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Finisce la fase di bassa volatilità

Finisce la fase di bassa volatilità

Di Arnaud Masset

Dopo un agosto molto tranquillo, sui mercati finanziari torna a salire lentamente la volatilità, con gli investitori che iniziano a chiedersi se gli attuali livelli sui mercati finanziari siano sostenibili in un contesto caratterizzato da prospettive di crescita globale sommesse. Dopo aver toccato l’11% a inizio agosto, nel mese in corso l’indice VIX è cresciuto marginalmente, tornando intorno al 12,50%, comunque un livello basso rispetto al 27% raggiunto sull’onda del referendum sulla Brexit.

Sul mercato forex, la volatilità si è aggirata intorno ai minimi storici per gran parte dell’estate; ora che gli operatori rientrano dalle ferie e che tornano a salire le aspettative di un restringimento della Fed, risalgono anche gli indicatori del rischio. Per l’USD/USD, la volatilità implicita ATM a una settimana è salita al 7,6%, da un valore inferiore al 6% registrato il 15 agosto. La volatilità implicita ATM a un mese per l’USD/JPY stamattina si è impennata al 15%, perché gli operatori prevedono che, alla prossima riunione di politica monetaria che si svolgerà a fine settembre, la BoJ interverrà per impedire un ulteriore apprezzamento del JPY. Alla luce dei livelli molto bassi di volatilità visti di recente, ora non può che crescere.

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La GBP continua a rafforzarsi

di Yann Quelenn

Negli ultimi cinque giorni, la sterlina si è apprezzata contro il dollaro e l’euro. Il cable mira al livello a 1,32 USD, mentre l’euro sta scendendo verso £0,85. Evidentemente i mercati finanziari hanno scontato una forte svalutazione della sterlina sulla scia del voto sulla Brexit. Crediamo che, a questo punto, vi sia spazio per un ulteriore miglioramento della divisa britannica e che i mercati inizino a rendersene conto.

Gli ultimi dati diffusi nel Regno Unito non sono stati deboli quanto previsto dai mercati. Il turismo sta migliorando grazie all’attuale debolezza della sterlina. Anche i sussidi di disoccupazione sono diminuiti, il tasso di disoccupazione è ai minimi dal 2005, pari al 4,9%, e, sebbene sia crollata la fiducia dei consumatori, ciò non si riflette sull’economia. A luglio, infatti, le vendite al dettaglio sono balzate al 5,9% a/a. Per giunta, i titoli britannici sono in rialzo. Su quest’ultimo punto, però, bisogna sottolineare che la BoE sta iniettando dosi massicce di liquidità.

Ciò che sappiamo per certo due mesi dopo il referendum del 23 giugno è che gli investimenti non hanno fatto registrare la brusca flessione prevista. Il timore per le conseguenze della Brexit ha generato un certo deflusso di capitale, che rimane però circoscritto.

Se il Regno Unito sta meglio senza l’UE, non c’è motivo per cui altri paesi non chiedano di lasciare l’Unione o per lo meno richiedano delle condizioni specifiche per rimanere. La verità è che le elite sono molto restie a dare questa possibilità alla gente. Per esempio, in Francia non potrebbe svolgersi un referendum del genere. In chiusura, va anche detto che il Regno Unito non ha ancora lasciato l’UE. Il neo primo ministro britannico Theresa May ha già rinviato l’attivazione dell’articolo 50, che darà avvio al processo di uscita. Questo potrebbe essere, in fin dei conti, ciò che ancora pesa sulla sterlina.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online