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Governare il futuro. Canon nei guai, fa la furbetta con l’inchiostro delle stampanti

Con una class action appena proposta negli Stati Uniti d’America i consumatori ipotizzano che Canon faccia la furbetta con l’inchiostro delle sue stampanti imponendo di ricaricarlo anche per utilizzare funzionalità che non lo richiedono.

Sono, da anni, diffuse in tutto il mondo stampanti per uso domestico o professionale multifunzione ovvero che oltre a stampare consentono, per esempio, di inviare fax – e nessuno rida perché, in giro per il mondo, se ne mandano ancora tanti – o scansionare documenti cartacei per renderli utilizzabili nella dimensione digitale.

Ovviamente mentre per stampare un documento serve l’inchiostro per scansionarne uno di carta e convertirlo in digitale l’inchiostro non serve a nulla.

E così anche per inviare un fax.

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Secondo i consumatori americani promotori della class action, tuttavia, la Canon quando l’inchiostro della stampante finisce o è prossimo a finire impedirebbe al proprietario della stampante anche di utilizzare le funzionalità del dispositivo per il cui funzionamento l’inchiostro non è tecnicamente necessario.

Insomma se finisce l’inchiostro, fino a quando non si cambia toner o cartuccia, non si possono neppure scansionare documenti o inviare fax.

Il trucchetto troverebbe la sua ragion d’essere nel fatto che in casa Canon avrebbero tutto l’interesse a che gli utenti siano spinti a comprare ricariche di inchiostro.

Ma, naturalmente, se fosse vero la condotta della Canon sarebbe commercialmente scorretta sotto più di un profilo e, in effetti, il risarcimento del danno – per ora stimato in cinque milioni di dollari – che la società correrebbe il rischio di dover versare ai consumatori sarebbe ben poca cosa rispetto al danno all’immagine che la stessa società soffrirebbe.

Perché se i consumatori americani avessero ragione Canon farebbe una gran fatica a tirarsi via di dosso l’etichetta di furbetta dell’inchiostro.

E a rendere ancor più verosimile la contestazione mossa alla Canon c’è il fatto che diversi studi e ricerche di mercato condotti negli scorsi anni – in generale sul mercato delle stampanti e non su quelle prodotte dalla Canon in particolare – avevano più volte sottolineato come in tanti vendessero stampanti a prezzo di costo o, addirittura, sotto costo, costruendo poi il proprio business sulla fornitura delle ricariche di inchiostro.

Insomma, due indizi non fanno una prova ma questa circostanza più il fatto che, oggettivamente, almeno alcuni modelli di stampanti Canon, senza inchiostro, non consentirebbero neppure di scansionare un documento qualche dubbio concreto lo sollevano.

E, d’altra parte, è un dato di fatto che stampiamo tutti, per fortuna, sempre di meno e, quindi, che da qualche parte del mondo qualcuno cerchi di tenere in piedi un business superato dai tempi è cosa difficilmente condivisibile ma facilmente comprensibile.

Il sasso nello stagno è lanciato e chissà che mentre negli USA si discute di Canon, da qualche parte non salti fuori che il problema è comune anche ad altri fabbricanti di stampanti.

In genere i furbetti non fanno merenda da soli.

Sempre, ovviamente, che Canon sia una furbetta e che i consumatori non stiano prendendo una cantonata.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.