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Ethereum 2.0 a un passo dallo staking, ma negli USA tasse onerose

Ethereum 2.0 potrebbe essere finalmente realtà alla fine del 2020. La testnet Medalla, una delle testnet di ETH 2.0 che si occupa di effettuare i test del nuovo sistema, sta coinvolgendo circa 20 mila validatori per mettere a punto il sistema e verificare ogni eventuale criticità.

Sulla testnet Medalla, inoltre, ci sono 658 mila ether staked. Si tratta ovviamente di un token non reale, nel senso che gli ether circolanti sulla testnet non hanno alcun valore all’esterno della testnet stessa: sono ETH virtuali.

Da un punto di vista tecnico l’accesso alla testnet è garantita da cinque client, tra cui Prysmatic Labs’ Prysm, ChainSafe’s Lodestar, PegaSys’ Teku, Status’ Nimbus e Sigma Prime’s Lighthouse.

Ethereum 2.0 è il coronamento dell’idea iniziale di Vitalik Buterin, operare con una piattaforma Proof-of-Stake. Ci sono voluti però 5 anni (Ethereum nasce ufficialmente il 30 luglio 2015) perché fosse possibile arrivare a uno sviluppo tecnologicamente accettabile della tecnologia digitale necessaria a compiere il passaggio dall’attuale modello di consenso Proof-of-Work.

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Ebbene lo staking di ETH potrebbe per gli statunitensi configurarsi come un grosso problema nella fase di dichiarazione dei redditi all’IRS, l’Internal Revenue Service, che possiamo considerare l’Agenzia delle Entrate degli USA.

C’è un grosso problema con la dichiarazione dell’attività di staking negli Stati Uniti, che già ora affligge i contribuenti statunitensi che effettuano lo staking di altre altcoin come XTZ (Tezos), o Atom, o ancora NEO, ONT (Ontology).

Gli interessi sullo staking e la tassazione negli USA

Dal momento che l’attività di staking genera degli interessi, l’IRS tassa questa attività ma mancando una normativa specifica attualmente lo staking viene tassato in un modo che costringe sia il contribuente che la stessa autorità di riscossione delle tasse a procedure di rendicontazione estenuanti e complesse.

Il problema è che la legge attuale potrebbe interpretare ogni singola generazione di token in un blocco come un evento di tassazione a sé stante. Un qualcosa di mostruoso che farebbe impazzire qualsiasi contribuente o il suo commercialista.

Alcuni deputati del Congresso degli USA responsabili del comitato sulla tecnologia blockchain, hanno scritto ai responsabili delle politiche per la tassazione dell’IRS per chiedere una riflessione sulla questione.

Nella lettera inviata all’IRS viene chiesto di prendere in adeguata considerazione l’idea di rivedere la tassazione dell’attività di staking, perché si possono creare situazioni in cui le tasse da pagare potrebbero essere superiori a quanto realmente guadagnato dall’attività.

Ciò che viene chiesto, quindi, è che solo i reali guadagni dei contribuenti vengano tassati per svolgere l’attività di staking.

Ethereum 2.0 e lo staking azzoppato negli USA

Sebbene lo staking sia una attività lucrativa da anni per chi è attivo nel settore delle criptovalute, va considerato che il passaggio di Ethereum 2.0 al metodo del consenso PoS causerà il coinvolgimento nello staking di un alto numero di persone.

Gli statunitensi potrebbero però lasciarsi intimidire ed essere frenati da un IRS “bacchettone” incapace di applicare appropriatamente la tassazione su tale attività lucrativa.

A nessuno piace pagare le tasse, ma vanno pagate, tuttavia pagare due volte le tasse o pagare più tasse di quanto si guadagna dall’attività di staking, scoraggerebbe chiunque dallo svolgere tale attività.

Indirettamente ciò potrebbe essere un danno per Ethereum 2.0 e il suo futuro negli USA: in molti potrebbero rinunciare allo staking, con quello che ne consegue anche sotto il profilo della sicurezza del sistema.

Tassare quando si vende

La proposta, in definitiva, è quella di considerare i nuovi token staked come proprietà e di tassare quindi i nuovi token solo quando venduti. Appunto come si fa con una proprietà.

This article was originally posted on FX Empire

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