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Fed, Bce e Delta affossano le borse Ue: peggiore seduta del 2021, bruciati 150 miliardi

Borse (Photo: Getty&HP)
Borse (Photo: Getty&HP)

Da un lato i timori per un ritiro anticipato delle misure a sostegno dell’economia da parte della Federal Reserve, dall’altro la preoccupazione che la variante Delta possa frenare la ripresa economica. Se a questi due sentimenti si aggiunge la freddezza con cui sono state accolte le decisioni sul target dell’inflazione prese dalla Banca Centrale Europea nell’ambito della sua Strategy Review, peraltro largamente annunciate, ecco spiegata la giornata nera delle borse europee, la peggiore del 2021. Chiusura in netto calo per i principali listini del Vecchio Continente che hanno “bruciato” più di 152 miliardi di euro. L’Ftse 100 a Londra è sceso dell′1,64% a 7.034,04 punti, il Dax di Francoforte dell′1,77% a 15.414,50 punti, il Cac 40 di Parigi è calato del 2,01% a 6.396,73 punti. Ma la maglia nera la detiene Milano col l’Ftse Mib che segna -2,55% a 24.641,47 punti. Anche lo spread ha chiuso in rialzo a 107 punti base, col rendimento del decennale italiano allo 0.76%.

Numeri a parte, le cause del crollo dei listini sono varie. Prima di tutto la paura per la variante Delta del Covid che col passare dei giorni diventa sempre più una minaccia per la ripresa dell’economia mondiale. Un segnale preoccupante è arrivato da Tokyo: il governo giapponese ha confermato l’intenzione di varare un nuovo stato di emergenza sanitaria per tutta la durata delle Olimpiadi, al via tra due settimane, prefigurando Giochi con poco pubblico, o addirittura senza. I media locali paventano la possibilità di gare a porte chiuse nella maggior parte dei siti olimpici nella Grande Tokyo.

“Il numero di nuovi casi continua ad aumentare a Tokyo”, ha affermato Yasutoshi Nishimura, ministro giapponese responsabile del fascicolo Covid-19. “Con l’aumento della circolazione delle persone, la variante Delta, più infettiva, rappresenta ora circa il 30% dei casi. Questa cifra dovrebbe aumentare ulteriormente” ha sottolineato Nishimura. Il nuovo stato di emergenza sanitaria durerà fino al 22 agosto e fisserà un tetto di 5.000 spettatori o il 50% della capacità di un sito, se maggiore. L’alcol sarà vietato nei bar e nei ristoranti, che dovranno chiudere alle 20:00. Eventi come i concerti devono terminare alle 21:00.

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Sebbene non sia stato fino ad oggi tra i Paesi più colpiti dal Covid, il Giappone fa i conti con una campagna di vaccinazione a rilento. Al momento solo il 15% dei cittadini giapponesi è totalmente immunizzato, motivo per cui i timori che la variante Delta possa trainare una nuova ondata iniziano a farsi concreti.

Tuttavia non è solo la risalita dei contagi un po’ ovunque ad aver affossato le borse. Ieri è stata pubblicata la minute della riunione della Federal Reserve, la Banca centrale Usa, del 15-16 giugno dalla quale è emerso che i membri del Fomc, il comitato di politica monetaria della Fed, hanno discusso dell’avvio del tapering e cioè su come e quando iniziare a ritirare le misure straordinarie di sostegno all’economia Usa. I membri del Fomc sono stati “sorpresi” da un’impennata delle pressioni sui prezzi più forte del previsto con la riapertura dell’economia e sono pronti ad accelerare le deliberazioni nella loro prossima riunione del 27-28 luglio, su quando e come ridurre i 120 miliardi di dollari di acquisti mensili di titoli del Tesoro e ipotecari.

Nelle minute si legge che “vari partecipanti” alla riunione del 15-16 giugno hanno ritenuto che le condizioni per ridurre gli acquisti di attività della banca centrale sarebbero state “soddisfatte un po’ prima di quanto avevano previsto.” Altri hanno invece visto un segnale meno chiaro dai dati in arrivo e hanno avvertito che la riapertura dell’economia dopo una pandemia ha lasciato un insolito livello di incertezza e richiederà un approccio “paziente” a qualsiasi cambiamento di politica. Inoltre una “maggioranza sostanziale” di funzionari ha visto i rischi di inflazione “inclinati al rialzo” e la Fed nel suo insieme ha ritenuto necessario essere pronta ad agire se quei rischi dovessero concretizzarsi”.

In altre parole la Fed vuole farsi trovare pronta nel ridurre gli acquisti di titoli se dovessero mostrarsi sviluppi economici imprevisti. Quello che conta, come sempre quando si parla di politiche monetarie, è comunque il messaggio: le aspettative della banca centrale Usa guidata da Jerome Powell sono, in media, di due rialzi dei tassi nel 2023. Nulla di imminente, ma i mercati non sembrano aver preso bene i toni da “falchi” emersi durante la riunione.

Né ne ha risollevato il morale la svolta, seppur largamente annunciata, della Banca Centrale Europea che oggi ha spiegato la sua strategy review che interviene in particolar modo sul target dell’inflazione. L’Eurotower non punterà più all’obiettivo “vicino ma al di sotto” del 2% ma più semplicemente al 2%, in maniera “simmetrica”. Vuol dire, in altre parole, che saranno consentiti per periodi transitori anche sforamenti al di sopra, e non più solo al di sotto, della fatidica soglia. La nuova definizione di obiettivo di inflazione “elimina ogni ambiguità”, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde. “Inoltre - ha continuato - è chiaro e facile da comunicare e fornisce un solido ancoraggio per le aspettative di inflazione. In questo modo la Bce intende sottolineare che il target del 2% “non è un tetto massimo”. La revisione strategica, adottata dal Consiglio Direttivo all’unanimità, conferma l’orientamento di medio periodo della politica monetaria: “Questo consente inevitabili scostamenti di breve periodo dell’inflazione dall’obiettivo - ha detto - nonché sfasamenti temporali e incertezza nella trasmissione della politica monetaria all’economia e all’inflazione”.

La decisione odierna, come ribadito da Lagarde, sicuramente concorre a fare maggiore chiarezza. Di obiettivo “simmetrico” nel perseguimento dell’obiettivo di inflazione, d’altro canto, ne aveva già parlato l’ex presidente dell’Eurotower Mario Draghi nel 2013, e in uno speech del 2016. Tuttavia la revisione della Bce non ha chiarito per quanto tempo sarà possibile sforare dall’obiettivo del 2% né l’entità tollerabile degli sforamenti, lacune che diversi analisti hanno subito notato e ricondotto a una volontà della presidente dell’Eurotower di restare sul vago, senza entrare nei dettagli.

“Lo strumento principale restano i tassi ma riconosciamo che in certe situazioni” la Bce continuerà a utilizzare gli altri strumenti cui ha fatto ricorso, “la forward guidance, gli acquisti di attività (Quantitative Easing) e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro) sono misure necessarie e resteranno nella ‘cassetta degli attrezzi’ che potremo utilizzare se necessario”, ha detto Lagarde in conferenza stampa.

Non solo: altre due novità riguardano il calcolo dell’inflazione e l’inserimento del clima nelle valutazioni di politica monetaria. Il Consiglio direttivo della Bce ha quindi confermato che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo “resta la misura dei prezzi più adeguata”, ma ha deciso di raccomandare l’inclusione nel corso del tempo delle abitazioni occupate dai proprietari. Quanto al clima, “oltre all’incorporazione completa dei fattori climatici nelle sue valutazioni di politica monetaria, il direttivo adatterà la struttura del suo quadro operativo di politica monetaria in relazione alla divulgazione, alla valutazione del rischio, agli acquisti di attività del settore aziendale e al quadro delle garanzie”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.