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Ftse Mib in calo al giro di boa: troppe incertezze sui mercati

La mattinata era partita con una certa dose di vitalità dettata più che altro dalla buona notizia che l’Italia, per molti un vero e proprio tallone d’Achille in Europa, non vedrà scattare la procedura di infrazione che sarebbe invece arrivata a maggio a causa di conti in non in regola. Invece, proprio ieri, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha confermato che il governo metterà in atto tutte le misure necessarie per rientrare nei parametri fissati dalla Comunità europea.

La situazione dell'Italia

Ma si è trattato di una notizia che, per quanto positiva soprattutto se sorretta da un dato di rialzo dell’inflazione a gennaio favorita dall’aumento del settore energetico, non ha permesso al mercato italiano di reggere il segno più, oltre la mattinata. Già alle 12, infatti, il Ftse Mib segnava un passivo dello 0,86% (18.917 punti), in controcorrente rispetto al resto del Vecchio Continente. Infatti, per quanto deboli, il resto delle piazze europee vedevano alla stessa ora il Dax fotografato poco sopra lo 0,11% , il Cac 40 di Parigi a cavallo della parità ma comunque sopra di un frazionale 0,01% e il Ftse 100 poco sopra dello 0,04%. Una situazione che allo stato dei fatti conferma non solo la mancanza di spinte decisive delineata da molti esperti ma anche la paure delle tante incertezze presenti.

Come detto sul banco degli imputati c’è ancora la questione politica italiana che, con le dimissioni di Matteo Renzi come segretario del Pd e il mosaico del partito stesso diviso tra le tante, litigiose anime, rende il panorama del Belpaese ancora più imperscrutabile e soprattutto fragile, nonostante il pericolo di elezioni anticipate sia stato per il momento accantonato.

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Da una parte all'altra dell'oceano

Ma in molti stanno guardando alla sempre più ampia discrepanza che si sta creando tra le due sponde dell’oceano, con una Wall Street che, sulle attese delle prossime politiche del presidente Trump continua a segnare record storici, il tutto mentre dall’Europa non si hanno segni concreti di direzionalità e si attende l’esito delle varie elezioni politiche previste in questo 2017.

Partendo proprio dall’Europa, infatti, Olanda, Francia, Germania ( e non è detto che l’Italia ne sia esclusa) saranno chiamate alle urne per dare la nuova impronta politica per il prossimo quadriennio, minimo. Da una parte c’è la Francia con la mina anti euro rappresentata da Marine Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) , leader del Front National, partito di estrema destra, oltre che convinta sostenitrice dell’uscita di Parigi dall’Euro. Per quanto la sua vittoria sia stata vista come difficile, resta l’esiguità dei possibili avversari e la difficoltà nella quale naviga la sinistra francese. A questo si aggiunga il fatto che, sebbene anche il referendum per uscire dalla moneta unica sarà difficilmente approvato, la presenza di Le Pen all’Eliseo sarà la dimostrazione fisica dell’allargamento del populismo alla terza economica europea dopo Germania e Inghilterra. Quest’ultima, a sua volta, impegnata nel processo di uscita dall’Unione, altro precedente storico che non depone a favore degli ottimisti.

Tornando invece negli Usa, è indiscutibile il fatto che il rally, nato proprio all’indomani dell’elezione di Trump, anche questo a dispetto della maggior parte delle previsioni, stia vivendo per lo più grazie alle grandi aspettative circa la riforma fiscale definita dallo stesso Trump “fenomenale”. Resta però sullo sfondo un Congresso che pare non condividere la stessa view dell’inquilino della Casa Bianca. Da qui il timore che i mercati possano restare presto delusi ed andare incontro ad un crac. Il tutto senza guardare alle incognite di una guerra commerciale che scoppierebbe in caso di dazi imposti sulle merci in arrivo sul mercato Usa. Anche perchè per quanto siano la prima potenza mondiale, gli Usa non sono il solo mercato disponibile e questo potrebbe portare ad alleanze trasversali a danno degli Usa ma a vantaggio della Cina che è la seconda potenza mondiale. Per adesso.

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