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La Germania non teme la crisi economica

"Abbiamo ottenuto quello che abbiamo sempre pensato che era giusto;siamo riusciti a evitare la bancarotta del paese”. Con queste parole del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, si cancella ogni dubbio su chi sia effettivamente l'unica forza predominante dell'Unione Europea: la Germania. Parole che segnano una profonda dicotomia tra il Nord ed il Sud Europa, il primo in continua crescita, l'altro, sempre più affannato, a un passo dal default e nel pieno di una preoccupante stagnazione economica.

Se fosse una gara agonistica, la Germania avrebbe tagliato il traguardo e sarebbe già al secondo giro: lo dimostrano i recenti dati dell'Ocse sulla situazione economica attuale. Grafici, dati e tabelle che fotografano l'economia tedesca tra le più floride rimaste in tutta l'Eurozona, specie nel settore delle esportazioni in Cina, India e Brasile. Una crescita, quella di Berlino, che si distacca da tutti gli altri paesi europei: nel primo trimestre 2013 la crescita stimata è stata dello 0,6% e nel secondo trimestre si dovrebbe arrivare anche a 0,7%, portando così il Pil in aumento del 2,3% nel primo e del 2,6% nel secondo semestre.
Una situazione più che positiva, con dati da pre-crisi, che suscitano timori negli economisti europei, convinti che la crescita della Germania possa rallentare non di poco quella di altri paesi, come la Grecia e il Portogallo.

Così, mente si impongono politiche di austerità agli altri paesi in cambio di aiuti, provocando non pochi problemi economici e sociali - in Spagna e in Grecia la disoccupazione giovanile é arrivata al 50%, in Italia e in Portogallo si avvicina al 40% - e rendendo più difficile la riduzione del carico del debito e quindi dell'uscita dalla crisi, la Germania prosegue il suo trend positivo, con una disoccupazione che é al di sotto dell'8%.

Una potenza economica, ma anche politica. Lo ha recentemente dimostrato il pugno di ferro sulla crisi delle banche a Cipro. Lo ribadisce il Financial Times quando scrive che "la Germania è semplicemente troppo potente per coesistere in maniera confortevole con i suoi vicini" e che il modello Cipro abbia evidenziato come "questa sia sempre più una Europa tedesca, perché la direzione di questo continente in crisi è indicata soprattutto dalle idee e dalla preferenze di politici e burocrati di Berlino”.

C'é però chi sostiene che questa "Germanofobia" non sia altro che una sorta di "capro espiatorio" dei paesi del sud europeo - Italia inclusa - dei propri fallimenti economici e politici. Lo scrive il settimanale francese Le Monde, evidenziando come "il sentimento anti tedesco che arde nell’Europa del sud” sia conseguenza della politica fallimentare che ha caratterizzato molte élite del sud.
Non la pensa così invece l'americano Wall Street Journal, convinto che il salvataggio di Cipro logori ulteriormente i legami europei, un salvataggio avvenuto - scrivono  "a costo di ampliare la sfiducia politica tra forti economie del nord Europa ed economia in declino nel sud”.