Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 7 hours 57 minutes
  • FTSE MIB

    34.773,17
    +13,48 (+0,04%)
     
  • Dow Jones

    39.760,08
    +477,75 (+1,22%)
     
  • Nasdaq

    16.399,52
    +83,82 (+0,51%)
     
  • Nikkei 225

    40.168,07
    -594,66 (-1,46%)
     
  • Petrolio

    81,79
    +0,44 (+0,54%)
     
  • Bitcoin EUR

    65.322,55
    +602,40 (+0,93%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.214,50
    +1,80 (+0,08%)
     
  • EUR/USD

    1,0797
    -0,0033 (-0,30%)
     
  • S&P 500

    5.248,49
    +44,91 (+0,86%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.087,98
    +6,24 (+0,12%)
     
  • EUR/GBP

    0,8560
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CHF

    0,9780
    -0,0005 (-0,05%)
     
  • EUR/CAD

    1,4680
    -0,0007 (-0,05%)
     

Ftse Mib in altalena nel 2016: scenari e rating per il futuro

A quanto pare questo 2016 sarà l’anno delle meraviglie, nel senso che le previsioni, smentite categoricamente in soli sei mesi dal loro svolgersi, hanno fatto meravigliare tutti. E non è detto che ci siano riuscite nel bene.

Cosa si diceva all'inizio?

Basta guardare a quanto predetto dagli esperti di Bank of America (Swiss: BAC.SW - notizie) i quali guardavano a questo 2016 con ottimismo, soprattutto su Europa e Giappone, mentre restavano diffidenti verso gli Usa. Evidentemente non avevano tenuto conto di un fattore di primaria importanza e cioè l’interconnessione sempre più stretta fra i vari settori, un’interconnessione che avrebbe potuto creare, cosa poi effettivamente successa, un effetto domino partendo dalla prima casella del percorso. In altre parole: bastava un singolo imprevisto sul dollaro, e quindi sull’economia Usa già di per sè eternamente in chiaroscuro, per creare una serie di conseguenze che avrebbero portato a cambiare tutte, o quali, le carte in tavola.

La Fed e il dollaro

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

E quell’imprevisto si è avuto: proprio la Federal Reserve che a fine 2015 aveva fatto intendere in maniera più o meno chiara di essere intenzionata a normalizzare il costo del denaro, si è dovuta rimangiare quanto (non) detto e restare dovish. Da qui un alleggerimento sul dollaro che ha portato a un aumento delle materie prime a tutto vantaggio degli emergenti. Un’Europa, intanto, che ha dovuto fare i conti con un altro imprevisto, la vittoria di chi vuole staccarsi dall’Unione Europea e un crescente malcontento che monta un po’ ovunque, Italia compresa, con il referendum di ottobre, referendum che mette a rischio la stabilità politica della nazione viste le possibili dimissioni dell’esecutivo. Una possibilità non remota che farebbe risorgere lo spettro del caos politico, unica vera incognita di fronte alla quale la Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) potrebbe fare ben poco. Per questo l’immagine del “vaso di Pandora (Londra: 0NQC.L - notizie) ” scoperchiato e che mette in luce le tante sofferenze delle spinte centrifughe, si unisce, nella mente degli investitori, a quell’altro vaso di Pandora, ormai scoperto da tempo, che invece ha finora racchiuso le deficienze e le carenze del sistema di credito europeo e italiano soprattutto.

I nodi dell'Europa

Che sia Mps o la riforma delle Popolari,, che si tratti delle banche tedesche o delle nuove regole di bail in, agli investitori poco importa: la sola cosa che possono fare è emigrare verso altri lidi più sicuri nel frattempo che i leader del Vecchio Continente si decidano a mettersi d’accordo e a riorganizzare le fila. Allora e solo allora, e cioè una volta risolti i tanti nodi del settore bancario e del credito in generale, allora Piazza Affari potrà tornare in sella. Ecco perchè, adesso, Wall Street torna appetibile pur essendo costosa, così come anche gli emergenti, pur essendo ancora instabili e dipendenti dal dollaro e dalle commodity in gran parte.

Vincitori a Milano

Guardando il saldo dei primi sei mesi, infatti, la perdita di Milano arriva ad essere il doppio delle altre piazze europee (24% contro il 12% di media del resto del Vecchio Continente) riuscendo ad arginare le perdite (attribuibili per lo più al settore finanziario e bancario) grazie agli energetici e al rialzo del petrolio, al lusso, spesso eccessivamente in ribasso rispetto a quanto valutato realmente con i suoi fondamentali, e i farmaceutici.

Scendendo nello specifico e guardando ai titoli: si parla di un semestre da vincitore per Tenaris (Amsterdam: TS6.AS - notizie) (+18%) con l’aiuto del rialzo dei prezzi del petrolio, trascinatore a sua volta delle materie prime, Diasorin (EUREX: 3242311.EX - notizie) (+13,5%) e I.M.A (+12,6%). Da segnalare anche Recordati (Londra: 0KBS.L - notizie) che, nonostante sia fuori dal podio, conquista comunque un più che lusinghiero quarto posto, soprattutto se si pensa che è presente nel Ftse Mib da non più di 6 mesi. Un aiuto è arrivato anche dai conti con ricavi a +9,6%, una spinta che ha convinto Jefferies a restare positivo sull’azione degna di un buy con target a 30 euro, cifra tonda in aumento rispetto ai precedenti 26,50.

Sul settore lusso si segnalano come vincitore Moncler a +9,4% da inizio anno e per Natixis (Londra: 0IHK.L - notizie) degna di un buy a 19 euro.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online