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Francia alla conquista del mercato dei green-bond

Napoleone Bonaparte spiegò una volta che la strategia per vincere le guerre passava, tra le altre cose, per la capacità di essere fedeli al motto "presenti ovunque". I successi militari dell'imperatore francese più famoso della storia certamente gli hanno dato ragione. Questo motto è rimasto da sempre impresso nella cultura francese, imperniata ancora di quell'anelito alla grandeur internazionale che non si è mai sopito. Così, passando dalle guerre militari a quelle economiche, la Francia ha avuto sempre una impressionante capacità di piazzare i suoi migliori funzionari nelle più importanti istituzioni finanziarie internazionali, nonostante la concorrenza di giganti politici del calibro di Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone. Basterebbe ricordare che gli ultimi due direttore del Fondo Monetario Internazionali, Dominique Strauss-Kahn e Christine Lagarde, sono francesi. Oppure che l'attuale CEO dell'IFC, braccio finanziario della World Bank che decide come assegnare le (miliardarie) risorse ai paesi in via di sviluppo, Philippe Le Houérou, è anch'egli francese.

Non stupisce quindi che negli ultimi Spring Meetings del Fondo Monetario Internazionale la francese Amundi (Berlino: 350155.BE - notizie) , il più grande asset manager europeo, sia riuscita a siglare con l'IFC un accordo per lo sviluppo del più grande fondo operante nel settore dei green-bond dedicato ai mercati emergenti, stimato in 2 miliardi di dollari, con l'obiettivo di aumentare le dimensioni dei mercati di capitale locali ed aumentare i finanziamenti per gli "investimenti climatici", quelli che dovrebbero contribuire a ridurre il problema del cambiamento climatico.

Dal punto di vista numerico, l'IFC investirà fino a 325 milioni di dollari nel nuovo fondo Green Cornerstone Bond, che comprerà titoli "verdi" emessi da banche in Africa, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa Orientale e Asia Centrale.

D'altra parte, Amundi metterà sul piatto il resto dei 2 miliardi di dollari dagli investitori istituzionali in tutto il mondo e fornirà i propri servizi relativi alla gestione del debito dei paesi emergenti. Il fondo si propone di investire pienamente in green-bond entro i prossimi sette anni.

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La stessa Lagarde ha osservato che, con trilioni di dollari di capitali da investire sparsi per il mondo, alcuni impegnati in attività che garantiscono ritorni bassi o addirittura negativi, per effetto delle politiche monetarie ultra-espansive ancora praticate dalle banche centrali, un impegno più profondo con il settore privato può creare scenari vantaggiosi in cui gli investitori possano ottenere un miglior rendimento degli investimenti a lungo termine e i paesi in via di sviluppo possano ottenere in cambio investimenti e competenza necessari.

Sicuramente questo passo permette alla Francia di entrare a pieno titolo tra i market leaders di questa particolare ed innovativa asset class, che nel futuro potrebbe aumentare a dismisura le sue dimensioni di mercato. Ecco perché, l'idea dell'essere presenti anche in questo business, potrebbe garantire nel futuro dei ritorni miliardari alla società d'investimento francese.

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