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ENI zavorra Piazza Affari, ma per gli analisti è un buon affare

Seduta caratterizzata da forti tensioni ribassiste quella odierna per ENI (Londra: 0N9S.L - notizie) che occupa la penultima posizione nel paniere del Ftse Mib, appesantendo così la performance del nostro listino principale. Il titolo, dopo aver chiuso la giornata di ieri con un ribasso di oltre un punto e mezzo percentuale, quest'oggi mostra un bilancio ancora più pesante. Mentre scriviamo ENI passa di mano a 12,81 euro, a ridosso dei minimi intraday, con una flessione del 3,68% e oltre 11,8 milioni di azioni transitate sul mercato fino ad ora, rispetto alla media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a circa 21 milioni di pezzi.

ENI sotto pressione con calo greggio e newsflow negativo

Diversi i motivi che contribuiscono a mettere sotto pressione ENI, a partire dal ribasso dei prezzi del petrolio che dopo al chiusura stabile di ieri sono tornati a perdere posizioni, fotografati a 36,9 dollari, con un calo del 3,62%. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) vendite sul greggio sono alimentate dalle dichiarazioni del vice presidente ereditario dell'Arabia Saudita, il quale ha affermato che Ryiad congelerà la sua produzione di oro nero solo se l'Iran farà altrettanto.

ENI soffre in realtà anche per le cattive notizie arrivate ieri dopo la chiusura del mercato, da cui si è appreso che la società ha sospeso l'attività produttiva in Basilicata, in Val D'Agri, il cui sito produce 75mila barili di petrolio al giorno.
La decisione è stata presa in seguito all'inchiesta della Procura di Potenza sul traffico e sullo smaltimento illecito di rifiuti in Basilicata che ha portato alle dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi.

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In una nota diffusa ieri ENI prende atto dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria, confermando sulla base di verifiche esterne, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali.
Da segnalare che ENI ha sospeso i cinque lavoratori arrestati nell'ambito dell'inchiesta, spiegando che il filone di indagine che li coinvolge è relativo a tematiche ambientali legate all'attività produttiva del Centro oil di Viaggiano.

Il commento di Equita SIM

Gli analisti di Equita SIM segnalano che ENI (Euronext: ENI.NX - notizie) è operatore in Val D'Agri con il 60,77% di quota di partecipazione e una produzione in capo al gruppo di 45,6mila barili di petrolio al giorno.
Il sito è in produzione da lungo tempo e precisamente dal 1996, dopo la sua scoperta nel 1991, per cui la SIM milanese stima sia stato, almeno in parte, ammortizzato.

Ipotizzando una fermata di 3 mesi per la conduzione delle indagini, l’impatto sulla produzione del 2016 è calcolato dagli analisti nell'ordine di circa lo 0,6%.
A 40 dollari al barile di prezzo del petrolio la fermata produttiva ha impatti relativamente modesti sul conto economico di ENI, e solo sull’esercizio corrente. Gli analisti stimano che il costo della fermata possa arrivare fino a 60 milioni di euro a livello di utile netto, nell’ipotesi peggiore.
Anche per questo motivo non cambia la view positiva di Equita SIM su ENI che resta un titolo da acquistare con un prezzo obiettivo a 15 euro.

Conferme positive da Bca Akros e da UBS (Londra: 0QNR.L - notizie)

Una conferma bullish per il titolo arriva anche da Banca Akros che oggi ha ribadito la raccomandazione "buy", con un target price a 18 euro, che offre un interessante potenziale di upside rispetto ai valori correnti.
Gli analisti ritengono che ENI nel suo piano industriale abbia aperto la strada ad un ulteriore consolidamento dei suoi vantaggi strategici rispetto ai suoi principali competitor. La società sta continuando ad autorizzare nuovi progetti in un contesto di mercato ancora difficile ma che le sta permettendo di beneficiare di una riduzione consistente dei costi dei servizi.

A detta di Banca Akros, anche in uno scenario caratterizzato da un basso prezzo del petrolio, ENI si conferma una buona opportunità di investimento. In primis per il basso break-even dei nuovi progetti pari a 27 dollari al barile e in secondo luogo per via di un dividendo che offre un interessante rendimento del 6,1%.
A ciò si aggiunga il solido profilo a livello di flussi di cassa, l'eccezionale capacità di esplorazione e l'esito positivo del processo di ristrutturazione nei settore mid-downstream.

Infine, a puntare su ENI è anche UBS che al pari di Equita SIM e di Banca Akros invita all'acquisto con un fair value a 15,5 euro. Per la banca elvetica il gruppo petrolifero vanta un'eccellente pipeline di progetti, una posizione di liquidità molto robusta e un certo leverage sulle attività upstream.

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