Google impone un salario minimo per i dipendenti dei suoi fornitori
Google pensa anche al benessere dei lavoratori dei suoi fornitori. Il colosso del web, infatti, ha deciso di imporre alle società terze un regime minimo salariale e l’estensione del welfare aziendale. La mossa per rispondere alla richiesta da parte dei suoi dipendenti di dare maggiori garanzie anche ai lavoratori dell’indotto.
I lavoratori dei fornitori
Secondo quanto riportato da The Guardian, sarebbero oltre 900 gli impiegati che hanno firmato una lettera indirizzata ai vertici della società di Mountain View per chiedere maggiori tutele lavorative. Big G è intenzionata ad accettare tutte le richieste presentate che prevedono per i dipendenti di terze parti che lavorano negli Stati Uniti un salario minimo di 15 dollari l’ora, da adeguare entro il 2020, e l’inclusione dei benefici dell’assistenza sanitaria entro il 2022.
Le misure di welfare
Google chiederà anche agli appaltatori 12 settimane di congedo parentale retribuito e il rimborso, fino a 5mila dollari l’anno, di spese sostenute dai dipendenti per corsi di formazione e acquisizione di nuove competente. Questo certamente contribuirà a ridurre il divario nel trattamento della forza lavoro dei piccoli gruppi e quelli delle grandi compagnie tecnologiche per cui lavorano.
La classifica di Forbes
Alphabet, la compagnia che controlla Google, nel 2018 si è piazzata al primo posto per il secondo anno consecutivo nella classifica delle migliori aziende al mondo per cui lavorare, secondo Forbes. Da un altro studio pubblicato il mese scorso, inoltre, emerge che il colosso californiano tiene in considerazione la parità di genere, dato che le donne guadagnerebbero più degli uomini.
Il salario minimo
Lo scorso ottobre anche il colosso dell’ecommerce Amazon ha introdotto un salario minimo di 15 dollari per i suoi dipendenti americani. Microsoft, sempre l’anno scorso, aveva introdotto l’obbligo del congedo parentale retribuito alle società esterne.
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