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A forza di prendere sberle a Salvini la testa s'è girata

(Photo: NurPhoto via NurPhoto via Getty Images)
(Photo: NurPhoto via NurPhoto via Getty Images)

Perché poi, per legge di natura, a forza di prendere sberle la testa, almeno per un attimo, si deve girare per forza. E così, che coincidenza, Matteo Salvini si è vaccinato proprio oggi, dopo settimane di ambiguità. Anche se, per l’occasione, ha scoperto la pudicizia della privacy, evitando di condividere la foto del suo braccio sui social che, negli anni, ci hanno deliziato dei suoi pranzi e delle sue cene, della nutella e della pancetta da nutella, delle sue grazie nel talamo amoroso, dei pargoletti al mare, eccetera eccetera. Il braccio, l’operatore sanitario, la siringa, quelli no, come se fosse un cattivo esempio perché poi che gli vai dire ai no vax, agli scettici, ai dubbiosi a cui hai ammiccato, dai tempi delle mascherine, e continui ad ammiccare ai tempi del green pass.

Più che una redenzione, la solita mistificazione, perché se sei contrario lo sei fino in fondo e non te lo inietti, se sei favorevole non lisci il pelo a chi non lo fa. E non ti opponi al green pass che è un incentivo a farlo, dice la logica. Neanche la Le Pen ha combinato questo casino, lasciando le posizioni più becere ai gilet gialli. Solo in Italia quelli che firmano i manifesti di Orban si ergono a paladini di un concetto di libertà, declinato come rifiuto populista delle regole, complottismo d’accatto per cui dietro ogni disposizione c’è sempre una fregatura. Dentro questa storia c’è anche una gigantesca trasformazione “ideologica” della destra, che una certa cultura dello Stato e della comunità ce l’ha sempre avuta.

In fondo Salvini va compreso, è in stato confusionale (fatevi un giro tra i suoi per avere conferme che, avanti di questo passo, palazzo Chigi lo vedrà col binocolo) perché ha perso la testa per una donna, che si chiama Giorgia, è una mamma, è italiana, ha sedotto una parte del suo elettorato, si può concedere il lusso di poterle sparare più grosse di lui e addirittura di difenderlo bollando quelle di Draghi come “parole di terrore”.

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Succede così che, qualunque cosa dica l’una, l’altro sente di doverle andare appresso nell’ansia da recupero, a costo di inseguirla anche nel burrone dell’incoscienza, almeno finché non arriva il maestro a spiegargli che la ricreazione è finita. Sta un po’ in punizione e poi ricomincia. E dire che, se fosse stato più lucido, sarebbe stato un gioco da ragazzi ricordare a Giorgia, che, proprio lei, sollecitava la Commissione europea a richiedere al Parlamento la procedura d’urgenza sul certificato verde digitale, come strumento per riconquistare la libertà di circolazione.

Di bacchettate invece ne sono arrivate parecchie in questi giorni a Salvini, tali da annullare tutta la buona condotta, diciamo così con indulgenza, dei primi mesi del governo Draghi, quando sembrava il principale azionista del governo, anche per la capacità comunicativa di intestarsi le aperture che in verità erano più graduali e prudenti di come venivano dal medesimo presentate. Stavolta che pure i bambini hanno capito che, proprio per evitare nuove chiusure, occorre vaccinare e incentivare a vaccinare, si è ritrovato contro albergatori, ristoratori, gestori di palestre, Confindustria, alleati di Forza Italia, il grosso dei suoi elettori secondo i sondaggi dell’infallibile Ghisleri e pure – soprattutto - i suoi governatori.

Sentite questa, poi vediamo chi l’ha detta: “Dieci giorni fa avevamo 45 contagiati, oggi ne abbiamo 669, i contagi stanno crescendo. La classe di età in cui si concentra la maggior parte dei contagi è 1999-2004, ragazzi che per la maggior parte dei casi sono asintomatici. Il rischio maggiore è che trasmettano il virus agli over 50. Perché i dati sui ricoveri ci dicono che i vaccini sono efficaci”. È esattamente l’opposto di quel che ha sostenuto proprio Salvini, ancora non si capisce sulla base di quali studi scientifici, in merito all’inutilità di vaccinare i ragazzi.

Bene, l’ha detta Luca Zaia, governatore del Veneto che, al pari di Fontana, Fedriga e dell’amico Toti, insomma tutto il Nord operoso, procede autonomamente, il che magari è una fortuna ma tanto normale non è che, nello stesso partito, uno dice una cosa, alcuni dei suoi non lo prendono sul serio e ne fanno un’altra, altri lo prendono molto sul serio e ne fanno un’altra ancora, come Borghi, Siri e Bagnai e se ne andranno in piazza mercoledì a manifestare contro il passaporto vaccinale e non solo perché, dice l’illuminato Pillon, “non si possono costringere le persone a vaccini ancora in fase sperimentale”. C’è un problema di leadership o in fondo quella leadership è un problema. E comunque, col governo Draghi le contraddizioni stanno venendo al pettine.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.