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Fintech, spesa di banche e intermediari per il 2021-22 salita a 530 million - Bankitalia

Il logo Bankitalia a Milano

ROMA (Reuters) - La spesa di banche e intermediari non bancari in Italia nelle tecnologie fintech è cresciuta ancora con un'ulteriore concentrazione degli investitori.

Sono alcune delle evidenze della terza indagine fintech nel sistema finanziario italiano che Bankitalia conduce con periodicità biennale per fare il punto sullo stato di adozione delle innovazioni tecnologiche applicate ai servizi finanziari in Italia.

La spesa in tecnologie fintech per il biennio 2021-2022 è di 530 milioni di euro, in crescita dai 456 milioni del biennio precedente e distribuita su un sempre più limitato numero di intermediari, con i primi 10 investitori che pesano per l'84,7%.

Il numero complessivo degli intermediari che investono in tecnologie fintech sfiora le 100 unità (da 77 a 96) ed è cresciuto il numero dei progetti, a 329 da 267.

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L'indagine è stata condotta nel primo semestre di quest'anno su 59 gruppi bancari, 53 banche non appartenenti a gruppi e 51 intermediari non bancari. Di questi, 28 intermediari hanno sviluppato investimenti che prevedono la partecipazione diretta in imprese fintech, per un valore di 204 milioni.

Molti dei progetti con importanti investimenti riguardano mobile banking, digital lending e servizi connessi con l'open banking, mentre, sul fronte delle tecnologie, è elevato e pari al 58%, il peso degli investimenti in interfacce applicative e infrastrutture tecnologiche (API) sia per l'adeguamento alla direttiva europea sui pagamenti digitali sia per la diffusione del modello di open banking.

Altri progetti riguardano tecnologie basate su biometria e Robot Process Automation (RPA), intelligenza artificiale (AI), tra cui Machine Learning (ML) e Natural Language Processing (NLP).

I destinatari delle innovazioni sono per metà famiglie consumatrici e per un quarto imprese.

Nessun intermediario, dice una sintesi dell'analisi di Bankitalia, detiene crypto-attività nei propri bilanci, sia nella forma di esposizioni dirette sia come sottostante di derivati od oggetto di investimento di fondi comuni. Solo quattro intermediari offrono servizi di gestione di crypto-attività attraverso operatori terzi.

(Stefano Bernabei, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)