Ex-Ilva, Arcelor-Mittal ci ripensa: "5mila esuberi o non rimaniamo"
C'è forse un ripensamento dopo la nota di addio all'ex-Ilva da parte di Arcelor Mittal. Il gruppo siderurgico, durante il lungo vertice del 6 novembre con Giuseppe Conte, sembra aver messo in discussione la recessione del contratto, e ha proposto al governo le "condizioni" per rimanere. Ma il prezzo è alto, altissimo.
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Tre le richieste della società:
lo sblocco del sequestro dell'altoforno Afo/2 (nelle mani della magistratura dopo la morte di Alessandro Morricella)
il ripristino dell'immunità penale
il dimezzamento dell'organico assunto.
Detto in parole povere:per rimanere, Arcelor dovrebbe mandare a casa 5.000 persone sugli oltre 10.000 dipendenti attuali (10.777 per la precisione). Insomma, una tragedia per Taranto, la cui economia si regge perlopiù sull'ex Ilva, per l'Italia e per il governo M5s-Pd.
Le due possibilità del governo
Il governo si trova di fronte a una scelta quanto mai complicata: da un lato si apre la possibilità di negoziare con Arcelor Mittal, facendola rimanere a costo però di un ridimensionamento consistente del personale e la concessione della garanzia dello scudo penale per i vertici dell'azienda. Dall'altro, Conte potrebbe scegliere di non scendere a compromessi, gentilmente accompagnando Arcelor all'uscita e nazionalizzando la gestione dell'acciaieria più grande d'Europa.
Prima di prendere una decisione, il Conte ha comunque preferito chiedere alla compagnia di pensare ad una nuova proposta nelle prossime 48 ore.
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Ha spiegato il premier: “Il tema è che l'azienda ritiene che con i livelli di produzione attuali, scesi a quattromila tonnellate, gli investimenti non siano sostenibili; ritiene quindi di non poter assicurare gli attuali livelli di occupazione. Per assicurare la continuità aziendale ci viene proposto l'esubero di 5mila lavoratori". In alternativa, ha continuato il Conte, l’azienda e i dipendenti tornerebbero ai commissari straordinari.
“Al momento, il nostro strumento - ha precisato - è la pressione nel nostro sistema Paese. Arcelor vuole il disimpegno o un taglio di 5mila lavoratori” ma “nessuna responsabilità sulla decisione dell’azienda può essere attribuita al governo. L’Italia è un Paese serio, non ci facciamo prendere in giro”.