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Essilor ovvero nihil novum sub soli

L’Italia in tema di accaparramento transalpino – l’ho detto più volte - è un terreno sterminato che pervade tutti i settori: dall’energia con Edf (Parigi: FR0010242511 - notizie) -Edison (Stoccarda: 1517689.SG - notizie) (una società annichilita per preparare lo spezzatino e dare in mano al monopolista transalpino Edison tenendo in scacco il sistema bancario e politico italiano) e le Genco (le società a cui fanno capo le centrali elettriche estrapolate dall’Enel (Londra: 0NRE.L - notizie) ), all’Acea controllata da Engie (Londra: 0LD0.L - notizie) dopo l’uscita di Caltagirone (Milano: CALT.MI - notizie) , a tutto il sistema della grande distribuzione italiana e dell’alimentare con Carrefour (Swiss: CA.SW - notizie) (ha acquistato Gs e la rete Billa), Auchan (che ha perfezionato un centro acquisti con Sisa e Crai) e Leclerc (joint venture con Conad), Pernod Ricard (TLO: RI-U.TI - notizie) , Danone (Londra: 0KFX.L - notizie) e Lactalis (così marchi gloriosi come Ramazzotti, Galbani, Parmalat (Londra: 0NQB.L - notizie) , Berluti e Locatelli hanno attraversato le alpi con conseguenze negative per tutta la filiera), Ristochef leader nella ristorazione (acquisita da Elior (Parigi: FR0013204435 - notizie) ), il fondo Ardian ha comprato Irca (componenti alimentari), il fondo Alpha Pavan, all’editoria (raid di Lagardère (Parigi: FR0000130213 - notizie) su Rusconi), alle joint-ventures sbilanciate come quella tra Alstom (EUREX: 2229080.EX - notizie) (che fabbrica i treni Italo di NTV ed ha acquisito GE signaling) e Leonardo-Finmeccanica. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) turismo il tentativo di scalata del milanese Bonomi su Alpitour è stato superato dall’accordo coi cinesi.

I servizi ambientali sono presidiati da Veolia tramite la sua controllata Siram. Il settore vinicolo ha visto l’acquisizione di Biondi Santi, produttore di Brunello, per mano di Epi (HKSE: 0689-OL.HK - notizie) . Nel bricolage la calata di Leroy Merlin ha significato da subito la leadership del mercato. In tutte le grandi operazioni di fusione industriali che hanno visto la presenza dei francesi sono stati quasi sempre questi ultimi i predatori da Sanofi (Londra: 0O59.L - notizie) , al blocco delle avance di Pepsi su Danone, al caso dell’anglo-indiana Mittal che aveva nel mirino il gruppo metallurgico Arcelor, al deal riguardante l’americana Lucent (Parigi: FR0000130007 - notizie) (un gigante attivo nei sistemi di telecomunicazione) preda di Alcatel. Senza contare poi gli aiuti statali che hanno impedito il fallimento di società come Alstom (Londra: 0J2R.L - notizie) e Air France (Parigi: FR0000031122 - notizie) (ma l’U.E. sa distinguere molto bene, e comportarsi conseguentemente, quando si tratta di paesi di serie A o di serie B). Proprio Air France era anche il primo azionista di Alitalia (Stoccarda: 2278962.SG - notizie) , l’unico azionista industriale a dir la verità, e si è poi sfilata avvertendo la situazione fortemente compromessa della compagnia di bandiera. Nel ferroviario l’unica società privata la NTV di Punzo e Montezemolo è a detta di molti un cavallo di troia dei francesi di SNCF che già ne possiedono il 20%. Nei servizi postali con Asendia (azionista La Poste) costituiscono il secondo operatore italiano, La Poste ha acquisito una quota, per il momento minoritaria, di Brt, che è il primo operatore nella logistica. Nella consulenza strategica il maggiore attore nazionale Bip è posseduto da un fondo francese. Ancora Bolloré si appresta entrare nelle auto car sharing con Autolib e Generale Industrielle presidia il business del lavoro interinale.

Nella moda (e settori connessi) più che in ogni altro settore si rende tangibile l’espansionismo dell’Esagono, qui ormai non si parla più di acquisizioni ma di “Opa residuale”, essendo così sterminato l’elenco dei brand acquisiti (Gucci, Brioni, Richard Ginori, Gattinoni, Bottega Veneta, Bulgari, Fendi, Loro Piana, Pomellato, Pucci, Acqua di Parma, Nardini orologi, Dondup, persino la pasticceria milanese Cova con Ppr/Kering (Londra: 0IIH.L - notizie) e Lvmh), Zanotti partecipato da L Cap (fondo di private equity di Lvmh) e i pochi rimasti sono anch’essi nel mirino. Anche l’occhialeria di Safilo è nel mirino del colosso Kering del finanziere Pinault. Loro Piana è stata venduta ad Arnault che si è preso pure le bici Pinarello. Dal 2012 il fondo di private equity francese Pai ha acquistato Marcolin e Coin, ultima traccia italiana nei grandi magazzini. Nell’oreficeria Stroili è finita a Histoire d’or. Anche la Zucchi è stata rilevata dal fondo Astrance dopo i disastri della gestione Buffon, mentre il sito di e-commerce Showroomprivé acquisisce Saldiprivati. Del resto che aspettarsi da un paese con eccellenze incredibili nell’alimentare che non ha quasi più supermercati, col 60% dell’arte mondiale in Italia che spende l’1% per i beni culturali e senza ormai una compagnia aerea di bandiera, con un risparmio pazzesco che si affida sempre più a gestori esteri: il futuro ci riserverà evidentemente il deserto anche nelle aziende della moda (dopo che già la chimica e l’elettronica sono quasi sparite).

Neppure l’immobiliare l’ha scampata con Foncière des régions che si è comprata Beni Stabili (Londra: 0OF3.L - notizie) , massiccia anche la presenza di BNP (Parigi: FR0000131104 - notizie) con una raccolta fondi nel real estate per 6 miliardi. Gli ultimi 20 anni, che parrebbero non esser così negativi, dicono che i francesi han investito per 100 miliardi da noi e noi la metà da loro. Ma le cifre non dicono tutto, perché le loro acquisizioni hanno un peso enormemente superiore per le dimensioni e la creazione di gruppi integrati internazionali mentre le nostre sono per lo più di taglia medio-piccola e d’importanza regionale. Pochi gli investimenti significativi in Francia e ancor meno quelli di successo: un’acquisizione di Ciment français (una società edile, non certo un gioiello tecnologico o finanziario) da parte di Italcementi (Amburgo: 1086183.HM - notizie) , la disastrosa operazione Moulinex (conclusasi col fallimento della società) da parte dei bresciani Nocivelli, le disastrose acquisizioni della piccola casa editrice Flammarion (pagata carissimo) da parte di Rcs, Generale de Santé comprata dai Ligresti e poi ripresa dai transalpini ed Emap di Mondadori.

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Recenti le acquisizioni di Carte noir e Grand Marnier (Parigi: FR0013154440 - notizie) rispettivamente da parte di Lavazza e Campari (Milano: CPR.MI - notizie) . Unica operazione in un settore pesante l’ingresso nel 2013 di Snam (Amsterdam: QE6.AS - notizie) in Tigf (società distributrice di gas metano) e i cantieri STX (KSE: 011810.KS - notizie) che stanno per esser rilevati, dal fallimento dell’azionista coreano che ne deteneva il controllo, da Fincantieri, l’unica a fare un’offerta. Infine Luxottica viene invece inglobata in Essilor per creare un gigante integrato dell’ottica (in questa fusione “tra uguali” in cui però è Luxottica (Milano: LUX.MI - notizie) ad avere tutti i ratios economici migliori ma la sede, la quotazione e la proprietà futura sono o saranno francesi) ma in questo caso pur restando a.d. l’ottantenne Del Vecchio alla sua uscita è già stata preparata la successione al francese Sagnières (che già ora ha gli stessi poteri del fondatore di Luxottica), in questo caso il fattore decisivo pare essere la successione dell’industriale (avendo 6 figli da 3 diverse unioni che per il futuro non promettono nulla di buono dal punto di vista della continuità dell’impegno famigliare e infatti in prospettiva le 3 nidiate dovrebbero avere 1/3 a testa circa oltre a 20 miliardi da spartirsi).

Insomma i francesi ci stanno trattando, né più né meno, che come una colonia, sfilandoci aziende pesanti (quelle da cui dipendono ricerca, filiera, commercializzazione e futuro di un paese) e acquisendo buona parte del secondo tessuto manifatturiero europeo grazie alla totale insipienza italiana e a tutti i livelli. Parlano tanto dei campioni europei che si fanno sì ma il controllo ce l’hanno sempre loro. L’obiettivo è di poter così meglio competere economicamente con l’ossessione gallica, la Germania, da una posizione più rispettabile anziché da una ridicolmente inferiore. La Francia (con l’intervento pesante dello Stato da un punto di vista legislativo, di pressione e d’investimento diretto) ha sempre avuto una politica industriale granitica e chiara: difesa dei campioni nazionali, rafforzamento dei settori tradizionali (moda, alimentare, grande distribuzione, finanza), acquisizione estere finalizzate soprattutto ad uno scopo: riparare alla sua debolezza nel manufatturiero.

Esattamente il contrario dell’Italia, ove da decenni la grande assente è proprio lei: la politica industriale . Si è passati dalle privatizzazioni affrettate e sconclusionate a buon prezzo (per capitalisti e investitori) di fine anni ‘90, più per ragioni di rientro del deficit pubblico e per l’adesione all’U.E. che per altro, alla stasi di questi ultimi anni, senza che alcun disegno organico, neppure abbozzato, presiedesse a questi processi. Si poteva scegliere, per restare in Europa, tra una vera svolta liberista e commerciale all’inglese o alla spagnola a un modello più sociale con una manifattura di qualità fortissima (Germania) o al capitalismo di stato con la difesa delle imprese nazionali sempre e comunque (Francia). Invece come al solito si è scelto di non scegliere o meglio di tirare a campare con tante Pmi (sempre più in crisi perchè incalzate dalla concorrenza asiatica e dalle difficoltà d’innovazione e di accesso ai canali finanziari) e pochissime grandi imprese comandate fino a poco fa da imprenditori di nomina politica (più o meno diretta) o “privati” che non amano rischiare, abituati a controllare gruppi da decine di miliardi di fatturato con esborsi infinitesimali grazie ad interminabili “scatole cinesi” che poi rivendevano infischiandosene del mercato, non mancando mai di parlare di competitività ed etica ai soliti convegni di Confindustria (con la borsa sempre più mattatoio del parco buoi, che vedono la Consob attivarsi regolarmente quando tutti i buoi son scappati e la stalla è crollata) e di restarsene rintanati nel calduccio a riscuotere le salate gabell Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online