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Era Trump: dollaro in calo, oro in rialzo

Continuano le contraddizioni di Donald Trump. Dopo aver sparato a zero contro la Cia (Londra: 25754.L - notizie) per averlo sospettato di ricevere aiuti da Mosca, Donald Trump non ha esitato a fare una visita ufficiale proprio al quartier generale della Cia, in Virginia, per riempire di complimenti la stessa organizzazione sulla quale poco prima aveva, invece, lanciato strali e dando la colpa di tutto ai media, nello specifico ai giornalisti, accusati di essere le persone più false del pianeta.

Trump e il dollaro

Ma cronaca a parte, altre contraddizioni, forse più pregnanti, si intravedono all’orizzonte, in particolare su quello valutario: il dollaro tanto amato da Trump, è in calo dopo le considerazioni del neo presidente, secondo cui il biglietto verde sarebbe troppo forte. In contemporanea, come era facile prevedere, l’oro registra un rialzo che fa seguito alla scia iniziata da circa quattro settimane: numeri alla mano, il metallo giallo ha superato nuovamente la soglia psicologica dei 1.200 dollari l’oncia arrivando, a metà mattinata, a quota 1.211, mentre poc prima di natale si aggirava sui 1.134. Il motivo? Dopo l’entusiasmo generale sui mercati (entusiasmo nato soprattutto sulle speranze di una politica business friendly sempre annunciata in maniera generica anche con il discorso di insediamento del Presidente) adesso si attendono quei particolari tecnici di cui il tycoon ha sempre tenuto all’oscuro tutti. Ma dato l’atteggiamento, in molti preferiscono correre ai ripari anzitempo. Il sospetto arriva anche dopo le dichiarazioni di Larry Summers, ex segretario di Stato Usa con Clinton, il quale sottolinea come a rafforzare il dollaro siano proprio le politiche sulle quali ha puntato Trump dall’inizio. Semplificazione fiscale e border tax non faranno altro che rafforzare il dollaro, quindi perchè stupirsi del peso che adesso accusa?

La questione Messico

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Non solo, ma le minacce al Messico e soprattutto le politiche di far rientrare le aziende che lì si sono spostate per produrre, hanno causato un crollo della valuta locale, il peso, arrivato ad essere giudicato, sulle performance di inizio anno, la peggior valuta del 2017 insieme alla lira turca ; una conseguenza che va contro i piani dell’amministrazione Trump dal momento che rende ancora più conveniente per le società Usa trasferirsi nell’altra nazione, il tutto mentre l’opzione delle multe inflitte a chi non produce all’interno dei confini nazionali è ancora solo teoria e potrebbe diventare realtà solo tra qualche tempo. Il difetto del sistema Trump? Secondo Summers, starebbe nel fatto che, per quanto possano garantire un’espansione nell’immediato, riserveranno conti da pagare in futuro, conti salati. Il tutto, però, continua a rimanere incerto e nebuloso, ancora di più di fronte a quanto voluto dallo stesso Trump: stando alle sue stime, la sua svolta protezionista, porteranno a un aumento del 4% dell’economia, in conseguenza di ciò, la Fede potrebbe essere costretta ad accelerare la road map del processo di normalizzazione sui tassi di interesse.

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