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Esselunga, sfida famigliare per il 100% delle azioni

Al momento della morte di Bernardo Caprotti, infatti, il fondatore di Esselunga aveva messo in chiaro nel testamento chi sarebbe stato a guidare l’impero da lui costruito. (Credits – Getty Images)
Al momento della morte di Bernardo Caprotti, infatti, il fondatore di Esselunga aveva messo in chiaro nel testamento chi sarebbe stato a guidare l’impero da lui costruito. (Credits – Getty Images)

Si chiude la faida famigliare a oltre due anni dalla morte di Bernardo Caprotti, fondatore dell’Esselunga, la catena di supermercati più famosa e ricca d’Italia. A scontrarsi, per anni, Violetta Caprotti e Giuseppe Caprotti da un lato, cioè i figli di prime nozze del patron, e Giuliana e Marina Caprotti, cioè la seconda moglie e sua figlia, dall’altro.

Al momento della morte di Bernardo Caprotti, infatti, il fondatore di Esselunga aveva messo in chiaro nel testamento chi sarebbe stato a guidare l’impero da lui costruito. Cioè Giuliana e Marina, mentre i primi due figli – con cui Caprotti si era scontrato più volte in passato – avrebbero avuto solo la minoranza del pacchetto. Per la precisione, Bernardo Caprotti aveva deciso di affidare il 70% della holding a Giuliana e sua figlia Marina, e il 30% restante ai figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta. Per quanto riguarda l’immobiliare il 55% era stato destinato a Giuliana e Marina e il 45% sempre a Giuseppe e Violetta, mentre i conti correnti erano stati divisi tra i cinque nipoti del patron e la sua storica segretaria, Germania Chiodi.

Le due componenti della famiglia Caprotti non sono mai andate d’accordo e all’apertura del testamento la faida si era infiammata. Due anni fa, però, le cose hanno iniziato a calmarsi, con Giuseppe e Violetta che avevano accettato di cedere le loro quote del capitale di Villata partecipazioni, la società che gestisce gli immobili. Restava, però, la quota della holding, quella che gestisce direttamente i supermercati Esselunga.

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Ai tempi Giuliana e Marina stavano valutando l’opzione, già ipotizzata dal fondatore prima della morte, di quotare Esselunga in Borsa e di dare, dunque, il via a un Ipo, cioè un’offerta pubblica iniziale. Ma nel 2017 le due componenti famigliari avevano raggiunto un altro accordo. Se entro quattro anni l’Ipo non si fosse realizzata, allora Giuliana e Marina avrebbero potuto acquisire il restante 30% delle quote. E, così, ecco che ieri è arrivata la conferma che Giuliana e Marina Caprotti “hanno esercitato il diritto di acquisto delle azioni della controllante possedute da Violetta Caprotti e Giuseppe Caprotti, che insieme rappresentano il 30% del capitale” di Supermarkets italiani spa.

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