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Equal pay day, le donne lasciate indietro sugli stipendi

Secondo un'indagine condotta da Openpolis in tutta l'Unione Europea è ancora forte il divario tra gli stipendi riservati agli uomini e quelli assegnati alle donne

Durante la notte degli Oscar Patricia Arquette pronunciò un agguerrito e sentito discorso sulla necessità per le donne di lottare per ottenere più equità nelle retribuzioni rispetto ai colleghi maschi: succede anche a Hollywood, un mondo dove gli stipendi non hanno mai meno di cinque zeri. Ma anche guardando la questione dal punto di vista di chi percepisce tra i mille e i duemila euro, le differenze tra gli stipendi maschili e quelli femminili c'è e si sente.

Secondo un'indagine condotta da Openpolis per Repubblica.it, in Europa un uomo percepisce una somma superiore del 16% rispetto alle sue colleghe. Inoltre le condizioni legislative e sociali, come ha puntualizzato Christine Lagarde, una delle donne più potenti al mondo, alla guida del Fondo Monetario Internazionale, "cospirano contro le donne per impedirci di essere economicamente attive".

In Italia le somme percepite dagli uomini sono superiori a quelle delle donne del 7,3%. Tra le nazioni con meno differenze di genere per le retribuzioni, le migliori sono Slovenia, Malta e Polonia; poi l'Italia, al quarto posto. Ma ci sono nazioni europee messe molto peggio. Basti guardare alla Francia, 14esima con un gap del 15,2%; la civilissima Finlandia è 20esima, con un gap del 18,7%; il Regno Unito 22esimo con una differenza di stipendi a vantaggio degli uomini del 19,7%. La Germania, faro economico dell'Europa (soprattutto per il nostro Paese), si piazza al 24esimo posto con un gap del 21,6%. Maglia nera di questa classifica è l'Estonia, con un gap del 30%.

Tuttavia, analizzando l'andamento temporale del gap, notiamo che per l'Italia c'è stato un aumento delle differenze retributive: siamo passati da un 5,1% al 7,3% con uno scarto di 2,2 punti percentuali. La nazione che ha inasprito le differenze tra gli stipendi maschili e quelli femminili è stata il Portogallo, passato dal 8,5% al 13%, con uno scarto di 4,5 punti percentuali. D'altra parte nazioni come Polonia, Francia e Finlandia sono state in grado di ridurre questo divario, abbassando la sperequazione economica di genere.

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Guardando ai numeri reali, secondo Jobpricing la retribuzione annua lorda e media per gli uomini italiani si è attestata intorno ai 29.891 euro, mentre le donne hanno portato a casa 27.890 euro: è tra le soglie più basse in Europa.

Va fatto notare che, se si considera l'istruzione media dei soggetti del campione, le donne laureate superano numericamente i colleghi maschi: per ogni 100 laureati ci sono 155,8 donne con lo stesso titolo. Se contestualizziamo il dato con quello delle altre nazioni europee, vediamo che in Lettonia il numero delle laureate sale a 207 ogni 100 laureati, mentre in Irlanda sono solo 120 ogni 100.

Il divario nei vari settori lavorativi vede i gap retributivi più rilevanti nel mondo della finanza, dove il numero degli uomini supera quello delle donne del 27,5%, e dei servizi (+14%). La tendenza è inversa in settori inaspettati come l'agricolutra, dove le donne guadagnano il 13,2% in più, e l'edilizia (+12,6%), anche se la presenza femminile è molto ridotta.

Ma, nonostante questo dato, sono le donne a rimanere disocuppate. Nel 2013 l'Italia contava il 13,1% di donne disoccupate rispetto all'11,5% degli uomini, mentre la Germania poteva vantare un misero 4,9% di disoccupate in gonnella, rispetto al 5,5% degli uomini. Maglia nera la Grecia con uno spaventoso 31,4% di disoccupazione femminile.

Colpa della maternità? Sì, ma non dapppertutto. In Danimarca le donne occupate con due figli sono l'82,6%. In Italia, se si è in questa condizione, la quota scende al 50,9%. La media europea, considerate le donne con uno, due o tre figli, supera comunque quella delle occupate in Italia.

Per quanto riguarda i ruoli chiave nel mondo del lavoro, il gap diventa una voragine. Prendendo in considerazione 613 grandi aziende europee quotate in Borsa, il campione dei presidenti di società è costituito per il 7% di donne e per il 93% di uomini. Nei consigli d'amministrazione il rapporto è di 20 a 80, a vantaggio degli uomini. In Italia solo il 5% dei presidenti è donna, il 24% è consigliere di amministrazione. In Europa le donne manager si attestano intorno a un valore medio del 21%: in Italia scendono all'8%. Maglia rosa per la Francia, che sa valorizzare le risorse al femminile, portando le quote rosa manageriali al 33%.

Il discorso di Patricia Arquette per la maggiore equità delle retribuzioni a Hollywood, pronunciato durante la Notte degli Oscar 2015