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Fmi vede "peggioramento" prospettive economiche globali, rischi recessione crescenti

Il logo del Fondo Monetario Internazionale a Washington

WASHINGTON (Reuters) - La prossima settimana il Fondo monetario internazionale taglierà l'attuale stima di crescita 2023 del 2,9%, ha detto la direttrice generale Kristalina Georgieva, citando i crescenti rischi di recessione e di instabilità finanziaria.

Secondo Georgieva, le prospettive per l'economia globale stanno peggiorando a causa degli shock causati dalla pandemia di Covid-19, dall'invasione russa dell'Ucraina e dai disastri climatici in tutti i continenti, e che la situazione potrebbe aggravarsi.

"Stiamo vivendo un cambiamento fondamentale nell'economia globale, da un mondo di relativa prevedibilità... a un mondo con maggiore fragilità, maggiore incertezza, maggiore volatilità economica, scontri geopolitici e disastri naturali più frequenti e devastanti", ha detto durante un discorso alla Georgetown University.

Georgieva ha affermato che il vecchio ordine, caratterizzato da bassi tassi di interesse e bassa inflazione, sta cedendo il passo a uno in cui "qualsiasi Paese può essere portato fuori strada più facilmente e più spesso".

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Secondo la direttrice generale del Fmi, tutte le maggiori economie mondiali - Europa, Cina e Stati Uniti - stanno ora rallentando, il che limita la domanda di esportazioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo, già duramente penalizzata dai prezzi elevati di cibo ed energia.

Il Fmi abbasserà le previsioni di crescita per il 2023 dal 2,9%, la quarta revisione al ribasso di quest'anno, quando pubblicherà il World Economic Outlook la prossima settimana, ha detto Georgieva. L'istituto di credito globale lascerà invariata la previsione di crescita attuale del 3,2% nel 2022 e non ha fornito alcun dato per la nuova previsione del 2023.

I temi della guerra in Ucraina e i rischi economici globali saranno dominanti durante le riunioni annuali del Fmi e della Banca Mondiale a Washington, che riuniscono i ministri delle Finanze e i banchieri centrali di tutto il mondo.

Secondo le stime del Fmi, i Paesi che compongono circa un terzo dell'economia mondiale registreranno almeno due trimestri consecutivi di contrazione quest'anno o il prossimo.

"E anche quando la crescita sarà positiva, sembrerà una recessione a causa della contrazione dei redditi reali e dell'aumento dei prezzi", ha aggiunto Georgieva.

Complessivamente, il Fmi prevede che la produzione globale si ridurrà di 4.000 miliardi di dollari da qui al 2026. Si tratta di una cifra che corrisponde all'incirca alle dimensioni dell'economia tedesca e che rappresenta una "enorme battuta d'arresto", ha precisato la presidente del Fmi.

L'incertezza rimane alta e sono possibili altri shock economici, ha spiegato, avvertendo che gli alti livelli di debito e i timori per la liquidità potrebbero amplificare il rapido e disordinato riprezzamento degli asset sui mercati finanziari.

La Georgieva ha affermato che l'inflazione rimane ostinatamente alta, ma le banche centrali dovrebbero continuare a rispondere con risolutezza, anche se l'economia rallenta.

Le misure fiscali adottate in risposta ai prezzi elevati dell'energia dovrebbero essere mirate e temporanee.

"In altre parole, mentre la politica monetaria spinge sul freno, non si dovrebbe avere una politica fiscale che preme sull'acceleratore. Questo renderebbe la corsa molto ardua e pericolosa".

La Georgieva ha esortato a sostenere maggiormente i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo, osservando che gli alti tassi di interesse nelle economie avanzate e il dollaro forte hanno innescato deflussi di capitale. La probabilità di deflussi di portfolio è salita al 40%.

La numero uno del Fondo monetario internazionale ha inoltre esortato la Cina e gli istituti di credito privati - che detengono la maggior parte del debito globale - ad affrontare il rischio di un ampliamento della crisi del debito nei mercati emergenti.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Francesca Piscioneri)