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Ftse Mib: prossimo step 24mila

Settimana particolarmente interessante per Piazza Affari che ha superato quota 23mila ma potrebbe presto puntare a nuove vette. La view di Stafano Masa Head of QuantInvest® Research & Analysis Department.

In questa ultima settimana trascorsa, cosa è successo di particolarmente interessante sul panorama internazionale?

Osservando i principali indici azionari mondiali si riscontra un dato positivo pressoché generalizzato al termine dalla trascorsa ottava. Fatta eccezione per lo Shanghai Stock Exchange Composite Index che ha archiviato un saldo negativo di poco superiore all’1%, l’intero parterre internazionale registra una soddisfacente performance settimanale. Senza dubbio, la diffusione dei dati relativi al terzo trimestre di importanti banche mondiali, ha legittimato il flusso degli acquisti: in Asia, ed in particolare in Cina, i principali istituti (Industrial & Commercial Bank of China, Bank of China (HKSE: 3988-OL.HK - notizie) e Agricultural Bank of China (Shanghai: 601288.SS - notizie) ) hanno evidenziato utili netti medi del 15%. Anche in Giappone - Nomura - ha riportato un buon risultato con ricavi nel semestre in rialzo del 4% rispetto all’anno precedente. Da sottolineare inoltre quanto emerso da alcune banche europee: la britannica Hsbc ha registrato utili lordi a fine settembre pari a 5,44 miliardi di dollari rispetto a 843 milioni dell’anno 2016. La francese Bnp Paribas (Londra: 0HB5.L - notizie) archivia un utile netto di gruppo a 2,043 miliardi (+8,3% rispetto al medesimo periodo 2016). Anche la svizzera Credit Suisse (IOB: 0QP5.IL - notizie) vede un utile netto migliore rispetto al 2016: 244 milioni di franchi contro i 41 milioni dell’anno prima così come la stessa Bns realizza un utile da inizio anno di 33,7 miliardi di franchi (di cui 32,5 conseguiti nell’ultimo trimestre). Solo la banca spagnola Bankia (Amsterdam: QU8.AS - notizie) vede una flessione del 10% sui propri utili netti del trimestre. Nonostante non si parli di evidenze di bilancio, anche l’Italia ha tratto un beneficio “burocratico” nel corso dei giorni scorsi: l’agenzia di rating S&P ha alzato il proprio giudizio su 11 istituti facendo – di fatto – eco al precedente upgrade sul paese. Particolare importanza su quanto emerge dalla nota a commento: la redditività delle nostre banche viene vista “moderata” nei prossimi due anni; un monito che deriva, non solo quale estrema conseguenza dell’attuale livello dei tassi di interesse, ma bensì a seguito dei minori accantonamenti sui crediti e alle spese operative. È bene ricordare come, il problema della redditività, non è solo italiano o europeo ma internazionale: McKinsey - nel suo Global Banking Annual Review 2017 - pone infatti l’attenzione all’ormai presente competitività da parte dei nuovi soggetti digitali.

Per quanto riguarda i singoli temi, al centro dell'attenzione ci sono sempre gli Stati Uniti sia per quanto riguarda la politica, compresa quella economica, sia per quanto sta accadendo sui mercati.

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Negli Stati Uniti, l’avvocato Jerome Powell, è stato confermato quale successore di Janet Yellen a capo della Fed. Una cosiddetta “colomba” che sicuramente darà continuità al lavoro svolto dall’attuale numero uno. Da febbraio, con l’ingresso del nuovo governatore della banca centrale americana, in molti si aspettano una “porta aperta” sulla via della deregolamentazione bancaria; personalmente - visto i suoi trascorsi in tema di dichiarazioni rilasciate negli ultimi anni – non ne sarei sicuro soprattutto sul fronte dei big del settore. Certamente un intervento per favorire gli istituti bancari – in primo luogo quelli di piccole dimensioni – è un passaggio obbligato, ma “conglomerare” l’intera normativa pariteticamente, potrebbe creare problemi di diversa natura. Oltre alla nomina di Powell, il presidente Trump, ha voluto trasmettere un ulteriore segnale al mercato attraverso la diffusione del progetto (perché tale si tratta) di riforma fiscale: l’individuazione dei parametri riconducibili sia alla Corporate Tax che all’Individual Income Tax appare – finora – alquanto generica e, la sua preannunciata volontà di approvazione entro la fine del 2017, potrebbe trovare alcuni ostacoli nello stesso fronte repubblicano. I 1.500 miliardi di dollari riconducibili agli sgravi netti previsti in dieci anni - sulla base delle attuali aliquote individuate – appaiono difficili da concretizzare: il mercato, come finora ha fatto, attenderà i prossimi sviluppi. A distanza di quasi un anno dall’insediamento alla Casa Bianca, il presidente Trump, vorrà sicuramente rimarcare la sua azione politica soprattutto in materia fiscale. Ritengo che non sia importante soffermarsi sull’imminente scadenza (come da lui preannunciata) ma invece quanto possa essere la reale portata dell’intervento che - sulla base di quanto finora diffuso - appare molto difficile quantificarlo. Il tempo per ulteriori annunci sembra ormai prossimo al termine. Sul tema del Russiagate, ed il suo “forzato” accostamento allo storico Watergate, mi sembra ci siano troppi elementi che, nonostante la loro sovrapposizione, divergano tra loro: in questa vicenda, un “nulla di fatto” non sarà sicuramente previsto, così come - allo stesso tempo - uno stravolgimento del precedente esito elettorale. Sulla base delle recenti ricostruzioni, un’eventuale procedura di impeachment, appare al momento prematura.

Impossibile, però, non ricordare quanto sta accadendo in Europa

L’Eurozona registra - nel corso del terzo trimestre - un Pil ancora in crescita: +0,6%. Nonostante i dati siano parziali per via dell’assenza delle risultanze di Germania e Italia (nei prossimi giorni avverrà la loro diffusione), la crescita appare – nel suo complesso – robusta. Anche sul fronte della disoccupazione si è raggiunto un ottimo valore (8,9%) poiché corrispondente ai minimi da gennaio 2009. Unica nota dolente la voce sull’inflazione: +1,4% rispetto all’anno scorso. Il target del 2% risulta essere ancora molto lontano nonostante la crescita economica sia ormai diffusa ed accompagnata dal buon andamento del mercato del lavoro. I prezzi al consumi stentano a crescere e - di certo – questo avrà un impatto sulle prossime manovre di politica monetaria che – salvo imprevisti – dovrebbero segnare il loro primo passo (sul fronte del rialzo dei tassi) nel corso del 2019 e non più nell’arco del suo primo trimestre.

Da rilevare la mossa (non più a sorpresa) da parte della Bank of England (BoE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) ): dopo dieci anni ha provveduto ad alzare i propri tassi di interesse dal precedente 0,25 all’attuale 0,50. Con un Pil in continua crescita (19 trimestri), una disoccupazione ai minimi ed un’inflazione di oltre un punto percentuale oltre l’obiettivo dichiarato del 2%, nel futuro economico britannico sembrano paventarsi due ulteriori ritocchi (al rialzo) nel corso dei prossimi due anni. Solo qualche intoppo sul cammino intrapreso verso la Brexit potrà stravolgere l’attuale impostazione di fondo. Per quest’ultima, è importante monitorare l’atteso incontro in vista di metà dicembre, con oggetto la prosecuzione alla seconda fase negoziale.

Tornando in Italia, quali sono le prospettive per il FTSE MIB e i titoli da monitorare?

Il nostro principale indice azionario (Ftse MIB) ha raggiunto e superato la tanto attesa soglia dei 23.000 punti: già nel corso del precedente intervento si ipotizzava una potenziale ascesa verso quest’ultima area e, grazie al recente incremento del prezzo del petrolio (il Wti è ai massimi degli ultimi due anni), i titoli appartenenti all’intero comparto energetico hanno contribuito al rialzo del listino come allo stesso tempo al conseguimento di performance significative del loro stesso indice settoriale di appartenenza: il “FTSE Italia Petrolio e Gas Naturale”, dai minimi registrati ad agosto, si è rivalutato di oltre 11 punti percentuali.

L’attuale configurazione grafica del Ftse MIB vede come prossimo step rialzista il raggiungimento di quota 23.503,20 quale area obiettivo; se raggiunta e superata si potrebbe beneficiare di un ulteriore upside oltre i 24.000 punti (target a 24.176,70).

Da monitorare con particolare attenzione la tenuta della soglia posta in corrispondenza di 22.879,70 punti: in caso di mancato supporto, il mercato italiano si rivedrebbe proiettato fino al raggiungimento del temibile livello a 22.367,50: una sua violazione favorirebbe il ritorno sotto i 22.000 punti.

Per l’ottava in essere si concentra l’operatività sui seguenti temi: il titolo Azimut (Milano: AZM.MI - notizie) sta beneficiando di una buona intonazione algoritmica che – se concretizzata nei prezzi – potrebbe fornire ottimi spunti nel brevissimo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online