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Giappone, mercato azionario a sconto ma fondi fuggono su incertezza

TOKYO (Reuters) - Nonostante il carattere di porto sicuro, il mercato azionario giapponese viene snobbato dai gestori di fondi, effetto delle paure sulla crescita globale. Perché Tokyo è sede di multinazionali, come Toyota Motor e Sony, che sono strettamente connesse alle catene di approvvigionamento mondiali.

La terza maggiore economia mondiale è sfuggita a malapena alla recessione all'inizio di quest'anno e lo yen non si è indebolito abbastanza da sostenere le esportazioni.

L'indice Nikkei della borsa di Tokyo è scivolato in territorio negativo a causa della frenata di Wall Street.

Le prospettive della domanda globale sono le peggiori da anni, soprattutto a causa della lunga guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e della stretta monetaria avviata dalla Federal Reserve.

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"Il Giappone è esposto al ciclo economico globale e ora siamo in fase calante", spiega Mark Baribeau, responsabile del settore azionario globale di Jennison Associates, uno dei bracci di investimento di PGIM, società di Boston che gestisce asset per 181 miliardi di dollari. "Siamo molto sottopesati sul Giappone, che, in momenti diversi del ciclo, può essere più attraente".

Non sorprende, quindi, che le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica e le prospettive per gli utili societari abbiano spinto gli investitori a correre verso l'uscita.

BILANCIO NEGATIVO IN 2018 PER AZIONARIO

Il Nikkei da ottobre è sceso rapidamente dal picco degli ultimi 27 anni e ora è in calo del 12,1% sull'anno. Il Topix è crollato del 21,8% rispetto al massimo segnato ad inizio anno.

I dati sugli scambi evidenziano che la vendita netta di azioni giapponesi da parte degli investitori esteri è sulla buona strada per toccare i massimi storici, raggiungendo alla fine della scorsa settimana un saldo netto in uscita pari a 13.100 miliardi di yen.

Un sondaggio tra 44 grandi fondi globali o long-only di Goldman Sachs mostra che gli investitori esteri attivi in Giappone sottopesano l'azionario dal 2010.

Kathy Matsui, responsabile delle strategie in Giappone di Goldman, ha visitato i clienti statunitensi lo scorso mese, riferendo che molti investitori hanno insistito sul fatto che la forte crescita degli utili delle aziende nipponiche è stata ottenuta grazie all'aiuto della "magia" della banca centrale, quindi non sostenibile.

Il programma di allentamento monetario della BoJ, in atto dal 2013, ha indirettamente indebolito lo yen per spingere i profitti degli esportatori. La banca centrale, inoltre, ha sostenuto il mercato più direttamente, acquistando azioni ogni anno.

Lo stimolo della BoJ non è riuscito a raggiungere l'obiettivo primario di un'inflazione al 2% e promuovere una crescita economica sostenibile.

Il più grande gestore di fondi al mondo, BlackRock, con un patrimonio gestito pari a 6.440 miliardi di dollari, ha ridimensionato la posizione sui titoli azionari giapponesi nel luglio scorso, neutralizzando il sovrappeso.

Nigel Bolton, chief investment officer di BlackRock a Londra, afferma di non vedere "catalizzatori per il cambiamento".

Nonostante l'azionario giapponese abbia registrato un avvicinamento del return-on-equity ai livelli delle borse europee e i profitti delle imprese nipponiche abbiano superato quelli delle aziende americane da quando il premier Shinzo Abe è entrato in carica, nel dicembre 2012, i fondi sono in fuga.

"In Giappone ci sono titoli con valutazioni a sconto che non si vedevano dal 2008, sebbene le aziende giapponesi abbiano guadagnato quanto quelle europee e statunitensi, ma nessuno vuole restare col cerino in mano", dichiara Norman Villamin, chief investment officer di Union Bancaire Privée.

Ned Gray, chief investment officer global equity value di Macquarie Investment Management, nota: "Abbiamo visto i rendimenti dell'equity giapponese salire del 10% circa, un livello che è notevole rispetto agli standard, ma la domanda è se ora andranno su o giù".

Mustafa Sagun, chief investment officer azionario di Principal Global Investors, riferisce che il gestore patrimoniale dell'Iowa è rimasto leggermente sottopesato in Giappone negli ultimi due mesi. "Dopo il selloff (che ha seguito la Fed), ci sono grandi opportunità in Asia, Giappone incluso. Ma la nostra posizione non è cambiata", dice Sagun.

Secondo il fund manager, "il catalizzatore deve essere la risoluzione dell'incertezza in merito alle potenziali guerre commerciali e ai tassi di interesse statunitensi".

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