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FAANG in crisi? Arrivano i MAGA

Non più tardi di 5 giorni fa da Wall Street arrivava l'allarme riguardante Amazon. Le sue ottime trimestrali facevano serpeggiare, oltre agli ottimismi di rito, anche qualche riflessione che proprio ottimista non era.

Amazon fa paura?

Aswath Damodaran, professore di finanza aziendale e valutazione alla Stern School of Business della New York University, definito il "Decano della valutazione" si era detto terrorizzato da Amazon intesa come compagnia.

“Personalmente lo trovo sopravvalutato, ma allo stesso tempo non si può scommettere contro perché è un gigante troppo grande per crollare. Sinceramente non sono nemmeno sicuro di quale sia il business core dell'azienda. Si tratta di una piattaforma che può essere utilizzata praticamente per distruggere qualsiasi attività commerciale ed può essere usata in ogni campo e settore".

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Una specie di Leviatano dell'e-commerce che poteva trascinare in alto o in basso anche i suoi colleghi. Il ragionamento di base potrebbe però essere applicato anche a tutto il resto dei FAANG (Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) , Amazon, Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) , Netflix (Xetra: 552484 - notizie) e Google-Alphabet (Xetra: ABEA.DE - notizie) ) tutti giganti di primo piano nei rispettivi settori, settori che, tra l'altr, hanno loro steso creato, come nel caso di Netflix. Le trimestrali finora presentate hanno dato risultati contrastanti: da un lato il già citato ottimo risultato di Amazon e quello di Alphabet, dall'altro il calo degli abbonati di Netflix e il crollo di Facebook a causa delle conseguenze dello scandalo sulla compravendita dei dati sensibii. Resta aplle, che renderà pubblici i numeri solo alle 23 ora italiana. Intanto per quanto riguarda i FAANG, non bisogna dimenticare una "piccola" particolarità: da soli capitalizzazano il 40% del Nasdaq100. Con l'aggiunta di Microsoft (Euronext: MSF.NX - notizie) si arriva a 50%.

FAANG in crisi?

Per questo motivo spaventa l'idea che i FAANG potrebbero essere in una fase di crisi. Una prima conferma arriverebbe anche dai dati dell'indice NYSE FANG+ che include Facebook, Amazon, Netflix, Google, Apple, Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) , Tesla, Nvidia (Swiss: NVDA.SW - notizie) , Alibaba (Berlino: AHLA.BE - notizie) e Baidu (Swiss: BIDU.SW - notizie) (questi due ultimi i corrispettivi cinesi di Amazon e Google) che ieri si è attestato a -2,8% lunedì, risultato che porta l'indice al di sotto della soglia del 10% rispetto ai massimi toccati il 20 giugno. Una preoccupazione condivisa anche da Mike Wilson di Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) , che paradossalmente incolpa gli ottimi risultati di alcuni nomi, primo fra tutti Amazon, che hanno spinto il mercato a volere di più senza sapere, però, cosa altro attendersi. Il rischio legato alle azioni del settore hitech non è stato percepito (o lo è stato solo in misura minore) con la conseguenza di creare sempre attese altissime su tutte le azioni del settore con aumento esponenziale delle vendite in caso di delusione.

I motivi della perdita di fiducia

Valutazioni troppo elevate, stime prudenti sulla crescita futura e dati deludenti su utili e profitti, senza contare il rallentamento degli utenti che, per motivi addirittura demografici (come nel caso di FB che ha superato quota 2,2 miliardi di utenti registrati) non possono pensare di crescere all'infinito, sono stati i motivi principali di un calo che indica come le speranze del settore, o per lo meno di un ramo del settore hitech, erano state troppo elevate. A questo si aggiunga anche l'effetto nevrosi, il quale ha portato in calo anche Alphabet e Amazon a prescindere dai risultati ottimali dei conti. Ultima zavorra al sempre più diffusa diffidenza da parte degli utenti alimentata anche dalla presenza di fake news e di episodi di molestie da parte di haters o troll. Da qui la possibile sostituzione dei FAANG con nuovi protagonisti, i MAGA ovvero Microsoft, Amazon, Google, Apple. La differenza? Meno social e più valore intrinseco. Nello specifico il caso più interessante è quello di Microsoft che in questo momento riveste il ruolo di “dinosauro” riuscito, seppur in ritardo, a reinventarsi.

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