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Espulsione da M5s, Paragone fa ricorso e attacca Di Maio

(Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori via Getty Images)
(Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori via Getty Images)

Prosegue lo scontro e la polemica a distanza tra Gianluigi Paragone ed il Movimento 5 Stelle dopo che al senatore, la scorsa settimana, è stata notificata l’espulsione dal partito. Come promesso, il giornalista ha presentato ricorso contro il provvedimento disciplinare che lo ha estromesso dal Movimento fondato da Beppe Grillo.

Dalle parole alle carte bollate, ecco come prosegue il duro botta e risposta tra le due parti. Secondo quanto riferito ad Adnkronos infatti Paragone ha “conferito il mandato al mio avvocato, Eugenio Piccolo e Lorenzo Borrè (legale 'storico' degli espulsi pentastellati, ndr.) ci darà una mano molto volentieri. Ho fatto il ricorso davanti al collegio dei garanti. Poi, se dovesse venire rifiutato, a quel punto impugnerò l'espulsione davanti al giudice ordinario chiedendo una procedura d'urgenza".

L'ex senatore 5s ritiene di "aver fatto quello che dovevo fare e, visto che sollevo anche l'incompatibilità della formazione del collegio dei probiviri, voglio il rispetto delle regole fondamentali dei contenziosi”.

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“Siccome mi si contesta di avere negato la fiducia al governo, non possono essere membri del governo a giudicarmi. Ho firmato per il rispetto del programma M5S. Il codice etico mette il programma davanti a ogni altra cosa" ha proseguito Paragone.

Poi la sfida a Di Maio: "Se l'ho sentito in questi giorni? No, è parte in causa, non è in grado di reggere il confronto con me. Il casino lo ha combinato Di Maio, è lui che ha dato l'ordine di espellermi".

"Perché non chiediamo agli iscritti cosa pensano della mia espulsione? Oggi vale il codice pomiglianese" ha proseguito, facendo un chiaro riferimento a Di Maio.

Espulsione dal M5s, Paragone si appella al codice del Movimento

Secondo il senatore il codice etico del Movimento "dà ragione a me, è lì che vinco. Il codice obbliga gli eletti a rispettare il programma e ad astenersi da qualsivoglia atto che ne impedisca la realizzazione".

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"Conte non è espressione del M5S, è stato indicato dal Movimento ma non è espressione del Movimento. Del resto uno che vuole il Tav in Val di Susa non può essere espressione del M5S. Al collegio dei garanti pentastellati chiedo il reintegro. Se dovessero negarmelo, vedrò cosa fare", chiosa il senatore.