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Gratteri sulla riforma Cartabia: "Fatti progressi, ma improcedibilità è peccato originale"

Nicola Gratteri  (Photo: ALBERTO PIZZOLI via Getty Images)
Nicola Gratteri (Photo: ALBERTO PIZZOLI via Getty Images)

“Il passo in avanti è che, soprattutto nel regime transitorio fino al 2025, i termini massimi di due anni per l’appello e di un anno per la Cassazione inizialmente previsti sono raddoppiati per i reati ‘ordinari’ e triplicati per i reati con l’aggravante mafiosa. E certamente un tempo maggiore per celebrare i processi di secondo e di terzo grado darà un po’ di respiro e consentirà di definirne di più, prima che scatti l’improcedibilità”. Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, in un’intervista al Fatto Quotidiano, parlando della riforma della giustizia.

Per Gratteri, ”è proprio la struttura dell’improcedibilità il peccato originale di questa cosiddetta riforma”. Secondo il procuratore, “l’improcedibilità non velocizza” i processi, “anzi li moltiplica incoraggiando le impugnazioni strumentali ad allungare i tempi; si limita a ‘tagliare’ il numero dei processi che potranno concludersi con un accertamento definitivo, vanificando le risorse umane ed economiche investite fino a quel momento, oltre a negare i legittimi desideri di giustizia di tanti cittadini. Se davvero qualcuno avesse voluto processi più rapidi, avrebbe dovuto almeno fissare un “contraltare” per bilanciare i danni ed evitare, almeno a lungo termine, lo sfacelo a cui andremo incontro”.

“Gli interventi devono essere a monte, non a valle - sostiene il magistrato - non bisogna far arrivare questa valanga di processi in secondo grado”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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