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Giappone, Shinzo Abe si dimette. Quale il futuro della Abenomics?

A sorpresa il primo ministro del Giappone Shinzo Abe rassegna le sue dimissioni dal ruolo per ragioni di salute. Da anni è infatti affetto da rettocolite ulcerosa ma la situazione si è aggravata a metà luglio e il 65enne leader della politica nipponica ininterrotta da circa 9 anni, ha deciso di fare un passo indietro per sottoporsi a cicli di cure che non sono più compatibili con l’incarico di governo.

Un fulmine a ciel sereno per il suo partito dei Liberal Democratici che ora dovranno trovare un nuovo capo politico che erediti l’iniziativa politica di Abe. Il partito, inoltre, è quasi una monocrazia democratica dal momento che è dal 1955 che il partito Liberal è al governo della nazione.

Anche nel 2007 Abe aveva rassegnato le dimissioni per il suo stato di salute cagionevole.

La Abenomics

Questa volta potrebbe iniziare per loro un nuovo corso della storia e anche per il Giappone le cose potrebbero cambiare, in particolare se dovesse subire delle modifiche la cosiddetta Abenomics, cioè la serie di azioni di politica economica, monetaria e fiscale prevista dal governo per tirare fuori dalla depressione economica il Giappone.

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Entrata in vigore nella primavera del 2013, la Abenomics aveva portato al deprezzamento dello yen per favorire le esportazioni giapponesi minacciate da quelle cinesi. La politica monetaria ha provato invece a spingere verso l’alto l’inflazione centrando l’obiettivo di uscire dalla depressione.

E grazie all’aumentata spesa pubblica sono stati finanziati vari interventi pubblici allo scopo di stimolare l’economia reale.

L’Abenomics ha apportato benefici all’economia nipponica il cui PIL è cresciuto del 3,5% annuo e la Borsa di Tokyo del 55%.

Tuttavia non sono mancate le criticità di questa riforma complessiva, tra cui il basso livello di crescita dei salari dei giapponesi che ha in pratica portato al loro maggiore impoverimento. In buona sostanza sono stati loro a pagare l’uscita dalla depressione pagando di più beni e servizi, a fronte di stipendi rimasti sostanzialmente invariati.

La reazione dei mercati

La Borsa di Tokyo non ha reagito per nulla bene alla notizia e l’indice Nikkei 225 ha perso l’1,41% venerdì dopo una settimana di recuperi che stavano consolidando la ripresa post cigno nero di marzo.

Anche l’indice Topix è crollato del -0,68% chiudendo a 1.604,87 punti base in diminuzione di 11,02.

Anche il prezzo dello yen si è impennato a 105,4 contro il dollaro americano.

Quale il futuro economico del Giappone e della Abenomics?

Secondo gli analisti nulla cambierà da un punto di vista dell’assetto economico attuale. La Banca centrale giapponese proseguirà sulla rotta di una politica monetaria reflazionistica e la politica economica non muterà nel post-Abe.

Ciò che ci si deve attendere sui mercati finanziari nipponici è una fibrillazione in queste settimane e mesi in cui il governo del Paese cercherà in un nuovo nome, il suo rinnovato equilibrio armonico.

Il nuovo nome dovrà condurre il paese a nuove elezioni che sono già previste per ottobre 2021. Quindi non sarà un passaggio immediato.

Non il miglior periodo per un cambio di governo

Tendenzialmente quando un Paese attraversa un momento di difficoltà, e quest’ultimo non è stato innescato dalla sua classe politica e dirigente, si tende a mantenere stabile il governo della nazione confermando alla guida chi si sta prodigando per superare la fase critica.

Ma per il Giappone si apre una fase delicata in un momento non appropriato a causa della pandemia. Abe ha lasciato nel momento forse meno brillante per l’economia nipponica, ma la consapevolezza di non poter fare fronte alle sfide che questo tempo richiedono lo hanno convinto a fare un passo indietro.

This article was originally posted on FX Empire

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