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Giulia Bottacin è tornata a casa, ma la sanità Usa vuole 2 milioni di dollari

Giulia Bottacin è tornata a casa sabato 15 marzo, 45 giorni dopo il terribile incidente stradale del quale è stata protagonista ad Orlando, in Florida. La ragazza, 26 anni, trevigiana di Paese, in passato aveva lavorato all’aeroporto di Treviso e si trovava in Florida perché aveva saputo di un concorso al Disney Resort di Orlando. Ultimato il contratto, aveva già trovato un altro impiego, ma ferma in un incrocio, molto probabilmente intenta a comprendere quale strada imboccare, è stata colpita da un veicolo.

Le conseguenze dell’incidente avvenuto il 29 gennaio scorso sono state devastanti per la ragazza che si trova in coma da oltre un mese mezzo, a causa di un trauma cranico.

Lo scorso 28 febbraio il governatore veneto Luca Zaia aveva scritto al premier Matteo Renzi chiedendogli l’allestimento di un volo umanitario per riportare a casa Giulia Bottacin: “Intendiamo fare tutto quanto possibile per riportare a casa questa nostra sfortunata concittadina, come ormai è assolutamente necessario, alla luce delle sue condizioni cliniche e delle ingentissime e ormai insostenibili spese che la famiglia sta affrontando”, aveva detto Zaia.

Sarebbe stato impossibile un trasferimento con volo di linea e il rimpatrio è dunque avvenuto con un Airbus A319 CJ del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana che è decollato da Tampa alle 17 locali del 14 marzo e ha raggiunto l’aeroporto di Venezia alle 8 di sabato scorso. Ad assistere la ragazza a bordo dell’aereo, sono stati un medico e un’infermiera del Suem dell’Azienda Ulss 9.

Attualmente, la ragazza si trova ricoverata all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, nel quale dovrà seguire un lungo iter riabilitativo.

L’intervento dell’aereo di Stato ha consentito di arrestare il debito contratto dalla famiglia della degente con la Sanità americana, costosissima per chi non abbia sottoscritto un’assicurazione in grado di coprire le spese mediche. Il conto presentato ai famigliari della ragazza è salatissimo: 2 milioni di dollari, vale a dire 1,7 milioni di euro, così suddivisi: 15mila dollari per l’eliambulanza, 10mila dollari di retta giornaliera per la degenza e un milione e 200mila dollari per i 18 giorni di terapia intensiva. Il volo dagli Usa è costato 100mila dollari, a carico dello Stato Italiano, ma, per quanto riguarda il debito con la sanità americana sono in corso trattative fra l’assicurazione e i genitori Valerio e Daniela.

A differenza del sistema sanitario nazionale italiano dove le spese vengono sostenute dallo Stato (con diversi gradi di eccezione per i cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari che non abbiano sottoscritto una copertura volontaria o non abbiano residenza e un contratto di lavoro), negli Stati Uniti d’America la cura e l’assistenza sanitaria è prevalentemente in mano privata. Esistono due programmi sanitari pubblici: Medicare (rivolto agli ultrasessantacinquenni) e Medicaid (gestito dai singoli Stati e rivolto ad alcune fasce di popolazione a basso reddito. Sebbene le prime leggi di un sistema sanitario misto pubblico-privato risalgano alla presidenza di Franklin Delano Roosvelt (1933-1945), si è dovuto attendere il 25 marzo 2010 per la riforma del presidente Barack Obama che ha ampliato il bacino di soggetti coperti dalla tutela di Medicaid e ha cambiato le norme in modo da responsabilizzare maggiormente compagnie di assicurazione e aziende nei confronti dei cittadini. Per chi rimane scoperto il conto, in caso di incidente o grave malattia, è molto spesso salatissimo.