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Finacial Times: l'Italia sarà la prossima a crollare

Se per la Grecia si è coniato il termine Grexit e per la Gran Bretagna si è scelto quello di Brexit, quale sarà il prossimo neologismo con il quale si dovranno confrontare i mercati iin futuro?

La condanna del FT

Sì, perchè secondo il Financial Times non si tratta di sapere se ci sarà una nuova debacle di un paese interno all’Unione ma a quanto pare il problema è capire chi sarà la futura vittima. E a questo proposito il giornale finanziario non ha dubbi: l’Italia è sulla rampa di lancio. Quella di Londra è la classica pietra tolta dalle fondamenta di un edificio per giunta già pericolante: l’equilibrio precario sul quale si reggeva è destinato a cedere. A cadere per prima sarà Roma già osservata speciale con le banche in piena crisi da sofferenze, il debito pubblico in perenne aumento, le difficoltà innumerevoli sul fronte del welfare e soprattutto la prossima, possibile, incertezza politica in arrivo ad ottobre con il referendum per la riforma costituzionale. ma è il settore del credito quello che spaventa di più visto che si è dovuti ricorrere a nuovi piani di aiuto per salvare gli istituti di credito del Belpaese dal momento che quelli precedentemente messi a punto (leggasi Fondo Atlante) non si sono rivelati adeguati per riuscire a puntellare l’edificio. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) nuove regole sul bail in, norme che circoscrivono il salvataggio della banca ai membri interni senza coinvolgere l’intera comunità dei contribuenti come fatto in passato, rende il margine d’azione ancora più limitato. Ironicamente graffiante la metafora fatta dalla testata che parla di un panorama interno talmente frammentato, con oltre 600 banche, che porta, alla fine, ad avere più filiali che pizzerie.

Le nubi sul futuro dell'Italia

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L’accusa mossa a Renzi è quella di aver fallito sulle riforme promesse visto che quelle fatte avrebbero un impatto solo marginale, nel tentativo di rafforzare il setotre bancario dal momento che Atlante non solo è stato accolto con scetticismo stesso da chi ne fa parte avendo versato poco più di 4 miliardi contro il minimo dei 5 previsti, e ancora di più dagli addetti ai lavori che non ritengono la sua presenza come una soluzione radicale per il sistema.

Ad ogni modo la testata sottolinea come l’intenzione del governo italiano sarebbe proprio quella di sfruttare la Brexit e le conseguenze possibili sul sistema del credito per riuscire a bypassare i paletti imposti dall’Europa in materia di finanziamento pubblico alle banche. La fragilità sempre più estrema ed estesa che si sta delineando potrebbe essere la pietra d’inciampo per tutti i politici attualmente al governo e, di conseguenza, per le possibilità che avrebbe l’Italia di restare in Europa.

A queste si aggiungono anche le parole di Wolfgang Münchau il quale in un altro editoriale di qualche giorno fa, sempre dalle colonne del FT, arriva addirittura a disegnare una sorta di road map dell'escalation: prima la perdita del referendum di ottobre, quindi le dimissioni, poi l’arrivo a Palazzo Chigi del M5S con le sue velleità separatiste, che porterebbe ad indire un referendum simile a quello inglese con la differenza di un “umore insurrezionalista” che, secondo l’autore dell’articolo, serpeggerebbe da tempo in Italia. Evidentemente Munchau non conosce bene la pigrizia di noi italici. Calcio a parte.

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