Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 2 hours 54 minutes
  • Dow Jones

    38.503,69
    +263,71 (+0,69%)
     
  • Nasdaq

    15.696,64
    +245,33 (+1,59%)
     
  • Nikkei 225

    38.395,84
    +843,68 (+2,25%)
     
  • EUR/USD

    1,0709
    +0,0005 (+0,04%)
     
  • Bitcoin EUR

    62.240,35
    +89,37 (+0,14%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.435,29
    +20,53 (+1,45%)
     
  • HANG SENG

    17.078,15
    +249,22 (+1,48%)
     
  • S&P 500

    5.070,55
    +59,95 (+1,20%)
     

Ftse Mib pesante. Male gli energetici. La view degli analisti

Piazza Affari parte male oggi, frenata dalle banche , come al solito, ma anche dagli energetici, altro pilastro del listino milanese. Alle 13 i principali nomi del settore vedevano Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) a -0,9%, Saipem (Londra: 0NWY.L - notizie) a -0,63%, Tenaris (Amsterdam: TS6.AS - notizie) al limite della parità, seppur sempre in negativo, a -0,08%. Allargando la visuale all’intera Europa, Piazza Affari in perdita dell'1,3% fa compagnia al Dax a -1,11%, al Ftse 100 a -0,6% e al Cac 40 a -1,14%.

La situazione sul petrolio

Le cose sul fronte del petrolio non sembrano andare molto bene. Le buone intenzioni manifestate d Algeri e la volontà reiterata da Mosca di voler agire per rianimare e stabilizzare le quotazioni del greggio non hanno trovato un’applicazione nemmeno teorica al minivertice Opec di Istanbul dove erano riuniti i principali produttori di petrolio. A quanto pare il taglio della produzione non è un’opzione che le nazioni coinvolte nel commercio del greggio vogliono prendere in considerazione ma a quanto pare nella capitale turca non è stata discussa nemmeno quella del congelamento, soluzione di per sè ben poco risolutiva. Infatti la produzione di settembre dell’Opec ha superato il limite massimo fissato ad Algeri, pari a 33 milioni di barili come livello massimo, arrivando a sfiorare i 34 milioni, il che presuppone, qualora il 30 novembre si dovesse chiudere formalmente l’intesa, l’obbligo di un taglio da parte di qualcuno. Le quote divise tra i singoli paesi sono ancora da stabilire e non tutti (per la verità nessuno) sembra essere disposto a cedere e per di più a cedere per primo. I dubbi nascono sull’onda delle parole del ministro dell'Energia della Russia, Alexander Novak,il quale ha rimandato al 29 ottobre cioè all’incontro di Vienna, eventuali novità. Un panorama che vede una sovrapproduzione che resterà tale almeno fino alla prima metà del 2017, secondo stime Icbpi, stime che, tra le altre cose, vedono un prezzo del greggio stabilizzarsi intorno ai 50 dollari al barile senza particolare sbalzi verso l’alto.

I numeri

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

A spaventare sono anche altri numeri, quelli resi noti dall’Organizzazione circa la produzione dei singoli paesi, in particolare su Iraq (4,46 milioni di barili al giorno) e Arabia Saudita (10,49 milioni), le uniche sulle quali si può sperare per un eventuale taglio dell’output. Sul fronte non Opec, invece, il 2017 sarà contraddistinto da un aumento della produzione di 240 mila barili al giorno su base annuale. Dal prossimo anno la domanda dovrebbe vedere un leggero incremento (si parla di 1,24 milioni di barili al giorno e di 1,15 milioni nel 2017.) dettato più che altro dalle richieste cinesi ma questa potrebbe essere presto calmierata da un aumento della produzione in arrivo dagli usa: stime di Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) , infatti parlano di una serie di aumenti degli impianti di trivellazione statunitensi del 35% rispetto a quanto registrato a maggio, mese in cui il numero raggiunse il suo minimo.

Attualmente il greggio viaggia intorno a 51,7 dollari al barile sul Brent (in calo dello 0,25%) e a 49,93 sul WTI.

La view su Eni

Intanto arrivano buone notizie dal Kazakhstan per Eni: il ministro dell'Energia kazako ha dichiarato che i quattro pozzi del tanto contestato campo di campo di Kashagan hanno iniziato a produrre come previsto un totale di 90 mila boed che presto diventeranno 150-180.000. Diverse le previsioni di Eni che parla di una produzione sullo stesso sito di 370 mila barili al giorno già da metà 2017. Da Equita Sim si parla di un fattore rassicurante, anche se è una produzione di circa il 30% in meno dei 230 mila barili al giorno inizialmente previsti, per un giacimento che in passato aveva creato diversi problemi tecnici e vari dubbi sulla reale produzione possibile. Giudizi positivi anche da Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) Securities dove guardano con favore all’avvio della produzione kazhaka, produzione che potrebbe ricoprire la metà di quel 5% di crescita previsto per il cane a sei zampe l’anno prossimo. Ad ogni modo da Equita si parla di un rating buy e target price a 15,5 euro mentre per Mediobanca a migliorare la view ci sarebbe un portafoglio differenziato nell’upstream che permette di avere un rating outperform e un target price a 18,5 euro.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online