Francesca Neri: "Per il dolore della malattia ho pensato al suicidio, un lockdown lungo 3 anni"
Esce in libreria con un autoritratto, “Come carne viva”, edito da Rizzoli. Francesca Neri racconta il rapporto devastante con sua madre e con la malattia cronica che le ha cambiato la vita perché le procura grandi dolori, la cistite interstiziale.
″È durata tre anni la fase acuta, non ne sono fuori, non si guarisce: impari a gestirla e a non provocarla in modo che non sia invalidante. I primi due anni, io che non credo ai social, sono stata in una chat di donne che soffrono questa patologia”.
Starle accanto, spiega Francesca Neri al Corriere della Sera, ”è stato impossibile”.
“Volevo essere lasciata sola. Dovevo proteggere Claudio e Rocco, mio figlio, altrimenti non ce l’avrei fatta nemmeno io, che sono il capofamiglia che si occupa di tutto. Di fatto sono stata via per tre anni, però c’ero, ero lì in casa con loro, ed è la cosa più terribile. Ho accarezzato l’idea del suicidio. Ho passato mesi a giocare a burraco online di notte. Il mio lockdown è durato tre anni”.
Al suo fianco Claudio Amendola - “stiamo insieme da venticinque anni, se non avessi avuto questa complicità e quest’affetto non ce l’avrei fatta” - e il loro figlio Rocco - “il dolore più grande è stato per mio figlio, il libro l’ho scritto per lui”.
Per Francesca Neri un lungo peregrinaggio tra medici:
“Urologia, Agopuntura, ayurveda, nutropuntura, ozonoterapia. Fino al luminare che mi proponeva un massaggio intravaginale. Ma che mi faccio penetrare da uno sconosciuto?”.
Alla domanda ‘quando ha cominciato a stare meglio?’, risponde:
“Ho trovato un equilibrio, devo imparare a difenderlo. Ho cominciato a privarmi di cose che potevano scatenare una reazione. L’aria condizionata, il caldo, certi cibi. La vescica è una parete e se viene lesionata si creano ferite interiori. Le conosco bene, le ho anche nell’anima”.
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.