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Eni e prezzo barile: quali prospettive per il gruppo italiano?

L’accordo raggiunto lo scorso 28 settembre fra i Paesi Opec per ridurre la produzione di petrolio ha riacceso i riflettori sul comparto. La notizia del taglio alla produzione ha contribuito al rally in atto sia nelle quotazioni dell’oro nero che dei titoli delle società attive nel settore. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) dettaglio, la decisione dell’Opec consiste in una riduzione della di produzione a 32,5-33 milioni di barili al giorno.

Dalla data dell’accordo il greggio ha avviato un rally che ha portato i corsi del Brent e del Wti su livelli che non si vedevano dallo scorso luglio, sopra i 50 dollari al barile. Anche i principali produttori mondiali beneficiano delle nuove prospettive, e fra queste l’italiana Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) ha guadagnato da inizio ottobre circa il 3,67%. Numerosi analisti hanno manifestato fiducia sulla solidità del gruppo guidato da Claudio Descalzi: da Kepler Cheuvreux a Citigorup, passando per Equita, sono molti i broker e le banche d’affari che hanno reiterato o alzato la raccomandarne di acquisto sul titolo, esprimendo ottimismo sul riavvio della produzione nel giacimento di Goliat in Norvegia e sulle altre numerose attività in Kazakistan, Egitto, Mozambico e Algeria. In particolare, gli esperti apprezzano i progetti di energia rinnovabile che Eni porta avanti in Egitto e in Algeria, in collaborazione con Sonatrach. In tema di accordi, positiva anche l’intesa vincolante siglata con BP Poseidon Ltd per la vendita del gas naturale liquefatto. Per Eni quindi si prospetta una fine di anno ricca dal punto di vista borsistico, sebbene alcuni analisti non nascondono i timori circa le criticità che potrebbero arrivare se i Paesi dell’Opec non daranno seguito alla dichiarazione d’intenti fatta lo scorso 28 settembre. In tal senso attenzione al meeting del prossimo 30 ottobre nel summit di Vienna, quando i membri Opec dovranno negoziare le modalità di messa in atto dell’accordo.

Analisi tecnica

Ottobre è cominciato alla ribalta per Eni. Dal punto di vista tecnico l’allungo registrato nelle prime sedute del mese in corso è stato originato dal rimbalzo avvenuto sui supporti statici di area 12,25 euro. Detto livello ha arginato le spinte ribassiste che a partire dai top annuali di luglio avevano portato ad un brusco cambio di rotta delle quotazioni del titolo. La seduta del 5 ottobre ha poi generato un doppio segnale di forza, con il recupero dell’area psicologica dei 13 euro e la violazione al rialzo della trendline dinamica espressa dai minimi crescenti del 23 maggio e 3 agosto. Un test del cambio di stato sarebbe funzionale per l’implementazione di strategie rialziste che avrebbero punto di ingresso a 13,10 euro, target primario a 14 euro e stop loss a 13 euro. Al di sotto di quest’ultima soglia si aprirebbero invece scenari ribassisti che nel medio periodo avrebbero.

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