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FMI: crescita deludente, pericolo di stagnazione secolare

Crescita mondiale deludente, pericolo di stagnazione secolare, piani d'emergenza anti-shock e catastrofi umanitarie.

Il quadro generale

Non lascia molta speranza l’ultimo documento del Fmi sulla situazione economica globale con un Pil mondiale al 3,2% nel 2016 dal precedente 3,1% del 2015 e in ribasso rispetto al 3,4% presente nelle scorse previsioni, un ribasso che riguarda anche il 20127 con un 3,6% che adesso è diventato 3,5%. Il tutto senza contare i “rischi al ribasso” verso cui l’economia del pianeta è esposta, secondo quanto confermato dal capo economista del Fondo, Maurice Obstfeld. Tra questi l’eventuale Brexit, cioè l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, uscita che, qualora si verificasse, metterebbe a rischio rapporti commerciali ormai consolidati e stabiliti non solo a livello europeo ma anche a livello mondiale: per questo motivo è bene, sottolineano dal FMI, che le nazioni coinvolte preparino una serie di piani anti-shock.

La situazione per l'Italia e l'Europa

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Ormai le previsioni delle varie agenzie e delle organizzazioni internazionali vengono tagliate a ritmi sempre più veloci e con una forza sempre maggiore. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) suo ultimo World Economic Outlook il Fmi vede il prodotto interno lordo del Belpaese fermarsi all’1% contro le precedenti stime che parlano dell’1,3% e che erano state elaborate solo poco più di 4 mesi fa, a gennaio mentre per il 2017 il già preventivato 1,2% di crescita si è trasformato in 1,1%. Un taglio che contrasta anche con le previsioni del governo Renzi il quale nel suo Def parla di un pil a +1,2% quest’anno arrivando a sbilanciarsi sul 2017 con un pil a +1,4%. Ma il pessimismo dell’organizzazione diretta dalla neorieletta Christine Lagarde non si ferma qui: sempre sull’Italia il giudizio è negativo sia sul deficit/pil che sarà al 2,7% quest’anno e a all’1,6% il prossimo (contro quanto già detto dal Def e cioè al 2,3% per il 2016 e 1,8% per il 2017) sia per il debito pubblico destinato a salire al 133% contro le previsioni Def ferme a “solo” 132,4% mentre per il 2017 si arriverà al 131,7% per il FMI e al 130,9% per l’esecutivo italiano. Cifre non gradevoli nemmeno per l’inflazione a 0,2% per il 2016 che diventerà 0,75 nel 2017. Si va un po’ meglio sul fronte della disoccupazione: 11,4% nel 2016 dall'11,9% del 2015 e al 10,9% nel 2017.

Ma per Roma si potrebbe facilmente parlare di “mal comune mezzo gaudio” visto che tutta Eurolandia è incastrata in una crescita che nella sua totalità non arriva a +1,5% per quest'anno e a +1,6% per il 2017 con una serie di numeri piuttosto difformi che vanno dall'1,5% e 1,6% della Germania (rispettivamente pil 2016 e 2017), all'1,1% e 1,3% della Francia con balzi per Madrid a 2,6% e al 2,3%.

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