Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    33.922,16
    +40,66 (+0,12%)
     
  • Dow Jones

    37.855,98
    +80,60 (+0,21%)
     
  • Nasdaq

    15.338,21
    -263,29 (-1,69%)
     
  • Nikkei 225

    37.068,35
    -1.011,35 (-2,66%)
     
  • Petrolio

    83,06
    +0,33 (+0,40%)
     
  • Bitcoin EUR

    60.114,06
    +421,06 (+0,71%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.334,09
    +21,47 (+1,57%)
     
  • Oro

    2.407,40
    +9,40 (+0,39%)
     
  • EUR/USD

    1,0647
    +0,0001 (+0,01%)
     
  • S&P 500

    4.971,95
    -39,17 (-0,78%)
     
  • HANG SENG

    16.224,14
    -161,73 (-0,99%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.918,09
    -18,48 (-0,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8600
    +0,0044 (+0,51%)
     
  • EUR/CHF

    0,9684
    -0,0027 (-0,27%)
     
  • EUR/CAD

    1,4646
    -0,0005 (-0,03%)
     

La Fed aumenta i tassi. Ma anche le domande degli analisti

Il dollaro costerà di più. Alla fine il rialzo tanto atteso e sempre meno temuto, è arrivato anche ufficialmente: ieri sera Janet Yellen governatore della Federal Reserve, ha annunciato che il livello dell’asticella dei tassi di interesse Usa è salito nel range tra 0,75%-1% in aumento dal precedente livello fissato a 0,5-0,75.

I motivi della decisione

La decisione è stata presa quasi all’unanimità ovvero con nove voti a favore su 10 con la sola opposizione di Neel Kashkari della Fed di Minneapolis. Una scelta che negli ultimi tempi era diventata sempre più obbligata in particolar modo dopo la pubblicazione degli ultimi dati macro provenienti dal mondo dell’economia e del lavoro: 235 mila unità secondo il report dei non-farm payrolls, un dato che però, a sua volta, contrasta con quello dei salari ancora contraddistinti da un aumento limitato con innegabili conseguenze sui consumi, a conferma di un mondo del lavoro che, sebbene possa vantare una disoccupazione che non va oltre il 4,7% come previsto per dicembre, è anche fortemente indebolito da una qualità del lavoro e dei salari inferiore alle attese. Ma questa potrebbe non essere certo l’ultima contromossa e soprattutto non si dovrà aspettare più di tanto per assistere alla successiva; la stessa Yellen, infatti, pur non fornendo alcuna roadmap ai giornalisti, ha tenuto a precisare che non è più il caso di rallentare ulteriormente un processo di normalizzazione che sarebbe controproducente non incoraggiare. Tradotto in altri termini: nel corso delle prossime sedute sarà lecito attendersi altri 2 ritocchi al rialzo.

I dati contrastanti dell'economia Usa

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Per questo i membri del FOMC (Federal Open Market Committee) potrebbero portare a 3 gli aumenti totali per quest’anno, la stessa cifra che potrebbe essere registrata anche nei prossimi due anni con un trend che vedrebbe l’appoggio di un numero maggiore di membri favorevoli. Alla base di questo orientamento non solo il peso dell’inflazione sempre più vicina ormai al target del 2% anche per la frazione core, cioè quella depurata dalle voci più volatili come quelle dell’energia, ma anche le prospettive di un’economia Usa pronta alla crescita con nuove regole in arrivo. Impossibile non pensare alla deregulation promessa da Trump e soprattutto ai numerosi investimenti che, sempre in campagna elettorale lo stesso presidente ha più volte annunciato. Questo metterebbe un forte accento sul processo di aumento del costo del denaro che vede la Fed controcorrente rispetto al resto delle politiche monetarie internazionali ancora caratterizzate dalla consapevolezza di un accomodamento ancora necessario a causa di una situazione generale ancora fragile. E a farlo sospettare è una previsione in particolare, quella della Fed di Atlanta (BSE: ATLANTA.BO - notizie) che guarda proprio agli Usa e alla loro crescita nel primo trimestre del 2017 vista non oltre lo 0,9%, troppo poco per giustificare non solo due rialzi dei tassi in tre mesi ma anche una possibile marcia trionfante verso un costo del denaro più alto per tutto il resto del prossimo triennio.

I dubbi degli analisti

Eppure gli esperti sono divisi: se da una parte i dati macro erano ancora incerti, per quanto tendenzialmente favorevoli, dall’altra il mercato ormai era orientato verso i 4 rialzi per il 2017 contro i 3 confermati dalla Yellen.

A confermare i dubbi anche Lance Roberts, chief investment strategist per Clarity Financial, secondo cui

Al di fuori dei prezzi gonfiati di molti asset, non ci sono prove di una crescita economica reale, come testimoniato anche da un tasso medio annuo di crescita del PIL di appena l'1,3% dal 2008, che tra l'altro è il più basso nella storiain assoluto"

Non solo, ma la stessa Fed, fa notare Roberts, ha confermato che al di là dei dati sulla fiducia per consumatori e imprese, entrambi positivi, non vi è stata alcuna sostanziale modifica nelle condizioni economiche, in cauto miglioramento. Una visione che, di per sè, contrasta con quella di Goldman Sach che parla invece di un ritardo delle mosse dela Fed rispetto ai dati derivanti dall'inflazione, il che potrebbe portarela banca centrale Usa ad aumentare i tassi in modo più aggressivo rispetto a quanto inizalmente pronostica per riuscire a mantenere sotto controllo un'inflazione sulla quale, nel caso in cui le misure di investimento e deregulation proposte da Trump dovessero decollare, la Fed rischierebbe di perdere il controllo.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online