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Europa o Usa: chi vincerà la sfida dei mercati 2017?

I mercati stanno registrando la solita calma natalizia, quella che si registra tutti gli anni durante le festività. Ieri Piazza Affari ha chiuso con un passivo dello 0,8% a causa anche dei volumi bassi e della zavorra dei bancari. In negativo anche protagonisti come Telecom Italia (Amsterdam: TI6.AS - notizie) che ha chiuso a -3,2%.

Le previsioni di Citigroup (NYSE: C - notizie)

Intanto si moltiplicano le previsioni per il prossimo anno, un 2017 che vedrà l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump come 45esimo presidente Usa. In vista dell'unico evento che segnerà i calendari economici di gennaio, gli esperti di Citigroup guardano con fiducia ai mercati, agli Usa e in particolar modo all'indice S&P500, da loro giudicato particolarmente favorito proprio con l'arrivo del magnate. Alla base della fiducia è la politica di agevolazione e semplificazione fiscale indirizzata alle grandi industrie ad aiutare un notevole miglioramento degli utili societari previsti in aumento del 9% in media. In realtà a favorire una generale ripresa non sarà solo tutta la serie di semplificazioni e di tagli, ma anche il ritorno in patria dei capitali detenuti dalle multinazionali e la serie di investimenti che, tra il 2017 e il 2018, riguarderà il settore delle infrastrutture, così come presentati in campagna elettorale dal tycoon. Grazie a questo concentrato di risultati, secondo le proiezioni di Citigroup non è assurdo pensare a un S&P500 che potrebbe arrivare a 2.425 punti.

La view di Allianz Global Investor

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Non agli Usa ma all'Europa guardano gli esperti di Allianz Global Investor che parlano per il Vecchio Continente di riscatto dopo un 2016 che si chiuderà presumibilmente con una differenza di 11 punti percentuali rispetto a Wall Street. La causa dell'ennesimo flop, secondo la loro analisi, è da ricercarsi nella dinamica degli utili: all'entusiasmo delle previsioni di fine anno, segue una revisione a metà percorso che poi finisce spesso per chiudersi in un risultato di parità, se non di perdita, alla fine. Come se ciò non bastasse negli ultimi due anni e quindi nel 2015 e nel 2016, il petrolio prima e il settore del credito e delle banche dopo, hanno rappresentato pesanti zavorre senza le quali il paniere europeo avrebbe potuto vedere un segno più rispettivamente del 4% e del 6% per l'anno in corso. Il 2017, invece, sarà diverso.

Come mai?

Oltre alla stabilizzazione del settore energetico e dei bancari, si prevede anche una performance interessante per i titoli legati alle commodity in seguito agli spfrzi fatti da molte aziende per riuscire a contenere i costi e massimizzare gli investimenti. A tutto vantaggio, dunque, della resa. Un riscatto, quello previsto per il Vecchio Continente, che permette di considerare l'Europa come “la regione più interessante nel modo sviluppato, dal punto di vista economico”. La view degli esperti di Allianz Global Investor sulla politica di Trump, però, non è ottimista come quella di Citigroup: anche ammettendo che il nuovo presidente riesca a mandare in porto tutti i suoi disegni e a far varare investimenti nelle infrastrutture per circa un trilione di dollari, le conseguenze più evidenti, ovvero quelle più forti sul mercato internazionale, sarebbero quelle di un'accelerazione del processo di normalizzazione dei tassi di interesse da parte della Fed e, in ultima analisi, di un rafforzamento del biglietto verde, a discapito dei mercati emergenti.

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