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EUR/CHF bloccato a 1,0660

In aumento l’IPC svizzero

di Arnaud Masset

L’indice dei prezzi al consumo svizzero di gennaio è risultato leggermente superiore alle attese, rimanendo invariato, a fronte della contrazione del -0,1% m/m prevista dagli economisti. Su base annua, l’indice primario è salito dello 0,3% a/a – in linea con le attese – rispetto al rilevamento piatto di dicembre. L’indice HICP (l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che permette di confrontare gli indici IPC dei paesi UE) mostra un rialzo pari allo 0,3% a/a a gennaio, invece su base mensile l’indice si è contratto dello 0,2%.

Anche se i prezzi di abbigliamento e calzature hanno fatto registrare il calo maggiore, perché la fine dei saldi natalizi ha trascinato al ribasso i prezzi, il quadro generale non è cambiato granché nel primo mese dell’anno. Dopo la pubblicazione, l’EUR/CHF si è mosso lateralmente intorno a 1,0660. Neanche la bocciatura degli elettori svizzeri della riforma sulla tassazione delle imprese di domenica ha consentito al franco di indebolirsi, suggerendo che gli investitori possono sopportare altre cattive notizie dalla Svizzera. Infatti, nonostante il marcato rally delle borse, lo scenario geopolitico su entrambe le sponde dell’Atlantico non è mai stato così incerto. Questa incertezza incoraggia gli investitori internazionali a mantenere parte dei loro investimenti in asset considerati rifugi sicuri. Il franco svizzero non è l’unico a trarre vantaggio dalla situazione, anche il metallo giallo ha guadagnato più del 7,5% dall’inizio dell’anno. Alla luce del contesto attuale, non vediamo ragioni per una modifica delle dinamiche attuali; il calendario politico in Europa e i primi 100 giorni di Trump rimangono le sfide principali dell’anno.

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Gli indicatori ZEW su Germania ed Eurozona dovrebbero generare ottimismo

di Yann Quelenn

Quest’anno la principale fonte di apprensione per i mercati finanziari è l’incertezza politica in Europa. Oggi saranno diffusi gli indici sul sentiment ZEW riferiti a Germania ed Eurozona. Per quanto riguarda la Germania, i mercati sono ansiosi di farsi un’idea su ciò che sta succedendo. Il sondaggio dovrebbe riflettere le difficoltà di fondo dell’Eurozona. È chiaro, per esempio, che le elezioni europee (in Francia, Germania e Paesi Bassi) eserciteranno importanti pressioni al ribasso sul sentiment degli economisti, che, a nostro avviso, dovrebbe rimanere discordante.

Tuttavia, questo indicatore non riflette pienamente la solidità di base della maggiore economia europea. Il decennale tedesco è in rialzo dall’inizio dell’anno, con un rendimento pari circa allo 0,33%. Sembra che il rischio di deflazione si stia lentamente attenuando e l’IPC di fondo annuo riferito all’Eurozona è in rialzo (0,9% a/a) e ora è ai massimi da due anni. Inoltre, l’obiettivo dell’1,7% fissato dalla BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) per il 2019 sembra raggiungibile e pare che ci troviamo a una svolta in termini di politica monetaria.

Sul fronte valutario, il catalizzatore principale per l’euro è l’incertezza politica e ciò aiuta sicuramente la BCE, perché essa esercita pressioni rialziste sull’inflazione e, di conseguenza, sulla crescita. Abbiamo pareri contrastanti sulla moneta unica, perché c’è un forte rischio di deprezzamento dovuto alla continua ascesa dei partiti nazionalisti, malgrado i dati economici in miglioramento.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online