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Gli investitori attendono la conferenza stampa di Trump

Discorso di Trump in primo piano

di Arnaud Masset

L’elezione di Donald Trump a quarantacinquesimo presidente degli USA ha innescato un rally impressionante per gran parte delle classi di asset. I rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono esplosi con l’aumento delle aspettative d’inflazione. Il mercato azionario ha compiuto un forte rally, l’indice Dow Jones Industrial Average sta ammiccando alla famosa soglia dei 20.000 punti. Infine, il dollaro USA si è apprezzato diffusamente, l’indice del dollaro sta testando livelli che non si vedevano dal 2003. Il peso messicano, invece, ha vissuto settimane d’inferno, cedendo più del 20% dal 9 novembre, e facendo registrare un calo pari quasi al 5% dal primo gennaio.

Ovviamente, la domanda che tutti si stanno ponendo è: il rally legato a Trump è stato giustificato o si profila una correzione massiccia? In effetti, gli investitori hanno già iniziato a incassare i profitti – per lo meno parzialmente sulle operazioni in dollari – con il dollaro che sta riprendendo fiato e addirittura perdendo terreno contro valute legate alle materie prime di alta qualità, come l’AUD e l’NZD. Analogamente, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno cominciato a calare un po’, quelli dei decennali hanno ceduto 26 punti base, scendendo al 2,38% dopo essere saliti al 2,64% il 15 dicembre. Sulla curva dei rendimenti dei titoli a scadenza breve, i rendimenti dei titoli a due anni sono scesi di 12 punti base, in calo all’1,1825% dall’1,30%. Anche il rally del mercato azionario sta perdendo slancio, l’S&P 500 è bloccato sotto i 2.300 punti e il Dow Jones non è riuscito a violare al rialzo la soglia dei 20.000 punti.

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Gli investitori attendono che Trump dia qualche indicazione sul mantenimento delle promesse fatte – o meglio, su quali promesse manterrà e quali lascerà decadere. Non c’è dubbio, infatti, che alcune delle promesse fatte in campagna elettorale non si tradurranno mai in realtà. Sarà decisivo sapere quali. Il presidente designato dovrebbe tenere una conferenza stampa oggi pomeriggio alle 16:00 GMT. Preparatevi a un pomeriggio instabile.

MXN

di Peter Rosenstreich

L’incertezza politica continua a far scendere l’MXN. Nonostante l’intervento sul forex della Banxico, che ha venduto 2 miliardi di USD il 5 e 6 gennaio (165 mld di USD in riserve valutarie) con l’obiettivo di “fornire liquidità e ridurre la volatilità”, l’USD/MXN ha infranto i massimi recenti, toccando quota 21,84. L’intervento di ieri è stato provocato solo in previsione della conferenza stampa del presidente designato Trump, che sta generando massicci deflussi dall’MXN verso l’USD. Il fatto che Trump abbia nominato personalità contrarie agli accordi commerciali come Wilbur Ross e Peter Navarro ha corroborato le attese di una svolta protezionista. Sebbene le prospettive economiche messicane siano peggiorate e aumenti il rischio di una guerra commerciale con gli USA, i dati economici interni restando discreti. Il dato sulla produzione industriale, che sarà pubblicato oggi, dovrebbe mostrare una ripresa dello 0,5% dal calo del -1,5% del rilevamento precedente. Tuttavia, ironicamente il destino dell’MXN è appeso al filo dei messaggi Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) di Trump. La Banxico rimarrà vigile, ma un intervento in grado di riorientare l’inclinazione del mercato è poco probabile. Fatta eccezione per MXN, CNY e TRY, le valute dei mercati emergenti trovano una domanda discreta e la volatilità sta calando in modo diffuso, quindi, se Trump cambiasse i toni sul peso messicano, potremmo assistere una ripresa significativa dell’MXN.

Netto miglioramento dei dati economici nel Regno Unito

di Yann Quelenn

Si monitorano con attenzione i fondamentali economici e l’incubo pronosticato dopo la Brexit non si è materializzato. La produzione industriale e manifatturiera sono in rialzo. Stamattina i due dati si sono attestati rispettivamente al 2% e all’1,2% a/a. Si potrebbe addirittura pensare che la Brexit ha fornito un po’ di sollievo al Regno Unito.

Fino a questo momento, la GBP debole ha trainato le esportazioni e, anche se crediamo che permangano delle incertezze se davvero vi sarà una Brexit, i mercati finanziari scommettono ancora su questa eventualità, motivo per cui assistiamo a una sterlina così debole. Nell’ultimo anno, la sterlina si è svalutata di circa il 17% contro il biglietto verde e un po’ meno del 15% contro la moneta unica, circostanza che sta dando un vantaggio competitivo al settore manifatturiero e a quello industriale.

Crediamo che le conseguenze della Brexit siano sopravvalutate. I mercati stanno scontando sulla sterlina difficoltà troppo marcate dovute all’uscita dall’Unione Europea. Rimaniamo tuttavia prudenti, perché nelle prossime settimane arriverà la decisione della Corte Suprema britannica sulla necessità del voto del Parlamento sulla Brexit, che potrebbe rendere l’uscita dall’UE molto più complicata. In ogni caso, ricaricare le posizioni in GBP potrebbe essere decisamente l’operazione dell’anno.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online