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Gli ultimi consigli di Warren Buffett per chi investe

Chiunque voglia tentare di prevedere il futuro del mercato e investire di conseguenza sta sbagliando. A confermarlo è niente di meno che Warren Buffet, l’oracolo di Omaha nonchè uno dei più grandi investitori di tutti i tempi.

Come fare allora?

Il massimo possibile, nelle mani di noi poveri mortali, è quello di guardare gli elementi che rimarranno nel lungo termine e sfruttare un portafoglio ampiamente diversificato che possa proteggere in caso di errore.

Se si parla di investimenti a lungo termine, Buffet è indubbiamente la voce più autorevole al riguardo: la sua politica all’insegna del Buy&Hold è leggendaria e si fonda su pilastri assolutamente incontrovertibili. Il primo di questi è quello di guardare solo a business semplici, comprensibili e che, tra l’altro, soddisfino bisogni “essenziali” come il cibo e le bevande. A questo si aggiungano, tra i parametri di scelta, la presenza di buoni fondamentali, ovvero quei fattori che, come detto all’inizio, si prolungano nel tempo e assicurano stabilità all’azienda. Quali sono? Come in passato ha consigliato Benjamin Graham, guru di Buffett, si deve sempre scegliere aziende robuste, con basso debito e un buon rapporto prezzo utili. Se poi queste società staccano una cedola per gli azionisti è anche meglio. In quest’ultimo caso il mercato gli ha dato ragione: S&P500 Dividend Aristocrat, cioè l’indice che raggruppa le società con oltre 3 miliardi di dollari di capitalizzazione dell’S&P500 che hanno staccato dividendi in costante crescita per oltre 25 anni, hanno sovraperformato il maggior indice Usa. Numeri alla mano, infatti, si scopre che tra il 30 giugno del 2007 e lo stesso giorno del 2017, ovvero nel giro esatto di 10 anni, il club degli aristocratici ha messo a segno un risultato del 10% annuo di crescita mentre l’S&P500 non è andato oltre il 7,8%. Non solo, ma anche la volatilità e il rischio annessi sono stati differenti: 14,5% per gli aristocratici, 15,21 per gli esponenti dell’S&P500.

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I consigli evergreen

Inoltre è bene conoscere non solo i vertici dell’azienda in questione ma anche le strategie industriali che decidono di adottare. A proposito di conoscenza, sarebbe utile, nell’ottica buffettiana conoscere e comprendere anche le dinamiche del settore in cui l’azienda opera (magari affine al proprio ambito lavorativo non sarebbe male…). La tempistica è un altro elemento fondamentale: la corrente dev’essere seguita fino ad un certo punto: famosa è la sua frase “Sii avido quando gli altri hanno paura e abbi paura quando gli altri sono avidi”. In altre parole: compra a mani basse quando sul mercato scorre il sangue. Durante la crisi del 2008 quando il panico regnava a Wall Street e tutti svendevano, un placido Warren Buffett si aggirava per il mercato statunitense comprando a prezzi bassissimi anche ciò che, solido per natura, veniva invece buttato via da investitori in preda a una crisi di nervi.

E sui mercati di oggi?

Da tempo Buffett ha affermato che il rally che si è registrato sui mercati negli ultimi anni, complice anche la politica monetaria internazionale, ha reso difficile riuscire a distinguere le azioni solide da quelle le cui valutazioni sono alte per altri motivi, il che ha creato a sua volta confusione anche tra gli operatori; lo stesso Buffett non esita a definire l’acquisto di azioni come “la pesca in un acquario”. Azionario meno attraente che in passato? Sì, ma non per questo da evitare: tra il settore dei bond, visto generalmente come più sicuro, e le azioni, l’87enne genio dei mercati continua a preferire l’equity dal momento che i titoli di stato non hanno potuto evitare il dramma dei rendimenti in crollo, ovunque.

A conferma di un mercato anomalo arriva anche l’indagine di Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) secondo cui, confrontando le performance degli ultimi 200 anni delle 15 più grandi borse mondiali, si scopre che dal 1800 ad oggi, questo è il periodo in cui azioni e bond sono a i livelli più alti delle quotazioni. Un’anomalia facilmente spiegabile con le condizioni di mercato che si sono avute negli ultimi anni con la nascita dei vari piani di Quantitative Easing da parte dll più grandi banche centrali (Fed, BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) e BoJ) attivate a ruota da tutto il resto delle istituzioni finanziarie mondiali. Un mare di liquidità che ha investito i titoli di stato facendo crollare i rendimenti e spingendo gli investitori verso altre forme di guadagno, spesso rischiose ma più redditizie.

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