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La fuga degli investitori dai Treasury Bonds

Gli Stati Uniti non sono più un paese attraente per gli acquirenti di sovereign bonds. I maggiori creditori esteri del Tesoro americano, infatti, stanno diventando sempre più scettici sull'opportunità di acquistare Treasury bonds. Gli investitori stranieri attualmente detengono 5.9 trilioni di dollari, pari al 42,7% del debito americano complessivo attualmente in circolazione. Tuttavia, nel 2016 i principali detentori stranieri hanno ridotto le loro posizioni in Treasury bonds per un ammontare complessivo pari a -201 miliardi (fonte: Bloomberg). Questa fuga dai titoli di stato americani, tra le altre cose, può comportare che i faraonici piani del presidente Donald Trump di aumentare la spesa pubblica in infrastrutture e tagliare le tasse potrebbero dover essere presto ridimensionati.

La principale preoccupazione degli investitori in fixed income è che le politiche fiscali espansive propagandate da Trump possano far aumentare enormemente il deficit federale, con conseguente aumento dell'inflazione e obbligo per la FED di aumentare i tassi di interesse per contenere il surriscaldamento dei prezzi. Una inflazione più alta porterebbe all'erosione del valore dei pagamenti di interessi e capitale. Già l'aumento dei tassi di interesse da novembre ha comportato un decremento dei prezzi dei titoli obbligazionari.

Ad aggravare le cose ci si è messo Trump in persona, prendendo di mira i maggiori creditori esteri degli Stati Uniti, il Giappone e la Cina, accusandoli di manipolare le valute per aumentare le loro esportazioni.

Così, gli investitori giapponesi hanno ridotto lo scorso dicembre la loro esposizione nei Treasuries per un ammontare pari a -21,3 miliardi di dollari, secondo il Ministero delle Finanze giapponese. Un sell-off del genere non si verificava dal maggio 2013. I giapponesi restano sempre i maggiori creditori esteri del Tesoro statunitense, con una quota di 1.1 miliardi. Ciò nonostante, la vendita di novembre significa che per la prima volta dal 2014 gli investitori giapponesi sono stati venditori netti di US Treasury e questo è avvenuto per due mesi consecutivi.

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Anche la Cina, che detiene circa 1 miliardo di dollari di titoli del Tesoro americano è un venditore netto dallo scorso maggio. La sua posizione è ormai al livello più basso negli ultimi sette anni. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, la percentuale di Treasury bond detenuta da stranieri è crollata dal 56% del 2008 all'attuale 42,7%.

Va anche considerato che gli investitori giapponesi ed europei hanno subito enormi perdite nel quarto trimestre del 2016, nonostante la strategia di hedging da loro adottata per coprirsi dalle fluttuazioni del dollaro, secondo una analisi condotta da Bank of America (Swiss: BAC-USD.SW - notizie) . Secondo Bloomberg, gli investitori giapponesi hanno perso il -4,7%, la maggiore perdita degli ultimi 30 anni. I costi di hedging significativamente più elevati, uniti alla caduta del prezzo del Treasury bonds, in contemporanea con l'aumento dei tassi di interesse, hanno esacerbato le perdite.

I fattori considerati hanno più che compensato l'impatto, da questo punto di vista positivo, dovuto all'apprezzamento del dollaro, che ha contribuito ad aumentare il valore dei Treasury bonds una volta convertiti in yen. Il cross yen/dollaro è sceso dal 101.35 del 30 settembre a 116.96 del 30 dicembre (-15,4%). Ceteris paribus, questo avrebbe dovuto aumentare i rendimenti in termini di yen dallo stesso 15,4%. Eppure, il decennale americano ha garantito un vantaggio di rendimento nei confronti dei titoli di stato giapponesi. Al netto dell'hedging sui cambiamenti dei prezzi di valuta, i T-Note (Stoccolma: NOTE.ST - notizie) americani hanno garantito un rendimento di +0,89%, quasi dieci volte superiore al +0,09% garantito dai titoli giapponesi.

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