Grafico, in bilico: cinque domande per la Bce
(Reuters) - La Banca centrale europea sembra quasi certa di tagliare nuovamente i tassi giovedì, ma le previsioni future sono meno chiare.
I consiglieri 'dovish' e quelli 'hawkish' sono in disaccordo sul fatto che le prospettive di crescita debole siano sufficienti a porre fine alle preoccupazioni sull'inflazione.
"Questo taglio è relativamente poco controverso, quindi si tratta più che altro del messaggio", osserva Soeren Radde, responsabile della ricerca economica europea dell'hedge fund Point72.
Ecco cinque domande per i mercati:
1. Cosa farà la Bce giovedì?
Quasi certamente taglierà il tasso di deposito di 25 punti base, ma gli investitori si concentreranno su ciò che accadrà in seguito.
Dopo l'ultima riunione di Francoforte, i trader hanno completamente prezzato un altro taglio dopo settembre, molto probabilmente a dicembre, e prevedono la possibilità di una riduzione anche a ottobre.
A metà luglio, non scontavano pienamente la possibilità di un ulteriore taglio dopo settembre, per cui ora gli investitori sono ansiosi di sentire cosa dirà, eventualmente, Christine Lagarde in merito ad una potenziale mossa a ottobre.
I policymaker non hanno ancora dato apertamente il loro endorsment a due riduzioni di fila.
"Lagarde non abbandonerà la posizione retorica secondo cui la Bce dipenderà fortemente dai dati", afferma Felix Feather, economista dell'asset manager abrdn.
2. La Bce può smettere di preoccuparsi dell'inflazione?
Più che in qualsiasi altro momento di questo ciclo.
Ad agosto l'inflazione ha raggiunto il livello più vicino all'obiettivo del 2% dal 2021, attestandosi al 2,2%. Inoltre la crescita dei salari sta rallentando.
La ripresa del blocco è stata lenta e l'economia tedesca si è contratta nel secondo trimestre, per cui chi ha un atteggiamento da colomba segnala il rischio che tagli troppo lenti possano spingere i prezzi al di sotto dell'obiettivo.
Tuttavia, secondo gli economisti, la disinflazione è stata generata dall'energia e dai beni e probabilmente ha esaurito il suo corso.
La Bce prevede che l'inflazione salga al 2,5% a fine anno.
L'indice di fondo rimane appena al di sotto del 3% e l'inflazione dei servizi al di sopra del 4% non è scesa quest'anno, per questo i falchi vorrebbero vedere una più marcata decelerazione per avere la certezza che i prezzi siano sotto controllo.
"L'inflazione si sta dimostrando abbastanza persistente, il mercato del lavoro è resistente e la crescita purtroppo è debole, ma allo stesso tempo non è negativa", sottolinea Radde di Point72.
La Bce ha quindi poco da perdere se taglia i tassi a un ritmo graduale e trimestrale, ha aggiunto.
3. Quali saranno le nuove previsioni della Bce?
La crescita è stata inferiore alle aspettative della banca centrale nel secondo trimestre e l'inflazione di fondo si è mostrata persistente, per cui gli economisti ritengono che Francoforte rivedrà al ribasso le stime sul Pil e forse leggermente al rialzo quelle sui prezzi per quest'anno.
Ciò non dovrebbe cambiare il quadro a più lungo termine, in cui la Bce si aspetta che l'inflazione torni al 2% alla fine del 2025, spiegano gli economisti.
4. Quali sono le implicazioni di un euro più forte?
Marginali.
L'euro è salito a 1,12015 dollari a fine agosto, il massimo da oltre un anno, e ha raggiunto un livello record su base ponderata per il commercio.
Una divisa più forte, in teoria, è di buon auspicio per contenere l'inflazione, ma per avere un impatto concreto occorrerebbero movimenti molto più netti e duraturi, come ha dimostrato una ricerca della stessa Bce.
5. Cosa comporterà il nuovo quadro dei tassi Bce?
Non molto, per ora.
A marzo la banca centrale ha annunciato una nuova cornice di riferimento che definisce le modalità di erogazione di liquidità mentre svuota il sistema finanziario di migliaia di miliardi di euro di cassa.
Per sostenere le banche quando il fabbisogno di liquidità aumenterà, ha ridotto a 15 punti base (da 50) il premio che devono pagare per prendere a prestito denaro alle aste settimanali di liquidità rispetto all'interesse che la banca centrale paga sui depositi.
La modifica verrà applicata per la prima volta giovedì, quindi una riduzione di 25 punti base del tasso sui depositi comporterà una riduzione di 60 punti base del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali.
La modifica mira a bilanciare la stabilità del mercato monetario, garantendo che le banche non siano penalizzate per aver preso a prestito dalla Bce, con il rilancio dei prestiti interbancari.
Attualmente, però, la liquidità in eccesso si aggira intorno ai 3.000 miliardi di euro, a fronte di meno di 2 miliardi di euro presi a prestito nell'ultima asta della Bce, per cui ci vorranno anni prima che la modifica abbia un impatto.
Ciò che conta di più sono i dettagli che la Bce renderà noti sulle operazioni di acquisto di prestiti e bond a più lungo termine che lancerà una volta che il suo bilancio sarà tornato a crescere.
"Finché non lo faranno, non sapremo mai esattamente come sarà strutturato il mercato monetario", commenta Frederik Ducrozet, responsabile della ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management.
(Tradotto da Laura Contemori, editing Valentina Consiglio)