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La giornata dell’ECB è iniziata con un buon tono in Asia

La giornata dell’ECB è iniziata con un buon tono in Asia.

Il Nikkei ha accelerato al rialzo per quelli che sembrano motivi squisitamente tecnici: lo yen non si è granchè mosso, ne ci sono state news rilevanti. Ma la buona performance di Wall Street ieri sera (nonostante il solito ammosciamento finale) ha prodotto una rottura rialzista della resistenza che conteneva l’indice praticamente da fine maggio, che ha generato ricoperture. Non c’è da star troppo allegri con la situazione giapponese, il che resta un caveat, in particolare se la divisa si dovesse rafforzare. La strategia della BOJ è per lo meno di dubbia efficacia. Ma il quadro tecnico è indubbiamente costruttivo.

Un energy ovviamente in spolvero ha trainato Hong Kong, anche se i mercati locali cinesi sono rimasti al palo, zavorrati dal settore immobiliare, dove si continua a parlare di misure di contenimento. Movimenti marginali per gli altri indici.

Il terzo dibattito (per noi notturno) tra la Clinton e Trump non sembra aver modificato gli equilibri, che vedono la Candidata democratica in media 7/8 punti avanti nei sondaggi. Il sondaggio CNN/ORC uscito poco dopo ha attribuito una preferenza del 52% a Hillary vs 39% a Donald, e il termometro del rischio Trump, ovvero il peso Messicano, ha guadagnato maginalmente terreno (prima di venire asfaltato come il resto, con poche eccezioni, dalla forza del biglietto verde nella seconda parte della giornata). Sembra una vicenda quasi chiusa, quella delle presidenziali (vedi grafica di Citigroup (NYSE: C - notizie) pre dibattito), ma personalmente, pur continuando a ritenere la Democratica favorita, non penso che si possa dare Donald per spacciato. Troppe volte ho visto i sondaggi sottostimare i voti delle posizioni meno ragionevoli e/o presentabili (vedi referendum greco, brexit,ed in passato alcune elezioni italiane).

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La mattinata europea, con l’ECB a metà giornata, è stata al solito poco direzionale e caratterizzata da un clima di attesa. L’Eurostoxx non ha trovato la forza di imitare il Nikkei con la resitenza in area 3050, nonostante un settore bancario ancora in spolvero.

Dato per scontato che nulla si sarebbe mosso oggi alle 13.45 (orario a cui si comunicano le misure sui tassi e QE) nemmeno la conference ha offerto particolari spunti. In uno Statement largamente simile al precedente, Draghi ha confermato che i tassi resteranno ai livelli attuali a lungo, ben oltre il termine del programma di acquisto, che durerà fino a marzo o oltre. Ancora al ribasso i rischi su outlook. Infine, la notazione che al meeting di Dicembre il Committee avrà a disposizione le nuove projections, nonche i risultati dello studio incentrato sulle opzioni diponibili per consentire una implementazione corretta del programma di acquisto fino a Marzo e oltre.

Nemmeno nella sessione Q&A è emerso granchè. L’unico sussulto è avvenuto quando Draghi ha ammesso che oggi non si è mai discusso di un estensione del programma. Ma i mercati si sono rapidamente ricomposti quando il Presidente ha dichiarato che un interruzione brusca del QE non è mai stata presa in considerazione (e quindi a marzo nella peggiore delle ipotesi avremo una riduzione graduale degli acquisti). Draghi ha ammesso che la questione della scarsità è stata dibattuta, ma non ha voluto dare alcun indizio di come verrà risolta.

Diversi commentatori hanno intravisto nella conference una conferma che il QE a dicembre verrà esteso. A favore di questa view hanno giocato un paio di dichiarazioni sull’inflazione, ovvero che Draghi non nota un trend rialzista convincente nella core, e che l’ECB saprà guardare attraverso i movimenti di breve nei dati. Inoltre il Presidente ha respinto l’idea che i mercati stiano diventando troppo compiacenti sulla durata del QE, avallando quindi implicitamente lo scenario fattorizzato nelle curve (che non prezza certo un tapering a marzo).

Cosi (NasdaqCM: COSI - notizie) i bonds hanno ripreso a salire, l’€, aiutato da un Dollaro decisamente in forma è volato ai minimi da quasi 4 mesi (sfiorando i minimi da marzo) e l’azionario europeo si è impennato, correggendo un po’ il movimento solo nel finale, quando Wall Street si è stufata di vedere il biglietto verde che volava, ed è passata in negativo.

Ovviamente, nel processo, l’Eurostoxx ha chiuso sopra la prima delle 2 resistenze (3050) bettendo a segno un promettente breakout (sul quale come sempre pende il follow through di conferma domani). Visto il calo dei rendimenti, l’ottima performance del settore bancario ha sorpreso qualcuno. Ma qui, oltre ad un quadro tecnico positivo (superamento della MM 200 giorni e del massimo del 9 settembre scorso) abbiamo le news su Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) . In generale il settore ha trainato l’indice negli ultimi giorni ed è normale che outperformi nelle giornate positive.

Personalmente, non sono del tutto convinto della reazione del mercato al meeting odierno. Non mi pare che sia stato preso alcun impegno implicito di azione a Dicembre. Draghi si è limitato a non sconfessare l’attuale pricing, cosa che si sarebbe tradotta in un selloff dei bonds che avrebbe inasprito le condizioni finanziarie, e si è astenuto da segnalare qualsiasi bias verso il tapering, per gli stessi motivi (ma anche verso una estensione). In altre parole si è tenuto le mani completamente libere per dicembre. Nulla gli impedirà di segnalare un tapering per marzo, nel caso se ne verifichino le condizioni (nota che la sola menzione del fatto che non si era parlato di extension ha spedito l’€ su di mezza figura e il bund giù di 75c).

Per quanto lo scenario inflattivo europeo resti depresso, non si può escludere che la situazione migliori, da qui a dicembre, sia sul fronte attese (le misure di mercato si stanno già muovendo) che sul fronte prezzi veri e propri. Tra l’altro, in questi giorni la variazione anno su anno del petrolio è passata in positivo, e, ipotizzando un oil stabile a 50$ per i prossimi mesi, questa performance sembra destinata a culminare ben sopra il +60% nei primi mesi del 2017.

Bozza automatica 9Non ci vuole un matematico per misurare l’impatto sul CPI headline di un effetto base del genere. A prescindere dal peso (energy 8% del paniere se non erro) la correlazione tra CPI e oil è assai elevata (anche a causa dei second round effects, che però richiedono tempo).

Su queste basi sono abbastanza sorpreso della reazione brusca della divisa unica, sulla quale il posizionamento era già scarico, anche se il quadro tecnico era debole. Peraltro, il Dollaro, complici dati macro buoni (vedi Philly FED) oggi le suona a quasi tutti.

Meno sorprendente la forza dei bonds, dove il quadro tecnico era supportive da alcuni giorni, e dell’azionario.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online