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Da Eni a Parmalat, gli scandali che fanno male a Piazza Affari

Borsa, apertura in calo per Piazza Affari: Mib -0.29%. Spread a 273

Lo ha detto anche il Wall Street Journal: a nuocere gravemente alla salute di Piazza Affari sono tutti gli scandali giudiziari che la stanno travolgendo. Un crollo degli indici della Borsa italiana che preoccupa gli altri Stati, perchè va ad influire negativamente sull'andamento dei mercati internazionali.

"I mercati negli Usa stanno perdendo terreno - scrive il Wsj sul sito online - anche per le debolezze dei mercati europei, sulla scia delle preoccupazioni sulla corruzione politica in Spagna e delle indagini giudiziarie sui derivati in Italia". Riferendosi principalmente alle recenti indagini in corso: lo scandalo dei derivati alla Monte dei Paschi di Siena, le dimissioni dell'ad Orsi da Finmeccanica, accusato di corruzione internazionale e l'iscrizione nel registro degli indagati dell'ad Eni Paolo Scaroni, coinvolto nello scandalo tangenti dell'affare Algeria-Saipem.

Come rivela Milano Finanza, "più di un terzo della capitalizzazione di Piazza Affari è in bilico sui faldoni giudiziari" e sono quasi tutte aziende e società di grossa rilevanza: basta vedere Eni, con una capitalizzazione di borsa superiore ai 63 miliardi, "che ha portato il conto del valore di società quotate nel mirino dell'autorità giudiziaria - scrive Milano Finanza - dai precedenti 70 a 133 miliardi, cui vanno aggiunti i circa 9,5 miliardi di Saipem, dalle cui disavventure in Algeria dipende appunto il coinvolgimento di Eni".

Eppure, le società appena citate sono le ultime di una lunga lista: se si pensa che più di 140 miliardi sui circa 365 del valore complessivo di Piazza Affari sono nel mirino dell'autorità giudiziaria, ritornano subito alla mente altre società coinvolte in scandali passati.
C'è Fondiaria Sai - il cui consigliere Giampaolo Galli si è ieri dimesso dal cda perchè candidato alle prossime elezioni -  e Parmalat, che si è trascinata con sè anche Intesa, la vicenda Italease che ha coinvolto il Banco Popolare. E ancora Telecom Italia, Bpm, Unicredit, Impregilo. Quest'ultima, ad esempio, secondo la magistratura potrebbe uscire dalla lista nera in tempi brevi, concludendosi in una questione di conflitto di interessi dell'amministratore delegato Pietro Salini. Per altre, come Finmeccanica, la vicenda è contorta e grava sulla situazione economica e politica attuale.
Altre invece sono ritornate alla ribalta, come per FonSai, dopo la richiesta di un'azione di responsabilità nei confronti della passata gestione della compagnia, accusata di aver spolpato l'azienda. Oppure le recenti perquisizioni alla Popolare di Milano, coinvolta nell'ambito dell'affaire Bplus.

Un susseguirsi di vicende giudiziarie, dal lungo iter, che non fanno riprendere fiato ai mercati nostrani. Piazza Affari, ventesima nella classifica delle principali Borse mondiali, resta così altalenante e gli investitori non vedono di buon occhio questa situazione, inducendoli ad abbandonare il campo. La fuga degli investitori, sempre meno attratti dal mercato italiano, nel 2012 è stata preoccupante: 323 le società quotate in Borsa, contro le 328 del 2011 e le 332 del 2010. Incertezza economica che, se affiancata anche a quella politica attuale, provoca un flusso di capitali verso Piazze più stabili.