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Entrano nel vivo le trimestrali. Qualche incognita all'orizzonte

Piazza Affari si prepara alla pubblicazione dei dati clou del terzo trimestre. I primi sei mesi hanno registrato un risultato particolarmente positivo grazie soprattutto agli utili aggregati che hanno toccato quota 23 miliardi di euro.

Ottimismo sì ma con cautela

Per questo motivo gli analisti si dichiarano sostanzialmente ottimisti sui numeri in arrivo. In particolare un vento felice sta soffiando su entrambe le sponde dell’oceano; a confermarlo anche le stime Thomson Reuters (Dusseldorf: TOC.DU - notizie) che prevedono una crescita degli utili pari al 4,5% per il vecchio continente e del 4,2% su Washington. Numeri alla mano il listino milanese potrebbe battere ogni aspettativa in questo 2017, anno particolarmente florido per Piazza Affari. Le cifre, infatti, permettono agli analisti di pensare a profitti aggregati pari a 41 miliardi e 600 milioni per le azioni che vengono quotate sul listino milanese. Sempre che le banche non creino difficoltà. Gli istituti di credito infatti, insieme al settore energetico, sono i due pilastri della borsa italiana; i primi, soprattutto, sono stati protagonisti quest’anno di una rivoluzione radicale per quanto riguarda la stabilizzazione del credito ma sono stati anche oggetto di numerosi controlli oltre che di riforme (molto criticate) da parte dello Stato. A confermare i possibili dubbisul sistema bancario anche i recenti report sia di Fitch che di Moodys. La settimana scorsa, infatti Fitch metteva nero su bianco i suoi tentennamenti sul settore tricolore con il report “Sovereign rating overview”, in cui evidenziava per l’Italia il livello di crediti deteriorati negli istituti, livello che ha raggiunto quota 17%, un numero troppo forte e troppo alto per permettere di garantire una redditività solida e costante. Da qui il suo outlook negativo sulle banche italiane. L’esempio più lampante per comprendere la situazione del settore è proprio quella serie di strategie messe in atto per salvare i grandi nomi e che, se da una parte ha avuto l’effetto di evidenziare che le banche dello Stivale avevano e hanno tuttora dei problemi, dall’altro hanno almeno confermato la volontà fattiva di applicare misure di ristrutturazione interna.

Da Moody's a Fitch

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Questo, però, ha portato anche ad un’altra constatazione e cioè che quei problemi potrebbe essere impossibile risolverli nell’immediato vista la mole e la complessità di un sistema bancocentrico come quello italiano, in particolare, ed europeo, in generale. Una view non molto dissimile da quella di Moody’s nel suo report “Banking System Outlook - Italy - Negative Outlook Reflects Continued Balance Sheet Fragility”. In questo secondo caso però, viene messo in evidenza anche un secondo problema oltre quello dei crediti deteriorati E cioè la difficoltà per le banche italiane di riuscire a raccogliere capitali in un panorama economico che restringe le varie strade. In altre parole è difficile sempre di più per una banca italiana riuscire a trovare canali di finanziamento soprattutto considerando la crisi di fiducia da parte dei clienti stessi. Poco può fare in questa direzione la crescita economica che, sebbene reale e concreta in gran parte d'Europa, resta ancora piuttosto flebile su tutto il territorio italiano. Tutto questo rappresenta una base di partenza troppo fragile per permettere di sostenere volumi e ricavi tali da portare alla riduzione dei crediti problematici, crediti che ormai raggiungono secondo l’analisi un totale di 350 miliardi di euro (349 per l’esattezza) pari alle 17,3% degli impieghi contro una media dell'unione che supera di poco il 5,1%.

Il caso Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie)

In questo ramo si va ad inserire l'ultima notizia che riguarda il settore bancario e cioè lo slittamento del ritorno a Piazza Affari del Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) di Siena il cui primo azionista è il Tesoro con una quota del 70%. La banca più antica del mondo è stata protagonista recentemente di una ricapitalizzazione di stato particolarmente discussa che ha visto anche un'azione di conversione di azioni e bond subordinati. L’istituto senese avrebbe dovuto tornare a far parte del listino milanese oggi, cosa che la Consob, evidentemente, ha ritenuto essere ancora troppo prematura, sebbene la stessa Consob abbia tenuto a precisare che la valutazione è ancora in corso. Dopo le recenti decisioni, dunque, appare difficile un ritorno a Piazza Affari prima del 27 o dirittura anche del 30 ottobre. A questo si aggiunga anche l'incertezza per quanto riguarda la quotazione; l'ultimo contratto risale al 22 dicembre giorno in cui il titolo è stato sospeso: allora quotava € 15,08 prezzo che sicuramente non sarà toccato il giorno del ritorno sul Ftse Mib, qualunque esso sia. Teoricamente è possibile prevedere un prezzo indicativo di circa € 8,65, stando alle proiezioni degli analisti. In realtà si tratta di una proiezione teorica dal momento che diversi fattori tecnici potrebbero far oscillare il prezzo all'interno di una forbice piuttosto ampia che, se da un lato come detto potrebbe partire da € 8,65, dall'altro potrebbe arrivare addirittura a quota 4 o € 4,5, portando dunque a una valorizzazione totale della banca intorno ai 5 miliardi di euro.

E le altre banche

Ma il settore bancario di Piazza Affari non è stato caratterizzato soltanto dalla vicenda Monte dei Paschi; oltre alle ben note vicende riguardanti le banche venete, anch'esse simbolo di una diffidenza generalizzata, bisogna ricordare anche l'aumento di capitale da 13 miliardi di euro registrato sempre quest'anno su Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) . Ciliegina sulla torta, a far aumentare il nervosismo sul settore bancario sembra essere la decisione della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , in qualità di supervisore del sistema bancario europeo, di rivedere le linee guida in tema di crediti deteriorati, una revisione che, a quanto pare, resta orientata verso criteri molto più rigidi per quanto riguarda gli accantonamenti ovvero il capitale che ogni istituto di credito deve mettere da parte per riuscire ad assicurarsi contro il rischio di insolvenza del debitore. Proprio in virtù del forte peso che i crediti insolvenza rappresentano per le banche italiane e anche per il fatto che le pulizie di bilancio si fanno verso la fine dell'anno, le banche italiane saranno perciò l'incognita della stagione.

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