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Embargo petrolifero, Landsbergis: "Ue tenuta in ostaggio dall'Ungheria"

Embargo petrolifero, Landsbergis: "Ue tenuta in ostaggio dall'Ungheria"

Nonostante non fosse in agenda, la proposta di Bruxelles di un embargo sul petrolio russo ha tenuto banco nella riunione dei ministri degli Affari esteri della Ue in programma questo lunedì.  La proposta di eliminare gradualmente il petrolio russo in tutto il blocco è stata presentata 12 giorni fa dal capo della Commissione Ursula von der Leyen. Ma a differenza dei cinque precedenti pacchetti di sanzioni, approvati rapidamente dai 27 membri Ue, i negoziati sono in fase di stallo e non sembra esserci alcuna soluzione in vista.

Quattro Stati membri particolarmente dipendenti dai combustibili fossili russi - Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia - chiedono alla Commissione europea di poter continuare a importare il petrolio russa oltre il dicembre 2024, una deroga significativa rispetto al resto del blocco. L'Ungheria è considerata il principale ostacolo. Il primo ministro Viktor Orban che ha descritto il divieto del petrolio come una "bomba atomica" per l'economia del suo Paese.

"Non possiamo essere tenuti in ostaggio"

Parlando lunedì al Consiglio dei ministri degli Esteri a Bruxelles il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, ha sostenuto che "l'intera Unione è tenuta in ostaggio da uno Stato membro che non può aiutarci a trovare un consenso".

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"Dobbiamo trovare un accordo, non possiamo essere tenuti in ostaggio - ha detto Landsbergis -. La Commissione ha offerto alcune soluzioni che noi consideriamo troppo deboli. Si parla di un divieto di utilizzo del petrolio che sarebbe realizzato, con l'eliminazione graduale, entro il 31 dicembre 2024. Si tratta di un orizzonte temporale molto ampio. Credo che tutti si aspettassero che questo fosse sufficiente e non riesco a spiegarmi perché non lo sia".

"Una delle soluzioni - ha aggiunto Landsbergis - potrebbe essere quella di aiutare l'Ucraina a sganciarsi dal petrolio e dal gas russo, visto che lo Stato membro che non ci aiuta a trovare un consenso dipende dal petrolio e dal gas che passa attraverso l'Ucraina. Se il traffico venisse interrotto dall'Ucraina, la questione delle sanzioni sarebbe completamente risolta".

La settimana scorsa, quando la von der Leyen si è recata a Budapest per incontrare Orban, il tentativo di sbloccare la situazione è fallito. I funzionari hanno sottolineato in seguito che i colloqui riguardavano le preoccupazioni dell'Ungheria in materia di logistica e infrastrutture, in seguito alle accuse secondo cui Budapest starebbe cercando di vincolare l'accettazione del pacchetto ad ulteriori finanziamenti.

Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha respinto le accuse lunedì in una conferenza stampa trasmessa in streaming sulla sua pagina Facebook: "Non capisco cosa stia dicendo il ministro degli Esteri lituano - ha detto -. È una bugia che noi staremmo tenendo in ostaggio l'intera Unione".

La settimana scorsa Szijjártó ha dichiarato che l'Ungheria ha bisogno di quasi 800 milioni di euro per aggiornare le sue infrastrutture e ricevere combustibili fossili da luoghi alternativi. Lunedì ha aggiunto che l'Ungheria avrà bisogno di 15-18 miliardi di euro per abbandonare i combustibili fossili, suggerendo che la maggior parte di questi fondi dovrebbe essere finanziata dall'Ue.

Questo lunedì il responsabile degli affari esteri della Ue Josep Borrell ha dichiarato che "faremo del nostro meglio per sbloccare la situazione. Non posso assicurare che ciò avverrà perché le posizioni sono piuttosto forti. Ma credo che se comprendiamo la situazione particolare di alcuni Stati membri e ci sforziamo tutti di presentare un fronte unito contro la Russia, avremo successo".

L'iniziativa RePower Ee della Commissione, che sarà presentata mercoledì, è ora ancora più attesa perché i contributi finanziari a sostegno della costosa transizione energetica degli Stati membri inclusi nella misura potrebbero aiutare a spostare l'ago della bilancia sull'embargo petrolifero.

Alcuni diplomatici, tuttavia, temono che Orbán voglia trascinare i colloqui fino alla riunione dei leader dell'Ue del 30 maggio per un vertice straordinario in cui si potrebbe trovare una soluzione politica, piuttosto che tecnica.