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La Fed (per ora) non si muove. Ma presto le cose cambieranno

Ancora nessun dettaglio preciso, per lo meno nessuna data che possa essere fissata con certezza sul calendario: questa la strategia della Fed che ieri ha comunicato di voler ridurre gli stimoli economici e il proprio bilancio "relativamente presto" e con una stretta "graduale".

Le decisioni della Fed

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo la banca centrale Usa ha lasciato i tassi all'1-1,25%. Da qui gli osservatori si sono sbilanciati nel prevedere la prossima mossa (riduzione del bilancio ormai giunto a 4.500 miliardi di dollari) a settembre durante la riunione del 19-20, e il terzo rialzo, presumibilmente, per dicembre. Nessuna reazione in borsa dal momento che le decisioni prese erano praticamente già scontate mentre le uniche attese restano sull'andamento dell'inflazione, andamento difficilmente valutabile vista la difficoltà di smuovere il costo della vita e farlo avvicinare al target fissato al 2%. Per questo motivo, data l'incognita presente , sarà necessario monitorare il trend . Stando al comunicato della Fed, e spese delle famiglie e gli investimenti fissi continuano ad e s sere voci solide, così come il mercato del lavoro.

Intanto sul lato politico, continuano le difficoltà del governo Trump. Il tentativo di abolire l'Obamacare è stato clamorosamente bocciato dalla Camera che precedentemente aveva accettato di discuterne (con un solo voto di scarto) pur non avendo sottomano una legge alternativa.

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I problemi politici

Sette i dissidenti all'interno del partito repubblicano che non se la sono sentita di votare per quello che in molti giudicano un salto nel buio. Troppo lacunose le alternative prese in considerazione (abolizione in due anni durante i quali si sarebbe lavorato alla creazione di una legge di stampo repubblicano), troppo drastica l'ultima versione presentata dai conservatori: qualora fosse stata accettata, infatti, avrebbe di colpo cancellato la copertura sanitaria di 26 milioni di americani, molti dei quali rappresentano un bacino di voti sicuri per gran parte dei rappresentanti. Il quadro che si presenta adesso è quello di una demolizione a piccoli passi della riforma democratica voluta da Obama e accettata dal Congresso con tanti, troppi emendamenti che ne hanno svilito, nel tempo, la vera natura. Impossibile però prevedere una tempistica: le battaglie tra gli scranni del Congresso sembrano difficili già sul nascere, ancora di più visto che gli stessi repubblicani sono indecisi sul da farsi e divisi al loro interno anche su altre questioni cruciali per l'agenda del presidente, prima fra tutte le semplificazione delle aliquote fiscali e gli investimenti statali nel settore delle infrastrutture.

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