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Milena Gabanelli contro la tassa sui robot di Bill Gates. Ecco la sua proposta

Milena Gabanelli, giornalista ed ex conduttrice di Report, si è schierata dalla parte del “no” riguardo la ormai celebre tassa sui robot proposta da Bill Gates, suggerendo uno scenario del tutto differente. Lo ha fatto attraverso le pagine del Corriere della Sera, con alcune critiche riguardo alla posizione del magnate di Microsoft e di altre realtà della Silicon Valley.

Milena Gabanelli (Photo by Stefania D’Alessandro/Getty Images)
Milena Gabanelli (Photo by Stefania D’Alessandro/Getty Images)

Bill Gates sostiene l’opportunità di creare una tassa sui robot per recuperare le fiscalità dei lavoratori che verranno sostituiti da apparecchi automatizzati. Tale imposta andrebbe ripartita sia sul robot stesso (sul suo utilizzo), sulle aziende che lo costruiscono e su quelle che lo installano. Il gettito derivato andrebbe a finanziare un fondo per formare sussidi – in un quadro di disoccupazione in costante crescita.

Guarda anche: quali saranno le professioni sostituite dai robot

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Il parere della Gabanelli è diverso. Ecco le sue parole:

La robotica si produce perché crea valore. Se un’azienda sostituisce 50 dipendenti con i robot, avrà più utili, e su quelli dovrà pagare le tasse. Va anche considerato che risparmiando sul costo del lavoro, i prodotti o i servizi saranno venduti a un prezzo più basso, con vantaggio per tutti. Quindi la domanda è: bisogna tassare la ricchezza, o la tecnologia per produrla? L’applicazione della robotica alla bassa manovalanza, ai lavori usuranti e pericolosi, è e sarà una benedizione. Come lo sarà quella «di servizio» nell’assistenza a persone anziane e disabili ad alzarsi dal letto e camminare, ma mai potrà sostituire la badante. L’intelligenza artificiale non eliminerà completamente i diversi tipi di lavoro, ma permetterà ai dipendenti di svolgerli in modo più efficiente, portando a un numero sempre minore di personale necessario.

Come fare dunque? Gabanelli propone di tassare le società hi-tech che sfruttano le regole fiscali più amiche di determinati paesi anziché quello di elezione.

Tornando al nostro Bill Gates (persona generosissima, che oggi regala buona parte della sua ricchezza personale ai poveri della terra), con la sua Microsoft, ha transitato dall’Irlanda per pagare meno tasse. Da presidente onorario, al forum di Monaco, avrebbe potuto essere più rivoluzionario invitando proprio la Microsoft a riportare in patria i 95 miliardi di dollari che tiene parcheggiati nei paradisi fiscali. Rivolgendo l’invito anche alla Apple che di miliardi al sicuro ne tiene 216, a Google, a Cisco, a Oracle che complessivamente ne hanno messi al riparo altri 145 (capitali portati fuori per non pagare imposte). Ricordandosi pure di Amazon che sui miliardi di profitti fatti in Europa, facendo sparire i negozi al dettaglio, paga l’1% in Lussemburgo. Se soltanto le grandi compagnie dell’hi-tech pagassero il dovuto dove realizzano i loro profitti, si potrebbero incrementare i sussidi per quei lavoratori che sono rimasti a spasso proprio a causa delle loro tecnologie, che, come è giusto, nessuno si è mai sognato di tassare.

Guarda anche: gli hobby dei miliardari

Infine ecco una riflessione su come potrebbe cambiare il mondo del lavoro con i robot, con uno sguardo al passato quando erano stati i computer a dare preoccupazione ai lavoratori.

Se negli anni Ottanta si fosse pensato di tassare i pc e i relativi software, che hanno cancellato dalla faccia della terra milioni di impiegati, lo sviluppo informatico sarebbe stato rallentato, e la Microsoft di Bill Gates probabilmente non sarebbe quella che è oggi. Anche allora c’erano gli stessi timori, ma a distanza di anni si è visto che, essendosi creata la necessità di nuove competenze, i nuovi posti di lavoro hanno superato quelli perduti. Chi dice che per i robot la storia dovrebbe essere diversa non ha però nessun dato a supporto, essendo un nuovo fenomeno. Oggi, quindi, apparentemente il moltiplicatore è negativo, ma non c’è un solo posto al mondo dove 20 anni fa hanno installato nelle aziende i robot e oggi sono pieni di disoccupati.