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L'ennesima "bufala" sul Canone RAI

L'ennesima "bufala" sul Canone RAI

Ci avevano creduto in tanti, in molti sicuramente ci avevano sperato di non dover versare quei 113,50 euro del canone RAI. Invece la notizia che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo avrebbe condannato l'Italia, definendo "illegittima" l’imposizione del pagamento del canone RAI, la tassa che si paga per il possesso dell'apparecchio e non per la ricezione o la fruizione del servizio, perchè violerebbe il Diritto all’Informazione dei cittadini europei e non rientrerebbe nelle competenze fiscali degli Stati facenti parte dell’Unione.

Scopri se puoi essere esentato dal pagamento del canone

La "bufala", arrivata in concomitanza con la data di scadenza del pagamento - previsto entro il 31 gennaio - ha fatto il giro del web e non solo: molti quotidiani di informazione hanno ripreso la notizia, lanciata da un sito chiamato Corriere del Mattino, di natura palesemente satirica. L'articolo parlava di una sentenza, datata 30 dicembre 2013, in cui la Corte di Strasburgo aveva affermato il principio per cui il canone RAI è illegittimo in quanto non attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. La sentenza era frutto di un ricorso presentato dal Governo Italiano nei confronti di un contribuente che si sarebbe rifiutato di pagare la tassa.

Una notizia che ha l'effetto di una bomba, così prima di creare un fenomeno di massa, molti siti di informazione hanno provato a smontare la bufala, con dati alla mano. Innanzitutto il dato più importante, ovvero la data: sul sito ufficiale della Corte dei Diritti dell’Uomo non vi sono sentenze depositate fra il 17 dicembre 2013 e il 7 gennaio 2014, né tantomeno questa specifica sentenza. L'ultima che riguarda l'Italia è stata depositata il 7 gennaio, sul diritto di poter trasmettere il cognome della madre al figlio naturale, che secondo la Corte non è garantito dalle leggi italiane.
Inoltre, nel Titolo I della Convenzione non compare il Diritto all'informazione tra i diritti umani considerati inviolabili: tale diritto, infatti, è per sua definizione giuridica un "Diritto di II Generazione" e quindi non compreso nella sfera dei Diritti Umani, a meno che non si dia un'interpretazione "estensiva" dell’art.10 sulla Libertà di Espressione che sancisce il diritto a “comunicare informazioni o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche”.

In realtà, la Corte di Strasburgo si è interessata in passato alla vicenda RAI, ma per garantire la leggittimità e quindi il pagamento del canone: una volta, nel 1999, quando un contribuente vicentino si vide impacchettare l'apparecchio televisivo dalla Guardia di Finanza perchè non pagava il canone da anni. Rivoltosi alla Corte, sostenendo che la misura adottata dalle forze dell'ordine "era una violazione del suo diritto a ricevere informazioni attraverso altri canali televisivi, ma anche del suo diritto al rispetto della vita privata e alla protezione della proprietà privata", questa definì l’irricevibilità e l’inammissibilità del ricorso, in quanto la tassa era leggittima, nonostante le misure adottate siano comunque state ritenute “un’ingerenza”.