo tentativo riformista, inizialmente elogiato; stando a quanto pubblicato dalla testata inglese, dopo la Brexit, visto come il mattone tolto dalle fondamenta di un edificio, a cadere per prima sarà proprio l'Italia, già osservata speciale, e per di più a causa degli stessi motivi individuati da El Pais, cioè le banche in piena crisi da sofferenze, il debito pubblico in perenne aumento, le difficoltà innumerevoli sul fronte del welfare e soprattutto la prossima, possibile, incertezza politica in arrivo ad ottobre con il referendum per la riforma costituzionale.

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