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Esodati, il decreto è pronto. Polemica sui numeri

È pronto il decreto in 8 articoli che il Ministro Fornero ha preparato per salvaguardare i 65.000  esodati individuati dal Governo (lavoratori prossimi alla pensione che hanno perso o lasciato il lavoro contando sul fatto di poter accedere a breve al trattamento pensionistico, ma che, per effetto della riforma, si sono visti cambiare i requisiti e si sono quindi trovati senza un'occupazione e senza una pensione). Il provvedimento è stato firmato dal Ministro del Lavoro (che ha dichiarato "per me una parte della partita è chiusa", manifestando una scarsa propensione al confronto con le parti interessate) e presentato al cofirmatario, il premier Monti.

Il decreto prevede una copertura finanziaria di 5 miliardi e 70 milioni di euro. Ecco chi sono i beneficiari di quest'intervento: 25.590 lavoratori in mobilità ordinaria e 3.460 lavoratori in mobilià lunga che hanno sottoscritto accordi sindacali entro il 4 dicembre scorso, 17.710 titolari di una prestazione straordinaria a carico di fondi di solidarietà sulla base di accordi collettivi (bancari), 10.250 autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione ai quali, secondo le vecchie regole, mancavano al massimo due anni all’età pensionabile, 950 lavoratori della Pubblica Ammnistrazione con esonero dal servizio in corso, 150 genitori con figli disabili e 6.890 lavoratori che hanno chiuso il rapporto di lavoro prima della fine del 2011 sulla base di accordi con incentivi all’esodo.

Esodati, significato e origine del termine


Restano fuori dal provvedimento quei lavoratori che a dicembre scorso non avevano ancora chiuso il loro rapporto di lavoro, pur avendo già sottoscritto un accordo per la pensione. E restano fuori tutti quei lavoratori che vanno ben oltre le 65.000 unità individuate dal Governo. Perché secondo una stima dell'INPS gli esodati sono in realtà 130.000 e secondo la CGIL addirittura 300.000. Per tutte queste persone, per alcune delle quali si è coniato l'orribile termine di "esodandi", non esiste allo stato attuale alcuna copertura o progetto di provvedimento per evitare che si ritrovino travolti dagli effetti della riforma previdenziale.

La partita non è quindi chiusa per i sindacati. L'errore commesso a monte, secondo le parole di Vera Lamonica (CGIL) è che "il decreto è concepito sulla base delle risorse disponibili e non in base alla platea di lavoratori interessata da accordi, penalizzata dalla riforma pensionistica". Per Maurizio Petriccioli (CISL) la "copertura economica potrà arrivare utilizzando una piccola parte dei 140 miliardi di euro che in dieci anni verranno risparmiati con la riforma previdenziale", mentre Luigi Angeletti (UIL) si auspica che la questione sia affrontata in Parlamento "perché come Governo non vedo soluzioni". E critiche verso il decreto sono anche una parte delle forze politiche: Stefano Fassina, responsabile economico del PD, lo definisce "inadeguato" e propone di trovare le risorse necessarie all'allargamento del provvedimento alla platea reale degli esodati aumentando le imposte sui capitali evasi e scudati, mentre Giuliana Carlino, capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Lavoro al Senato, ha dichiarato che "è assurdo che nonostante gli accordi individuali o collettivi già stipulati con una precedente legge in vigore, ci si trovi in una situazione da incubo, un limbo in cui si è prigionieri. È necessario che governo e Parlamento trovino insieme gli strumenti per poter uscire da questo stallo”.