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FOCUS- Venti di cambiamento: come Enel e Iberdrola si sono preparate alla transizione energetica

Turbine eoliche di Iberdrola nel parco eolico di Maranchón

(Aggiunge nomi autori, nessuna modifica a testo)

di Stephen Jewkes e Isla Binnie

MILANO/MADRID (Reuters) - Enel e Iberdrola, le più grandi utilities europee, hanno visto la transizione energetica arrivare decenni fa quando altri si tirarono indietro per via dei costi elevati del solare e dell'eolico e decisero di rimanere nel business di carbone e petrolio.

Grazie alle decisioni prese in anticipo di acquisire reti elettriche e costruire impianti per le rinnovabili, le due utilities sono adesso tra le poche grandi aziende energetiche verdi che fronteggiano a testa alta l'industria del petrolio per fornire energia a basse emissioni.

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Giganti europei del petrolio come BP, Royal Dutch Shell e Total hanno rivolto il loro interesse verso l'energia elettrica, considerandola il settore attorno al quale costruire il loro business in un momento in cui cercano di reinventarsi come fornitori di energia pulita.

Eppure dovranno strappare una fetta di mercato ad attori già presenti come Enel e Iberdrola, che hanno per anni investito per trarre profitto dalla transizione verso un'energia più pulita, scommettendo che la scomparsa dei combustibili fossili sarebbe stata inevitabile.

La trasformazione delle due aziende in potenze mondiali dell'energia verde ha portato un incremento dei profitti e dei corsi di borsa e ha allo stesso tempo generato cash e dividendi nonostante la pandemia globale.

Nell'arco degli ultimi due anni le azioni sono andate alle stelle visto che l'interesse degli investitori si è spostato dal petrolio ad attività che erano percepite con fondamenta e capacità per guidare la sempre più rapida transizione energetica.

Enel e Iberdrola hanno creato una capacità di produrre energia pulita in mercati chiave come gli Stati Uniti e l'America Latina e mirano ora a combinare i 215 gigawatts delle loro capacità in rinnovabili entro il 2030, abbastanza da fornire energia a circa 150 milioni di case europee, in base ad una stima della società di consulenza Wood Mackenzie.

'BACIA IL RANOCCHIO'

Il punto di svolta per Enel fu la creazione di Enel Green Power (Egp) nel 2008, subito dopo aver lanciato un'offerta da 39 miliardi di euro per la spagnola Endesa, operazione che che ha accresciuto il suo accesso ai mercati in forte crescita dell'America Latina.

L'attuale AD di Enel Francesco Starace fu incaricato di guidare EGP come un business sostenibile e indipendente dai generosi incentivi che i governi stavano al tempo offrendo per dare il via alle loro spinta verso il 'green'.

L'AD di Iberdrola Ignacio Galan iniziò a prendere le distanze dal carbone ancor prima, quando assunse le redini della più grande utility privata spagnola nel 2001.

Dapprima ha chiuso le centrali a olio combustibile - con 3,2 gigawatts di capacità smantellati entro il 2012 - e in seguito ha messo fine all'attività delle ultime due centrali a carbone del gruppo nel 2020.

Contemporaneamente Iberdrola ha incrementato gli investimenti per la costruzione in Spagna di impianti a energie rinnovabili, principalmente parchi eolici, passando da 352 milioni di euro nel 2001 a oltre un miliardo nel 2004.

Galan ha incontrato una resistenza sia interna che regolamentare, nonostante Ubs avesse detto in uno studio del 2002 intitolato "Bacia il ranocchio" che il nuovo interesse di Iberdrola verso la riduzione delle emissioni avrebbe potuto generare dei profitti.

Gli investitori avevano ancora bisogno di essere convinti. Una fonte di Iberdrola ha ricordato i dubbi di un gestore di fondi statunitense circa i parchi eolici nel 2004, definiti delle carine freccette bianche conficcate nel fianco di una collina. Cambiò idea visitando la Spagna tre anni più tardi.

VANTAGGIO DALLE RETI

Secondo la società di consulenza Rystad Energy, le maggiori aziende petrolifere hanno ancora molta strada da fare per raggiungere i principali attori del rinnovabile in termini di capacità, nonostante i loro ambiziosi obiettivi. Rystad Energy stima che entro il 2035 Enel sarà ancora in vetta, seguita da Iberdrola and NextEra.

Enel e Iberdrola hanno un altro significativo vantaggio che gli analisti ritengono non sarà facilmente ottenibile dalle aziende petrolifere: un fiorente business delle reti elettriche.

Circa metà dei profitti di Enel e Iberdrola proviene dai milioni di chilometri di linee elettriche che trasportano elettricità all'interno delle case in Europa, negli Stati Uniti e in America Latina.

La maggior parte di queste reti rappresentano un monopolio con ricavi fissi e regolamentati, di cui gli operatori raramente vogliono disfarsi.

"Ogni nuovo soggetto che entra nel settore non sarà in grado di avere accesso con facilità e certamente non in maniera economica agli asset storici che Iberdrola ed Enel possiedono, ovvero le infrastrutture", secondo Tom Heggarty, analista di Wood Mackenzie.

I network costruiti per trasportare energia dalle centrali a combustibili fossili necessitano ora di un ingente round di investimenti per integrare la generazione di energia elettrica da fonti come i pannelli solari situati sui tetti, ugualmente capaci di immettere energia nella rete.

Gli 'incumbent' come Enel e Iberdrola sono quelli con le maggiori probabilità di fornire capitale, suggeriscono gli analisti.

Enel mira adesso a espandere il suo network di reti in Europa, America Latina, Stati Uniti e nella regione dell'Asia-Pacifico, hanno detto alcune fonti.

A novembre, il gruppo ha dichiarato che investirà 150 miliardi di euro per cercare di ridurre le emissioni dell'80% entro il 2030 e quasi triplicare la sua capacità in rinnovabili di proprietà a 120 gigawatts, con quasi metà degli investimenti totali riservata alle reti.

Iberdrola ha al contempo destinato più di un terzo dei propri investimenti pianificati alle reti, principalmente negli Stati Uniti, che diverranno il suo primo mercato in termini di asset regolati.

Il gruppo si è impegnato a investire 150 miliardi di euro per triplicare la sua capacità in rinnovabili e raddoppiare gli asset del proprio network entro il 2030.

(Tradotto da Federico Maccioni in redazione a Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, Federico.Maccioni@thomsonreuters.com, +48 58 7696595)